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Vita di città

Vicenda bambino autistico, Scossa Civica: «In città assenza totale di contenitori educativi»

La nota degli esponenti Rossella Miracapillo, Gianni Selano e Maria Chiara Pomarico

«Sono trascorsi pochi giorni dalla dolorosa notizia di un bambino, uno dei bambini della nostra Comunità, spinto da altri bambini nel Canale Ciappetta-Camaggio, e non ci è possibile non osservare come da anni nella nostra Città è stato abbandonato il presidio e la cura del territorio». A dichiararlo in una nota sono Rossella Miracapillo, Gianni Selano e Maria Chiara Pomarico, esponenti del gruppo di azione politica "Scossa Civica".

«Abbiamo assistito a flebili commenti, accompagnati da generiche riflessioni su "un bambino", "una bravata". Quel bambino è il nostro bambino e quello che è accaduto non potrà essere mai liquidato come una semplice bravata: è il germe della violenza alimentata da assenza totale di contenitori educativi, in grado di affiancare le famiglie nella crescita culturale che porta all'accoglienza e alla integrazione della diversità e della fragilità. Se questa Comunità ritiene che non sia prioritario occuparsi delle fragilità, dei minori, delle fragilità psico-fisiche, degli anziani, degli adolescenti esposti al rischio di essere abbandonati a se stessi, vuol dire che Andria rifiuta di vivere pensando al futuro.

Ciò che preoccupa maggiormente è che, nella pratica, la Città di Andria ha deciso da anni di vivere senza pensare al proprio futuro, chiudendo gli spazi sociali o supportandoli in maniera non sufficiente poichè non producono degli utili. E così si sono chiusi contenitori culturali, centri per anziani e persino asili. Eppure, siamo nel 2020 e i bambini nati ieri sono quelli che oggi si ritrovano soli nelle case, cresciuti da se stessi e con genitori in affanno, schiacciati dalle incombenze e limitati nella possibilità di assistere i propri figli nella crescita, di accompagnarli nella educazione al rispetto e alla tolleranza. In questa Città si è consolidato un modello economico disumano dove chiudere gli spazi sociali, rifiutare una reale collaborazione con le tante associazioni che si occupano sul territorio di fragilità, minori e anziani, eliminare gli spazi di ascolto e confronto tra la cittadinanza e le istituzioni ci ha resi oggi una Comunità muta, incapace di guardarsi nella propria interezza per fornire soluzioni reali.

Ciò che Scossa Civica ritiene fondamentale per il futuro della nostra Comunità è la riapertura degli Spazi Sociali e la costruzione condivisa di soluzioni nuove. Siamo convinti che i tanti operatori sociali, le tante mamme e i tanti papà che assistono e accompagnano minori in condizioni di fragilità e non, abbiano sperimentato sulla propria pelle mille modalità educative e che possano mettere a disposizione di tutti un patrimonio di competenze e idee in grado di ricucire la trama della cura interrotto ormai da anni. E le nostre istituzioni hanno l'opportunità unica di poter elaborare soluzioni creative semplicemente facendosi facilitatori della creazione di una rete di ascolto tra le realtà sociali di questa Città, come già abbiamo visto fare in altri Comuni d'Italia.

Allo stesso modo, è sotto i nostri occhi l'occasione di avviare un dialogo con i nostri bambini e i nostri ragazzi al fine di responsabilizzarli: non è attraverso la punizione e la repressione che si crescono adulti sani. È solo grazie all'ascolto, alla facilitazione dei rapporti di gruppo e alla vita nello spazio-città che è possibile far germogliare il senso di comunità. La nostra Città è piena di figli cresciuti da un quartiere intero, dai vicini attenti alle finestre, dalle nonne alle porte pronte ad urlare di fare attenzione. Ci siamo rinchiusi nei silenzi, non abbiamo più spazi in cui incontrarci senza una transenna o un cancello chiuso, ma questo non vuol dire rassegnarsi a un presente egoista».
  • Scossa Civica
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