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Territorio
Castel del Monte, orari del bus introvabili per i turisti: il racconto della consigliera Di Bari
La disavventura di due turisti polacchi: nessuna informazione per le corse al castello
Andria - lunedì 30 giugno 2025
14.20
Turisti stranieri in cerca del Castel del Monte abbandonati a loro stessi, senza nessuna informazione per le sole due corse di autobus per una delle mete più importanti del Paese: è il racconto che emerge dal post social della consigliera regionale Grazia Di Bari, che riferisce quanto capitato a due polacchi nella giornata di sabato.
"Ero uscita per alcune commissioni, il sole picchiava sull'asfalto ma l'aria era un po' meno afosa del solito. Poi, all'improvviso, il titolare di un bar del centro mi ha chiamata con la mano, il volto teso: «Grazia, scusami, puoi dare un'occhiata a queste persone perché non capisco cosa vogliono?». Entro. Davanti al banco ci sono un uomo e una donna, zaini ancora sulle spalle, lo sguardo che rimbalza da un lato all'altro della sala come quello di chi teme di aver sbagliato posto. Con un inglese un po' timido mi mostrano il telefono: sullo schermo vedo l'inconfondibile sagoma ottagonale di Castel del Monte. Solo in quel momento capisco che sono viaggiatori Paul ed Elisabeth, polacchi, appena arrivati. Penso: «Nessun problema, li aiuto subito».
Mi attacco al telefono per trovare gli orari delle corse. Primo colpo al cuore: due autobus al giorno, alle nove e alle quattordici. Sono quasi le undici, il primo è andato, il secondo rischia di diventare un miraggio. Chiedo dove comprare i biglietti e provo a fare delle telefonate ma senza risultato. I biglietti non si possono acquistare da nessuna parte, neppure alla stazione di Andria Sud. Il tempo corre, negli occhi di Paul e Elisabeth vedo accendersi prima la sorpresa, poi la delusione. L'unica alternativa è il taxi: sessanta euro. Loro si consultano in silenzio; lui scuote la testa, lei stringe le labbra in un sorriso che assomiglia più a un «pazienza» che a un ringraziamento. Sento un la rabbia salirmi alla gola. Penso ai fondi che, come consigliera, ho lottato per destinare alle città in cui risiedono i beni UNESCO. Penso alle frasi rassicuranti udite in commissione: "Tutto sotto controllo, noi abbiamo fatto quello che dovevamo". Davvero? Davanti a me ho due persone che hanno attraversato mezza Europa e che ora, per un biglietto introvabile, rischiano di rinunciare al nostro gioiello UNESCO.
Provo l'ultima carta: chiamo una persona che conosco e riesco a recuperare i biglietti per il Castello grazie alla gentilezza di un autista di circolare. Paul mi stringe la mano, Elisabeth mi abbraccia e io mi sento piccola e con una grande frustrazione in corpo.
Li guardo uscire dal bar, le spalle più basse di quando sono entrati. In quel momento la rabbia diventa determinazione. Continuerò a battermi come ho già fatto perché Paul, Elisabeth e ogni visitatore possano vivere davvero quell'esperienza, richiamando ancora una volta, con forza gli enti competenti, a risolvere i problemi reali e quotidiani che oggi si finge di non vedere".
"Ero uscita per alcune commissioni, il sole picchiava sull'asfalto ma l'aria era un po' meno afosa del solito. Poi, all'improvviso, il titolare di un bar del centro mi ha chiamata con la mano, il volto teso: «Grazia, scusami, puoi dare un'occhiata a queste persone perché non capisco cosa vogliono?». Entro. Davanti al banco ci sono un uomo e una donna, zaini ancora sulle spalle, lo sguardo che rimbalza da un lato all'altro della sala come quello di chi teme di aver sbagliato posto. Con un inglese un po' timido mi mostrano il telefono: sullo schermo vedo l'inconfondibile sagoma ottagonale di Castel del Monte. Solo in quel momento capisco che sono viaggiatori Paul ed Elisabeth, polacchi, appena arrivati. Penso: «Nessun problema, li aiuto subito».
Mi attacco al telefono per trovare gli orari delle corse. Primo colpo al cuore: due autobus al giorno, alle nove e alle quattordici. Sono quasi le undici, il primo è andato, il secondo rischia di diventare un miraggio. Chiedo dove comprare i biglietti e provo a fare delle telefonate ma senza risultato. I biglietti non si possono acquistare da nessuna parte, neppure alla stazione di Andria Sud. Il tempo corre, negli occhi di Paul e Elisabeth vedo accendersi prima la sorpresa, poi la delusione. L'unica alternativa è il taxi: sessanta euro. Loro si consultano in silenzio; lui scuote la testa, lei stringe le labbra in un sorriso che assomiglia più a un «pazienza» che a un ringraziamento. Sento un la rabbia salirmi alla gola. Penso ai fondi che, come consigliera, ho lottato per destinare alle città in cui risiedono i beni UNESCO. Penso alle frasi rassicuranti udite in commissione: "Tutto sotto controllo, noi abbiamo fatto quello che dovevamo". Davvero? Davanti a me ho due persone che hanno attraversato mezza Europa e che ora, per un biglietto introvabile, rischiano di rinunciare al nostro gioiello UNESCO.
Provo l'ultima carta: chiamo una persona che conosco e riesco a recuperare i biglietti per il Castello grazie alla gentilezza di un autista di circolare. Paul mi stringe la mano, Elisabeth mi abbraccia e io mi sento piccola e con una grande frustrazione in corpo.
Li guardo uscire dal bar, le spalle più basse di quando sono entrati. In quel momento la rabbia diventa determinazione. Continuerò a battermi come ho già fatto perché Paul, Elisabeth e ogni visitatore possano vivere davvero quell'esperienza, richiamando ancora una volta, con forza gli enti competenti, a risolvere i problemi reali e quotidiani che oggi si finge di non vedere".