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Da Belfagor al papocchio del Guttuso (1^ parte)

“Questi fantasmi”

Mai un po' di pace, mai un po' di serenità per la nostra popolazione... Anche nel centro storico della nostra città pare aggirarsi da un po' di tempo tra ruderi, macerie e mummie imbalsamate del vecchio P.C.I. , uno spettro minaccioso, Belfagor, il fantasma di via Vaglio.

Si ritiene, giustamente, che la sua tenebrosa presenza sia stata evocata da alcuni spregiudicati giovani democratici. I nostri temerari, infatti, districandosi tra correnti e spifferi di partito, tra lame di lunghi coltelli e panini alla nutella, hanno fatto riemergere il ricordo assopito di due opere ormai smarrite del poliedrico artista Renato Guttuso (da non confondere con il Rino, new entry di Andriaspia).

In sintesi, il maestro, eletto senatore nella nostra circoscrizione, decide di donare una stampa ed una sua litografia alla sezione andriese del vecchio Partito Comunista Italiano. La stessa rimane esposta in sede per lungo tempo; in seguito il P.C.I. si trasforma in P.D.S., poi in D.S., frammentandosi fino ai nostri giorni in altre formazioni ed eredità politiche. Cambia la sede, cambiano i segretari di partito, cambiano i Papi, cambiano i governi, cambiano persino gli elettori e (non ci crederete!) cambia anche la collocazione parietale della litografia: non più circondata dalle sacre icone di Karl Marx e di Lenin, non più in compagnia del comandante Che e del giovane Gramsci. Sparita, dispersa, liquefatta, dimenticata, nessuno si accorge di nulla. Tra un trasloco e l'altro e tanta distrazione di massa, le opere finiscono (vox populi) in un elegante salone di civile abitazione (così giurano e spergiurano in privato tutti i testimoni oculari che hanno avuto il privilegio di essere ospitati in quella casa).

Poche certezze per il momento. La triste notizia fa eco su alcuni organi di stampa: giornali, social, televisioni; finalmente un valoroso giornalista di Telesveva, Mikhail Marmhov (radice e desinenze del proprio nome lasciano intendere una vicinanza forse anche politica al Guttuso) prende a cuore l'intricata vicenda ed inizia ad indagare in proprio. Da due interviste emergono alcuni retroscena cronologicamente interessanti, densi di nuovi ed illuminanti particolari.

Poi finalmente una svolta: Rino Guttuso, fake dichiaratamente informato sui fatti (si spera), chiede di entrare in Andriaspia ed operando con le sue facoltà medianiche entra in contatto con Belfagor, fantasma del Vaglio, mettendo sul tavolo un semplice nome: «Vincenzo»(?). Ah ma non finisce così questa storia, fidatevi, il cerchio si stringe miei cari lettori. L'auspicabile soluzione del misfatto, forse, nel prossimo numero.
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