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Storie di ordinarie vite universitarie

Marica e Francesca, future mediatrici linguistiche a confronto

Tre anni fa Francesca e Marica, allora diciannovenni, decisero di iscriversi all'università. Tre anni fa le due, mosse dalle stesse motivazioni e spinte dalla stessa fame di sapere, elessero fra le tante facoltà Mediazione linguistica interculturale. Francesca a Bari e Marica a Bologna, nello specifico a Forlì. Tre anni fa ottennero una matricola che le identificasse e, al contempo, spersonalizzasse, convinte che quei tre anni sarebbero stati duri ma soprattutto interminabili. All'esordio del terzo ed ultimo anno, quali critiche, propositi, osservazioni hanno da fare queste ennesime vittime dell'onnipresente 3+2?

«Sono molto interessata alle materie di studio, anche se all'inizio non avrei optato per questo percorso» ci dice Marica. «Però non mi pento della scelta fatta perché in questo modo penso di avere più possibilità nel mondo del lavoro». A Francesca, invece, parte delle materie di studio impartite a Bari non interessa, convinta soprattutto che non tutte «saranno utili in seguito».

Bologna versus Bari. Sembra essere uno scontro ad armi impari eppure le due studentesse lamentano lo stesso problema: l'esiguo numero degli appelli. «Abbiamo solo un appello a sessione e se l'esame va male è rimandato direttamente a quello successivo, così da ritardare abbastanza gli studenti» ci dice Marica.

Mediazione interculturale, classe L12. Sbocchi di studio ambiziosi, necessità di una padronanza quasi perfetta della lingua che nemmeno interminabili ore di full immersion possono garantire. «Il vero grande problema è il lessico specifico» conferma Francesca. Solo l'esperienza diretta, un Erasmus insomma, consente l'apprendimento delle pratiche quotidiane e degli usi comuni. Gli eschimesi hanno sei modi diversi per dire "neve". Ci sembra strano? Non poi così tanto se pensiamo a quanto disorientato potrebbe essere quello stesso eschimese in vacanza nel Bel Paese se provasse a capire la differenza tra un rigatone o fusillo.

«La sslmit, scuola superiore di interpreti e traduttori, mi ha aiutato molto ad avanzare soprattutto nell'apprendimento delle mie prime due lingue, spagnolo e inglese» continua Marica. «Però mi sento particolarmente grata per l'anno passato in Spagna perché non avrei mai migliorato il mio spagnolo a tal punto. Inoltre l'ufficio relazioni internazionali è unico per tutte le facoltà del polo di Forlì e funziona molto bene. Gli scambi sono molto accessibili, perlomeno alla sslmit, poichè siamo in pochi e ci vengono assegnate molte borse. Con la buona volontà quasi tutti gli studenti riescono ad andare in Erasmus».

Sembra però che non sarà poi così tanto semplice andare a studiare fuori nei prossimi semestri. I fondi Erasmus si stanno estinguendo e con loro le aspettative di migliaia di studenti di Lingue e non solo. Il futuro? «Ancora incerto e nebuloso» conclude Francesca. Più ottimista sembra essere Marica: «La mia facoltà forma figure professionali diverse da quelle della facoltà di Lingue e letterature straniere, e si spera di avere un riscontro diverso sul mercato del lavoro, soprattutto per quanto riguarda l'Europa o l'estero in generale».
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