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Decreto Punti Organico

Il ministro Carrozza penalizza il Sud

Si è tenuta a Bari, lo scorso lunedì, l'assemblea interateneo convocata da Università e Politecnico. Oggetto della discussione, l'introduzione del Decreto Ministeriale basato sui Punti Organico contrastato anche dai Magnifici Rettori Antonio Uricchio ed Eugenio Di Sciascio, preoccupati per il quadro generale nel quale si configura l'attuale condizione delle università in Italia.

Ma facciamo il punto. Il turn-over, cioè il rinnovamento di tutto il personale impegnato nelle cariche universitarie, è stato fissato a livello nazionale al 20% dal Decreto Carrozza. Il Decreto ha disposto la creazione di un unico database per tutti gli atenei cui attingere per l'assegnazione di punti organici extra. Il criterio di attribuzione si basa sul calcolo dell'Isef, un parametro di sostenibilità economica e finanziaria che prende in considerazione spese del personale, tasse universitarie e indebitamento. Come è semplice supporre sulla base di questi indicatori, la maggior parte degli atenei meridionali verrà penalizzata da questo provvedimento in favore invece di atenei «più ricchi» come quelli di Milano, Bologna, Padova, Politecnico di Milano e Politecnico di Torino che avranno a disposizione più del 30 per cento dei punti organici di tutta la nazione.

Le dolenti note le si ritrovano a sud della Linea Gotica: è la "Federico II" di Napoli l'università più colpita dal decreto, con un valore di punti organici pari a circa -19. In tutta la Puglia, la somma dei punti attribuiti agli atenei è pari a 11.28, distribuiti tra l'Università di Bari (5.67), il Politecnico (1.6), Foggia (0.92) e Lecce (3.09). In altre parole, a causa di questo criterio discriminante, alcuni istituti potranno effettuare un turn-over del 6% e altri del 212%.

Per contribuire a migliorare la condizione dell'Isef dei prossimi anni, gli atenei non virtuosi dovranno optare per scelte impopolari e gravose per le tasche dello studente come l'aumento delle tasse universitarie e tagli nelle assunzioni. A rimetterci però sarà l'intero apparato didattico che si vedrà progressivamente privato non soltanto di docenti (con l'eventuale modifica di alcuni piani di studio) ma anche di personale amministrativo, bibliotecari, esperti linguistici già di per sé mancanti in alcuni dipartimenti dell'Ateneo.
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