Una QUARANTEENA di racconti
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Vita di città

Una QUARANTEENA di racconti. Pagina 5: Lovin'-20, di Vinci Simeone

Raccolta semiseria di storie di andriesi ai tempi del Coronavirus

11 marzo 2150
Nel luogo che gli andriesi in passato chiamavano Abbasc a Camaggj uno scartafaccio v'è stato ritrovato. Racconta d'un virus che s'abbattè nel 2020 e costrinse gli abitanti dello stivale alla quarantena.
Una QUARANTEENA di racconti – Raccolta semiseria di storie di andriesi ai tempi del Coronavirus è il titolo che gli abitanti della città federiciana diedero ai loro racconti di giornate in famiglia, col cane col gatto col criceto; racconti di tecniche culinarie per sopravvivere alla noia; ricette per efficacissime maschere antirughe fatte in casa; manuali di lavoro high-tech e nuove strategie per il Monopoly. E tanto altro. Una cosa avevano in comune tutte queste storie: un hashtag, un'ideologia, una speranza… #andriatuttobene

Pagina 5
Lovin'-20

di Vinci Simeone

Caro Diario di Bastardi Dentro del 2009 con la copertina rigida di colore nero e con le rifiniture verdi,
sono passati circa undici anni dall'ultima volta che ti ho tenuto fra le mani. Sai benissimo che ho sempre preferito dialogare con me stesso interiormente piuttosto che su carta, così da concedermi la comoda possibilità di ignorare i passi falsi della mia mente. Viceversa sarebbero stati leggibili e ingombranti.
Proprio in virtù di queste ragioni ti ho utilizzato come confessore in rarissimi casi, quasi sempre invece per scritture quali: "Esercizi di fisica, pagina 182, da 10 a 17".
La tua natura di diario purtroppo ti aveva condannato sin dalla nascita alla logica dell'obsolescenza programmata così, prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, mi è toccato comprare un nuovo diario: Bastardi Dentro, edizione 2010, copertina rigida di colore bianco, rifiniture verdi.
Sempre fedele alla mia riluttanza nel buttare via ciò che mi è appartenuto, ti ho confinato nella scatola del mio vecchio stereo, trasformata, per un'intuizione del momento, in una capsula del tempo da riaprire dopo cinquant'anni. L'umanità si sarebbe trovata sull'orlo dell'estinzione e io avrei trascorso attimi di spensieratezza rifugiandomi nel passato.
Avresti mai detto che ci saremmo rivisti con così largo anticipo?
Oggi sono qui a scriverti perché è la situazione che stiamo vivendo ad avermene offerto la possibilità.
La storia, che è ciclica, si ritrova a fare i conti con una nuova pandemia. Il mostro risponde al nome di CODIV-19 e i governi, per limitarne la diffusione, hanno chiesto all'intera popolazione mondiale di riconsiderare i limiti dell'universo pari a quelli delle proprie mura domestiche.
Ma non è per questo che ti ho riportato in vita, mi piacerebbe renderti lo spazio in cui dimenticare l'eccezionalità di questo tempo, per regalarti le cronaca di una cosa altrettanto straordinaria.
Caro Diario di Bastardi Dentro del 2009 con la copertina rigida di colore nero e con le rifiniture verdi, credo di essermi innamorato.
Sì, lo so. Di nuovo.

Caro Diario di Bastardi Dentro del 2009 con la copertina rigida di colore nero e con le rifiniture verdi,
prima di riprendere il discorso dove l'avevamo lasciato vorrei farti presente la mia decisione di ridurre il tuo nome ad un acronimo, diciamo a un codice fiscale, con cui ti citerò d'ora in avanti, perciò: saluti a te mio caro Diario DBDD2009CLCRDCNECLRV.
Come ti dicevo l'ultima volta, credo di essermi innamorato ed è strano che stia succedendo adesso che son qui, chiuso in casa e non prima, quando potevo muovermi liberamente per inseguire chissà quali assurde possibilità. Il suo nome è Adriana e vive nel palazzo di fronte al nostro.
Ti sembra possibile? Uno passa tutta la vita in una via e poi un giorno scopre di non conoscere nemmeno un quarto di chi ci abita. Uno passa tutta la vita a far su e giù per il mondo, intreccia rapporti, scopre la felicità, impara a vivere, conosce il dolore e affannosamente si dimena nella ricerca della persona adatta con cui condividere tutto ciò, ritrovandosi a far ritorno, ogni volta, nella propria dimora, con le spalle ricurve e un peso sul cuore per poi scoprire che… per poi scoprire che non serviva tutta questa frenesia, la ricerca avrebbe raggiunto il proprio compimento semplicemente attraversando la strada.
Diario è successo, chiuso nella mia quarantena ho conosciuto Adriana.

Caro Diario DBDD2009CLCRDCNECLRV,
il suo nome non inizia con la A maiuscola perché è il nome proprio di persona, no. Il suo nome ha la A maiuscola perché lei È Adriana, l'unica Adriana del mondo che poteva e doveva conoscere il sottoscritto. Adriana per me è un'idea e non sto parlando di una velleità poetica, per me lei è realmente un'idea perché non l'ho mai vista, non ho mai ascoltato la sua voce, né lei la mia, non ci siamo mai nemmeno sfiorati, se non con il pensiero.
Mi spiego, contrariamente a tutte le prediche di mia madre, continuo a scandire i momenti morti della giornata con una sigaretta. Io di solito fumo sul balcone interno, quello che si affaccia sul garage ma il caso - unico sovrano incontrastato dei due mondi: l'essere e il non essere -, ha voluto che quel giorno il vento spingesse la pioggia in una direzione piuttosto che in un'altra e io, che del caso sono un suddito, non ho potuto far a meno di scegliere il balcone che si affaccia sulla strada in cui abito. Mi sono sistemato contro il muro per ripararmi, ho acceso la sigaretta e ho dato il via con la prima boccata. È stata lei a notarmi, nascosta com'era dietro la sua finestra, ed è stata sempre lei a fare la prima mossa, d'altronde io non potevo nemmeno sapere che si trovasse lì. Da una delle fessure della sua persiana è sbucato un foglio, c'era scritto: "Ciao, lo sai che fumare fa male?"
La mia è stata la stessa risposta data altre milioni di volte nella vita. Ho sorriso e fatto sì con la testa.
Diario è stato quello il momento in cui la via di casa ha subito una metamorfosi di significato, diventando la Nostra via. Prima ero uno, adesso siamo due. Prima il mio balcone preferito era quello interno, adesso adoro il balcone con vista su strada.

Caro Diario DBDD2009CLCRDCNECLRV,
per tener contenta Adriana ho iniziato a fumare meno e in cambio ho ricevuto porzioni extra a pranzo e cena. Credo sia il modo con cui mia madre stia cercando di comunicare la sua approvazione.
Con Adriana le cose vanno alla grande, sto imparando a conoscerla e penso possa essere un'anarco-primitivista o qualcosa del genere. Aborre la tecnologia, non ha un cellulare e nemmeno un telefono fisso, non ha il computer e credo sia da ritenersi un miracolo la presenza della televisione nel suo appartamento. Questo lo so perché me l'ha detto lei e sai come? Esattamente nel modo in cui ci siamo conosciuti, un foglio alla volta. Si, perché la persiana che ricopre la sua finestra ha più di vent'anni, è in legno verde, con le stecche orizzontali rigide ed è irrimediabilmente rotta. Due mesi fa si è chiusa e ha deciso di non volerne più sapere di aprirsi. Succede più spesso di quanto si possa pensare e purtroppo per noi due le persiane rotte non vengono considerate dal governo una priorità. Pensavamo che la quarantena fosse un privilegio soltanto umano? Anche gli oggetti condividono con noi questa stasi, ci sono le persiane, le porte, le finestre, quelle piccole e quelle grandi, gli occhiali rotti, gli zaini, i vestiti eleganti, i completi da calcio, le poltrone del barbiere, i parchi, le ville, i diari.
Le persiane rotte ci insegnano che anche questa volta, nel ritenerci gli unici soggetti della quarantena, abbiamo peccato di presunzione ma allo stesso tempo hanno offerto a me e Adriana una possibilità di rivalsa.
Una penna, un quaderno e un preciso ordine di regole sono stati sufficienti per realizzare un sistema di comunicazione da far invidia a Morse e Vail. Abbiamo fatto regredire le chat online ad una nuova forma, una specie di carteggio istantaneo, il futuro che si fa passato in un senso del tutto nuovo.
Caro Diario seduti lì sul balcone ci scambiamo le nostre parole, accodandoci al mondo intero, per ricordare alla storia che se la vita ci pone nuovi inaspettati limiti siamo pronti ad adattarci, per reinventare, se necessario, anche l'essere umano.

Caro Diario DBDD2009CLCRDCNECLRV,
non so cosa sia successo ma da cinque giorni non riesco a mettermi in comunicazione con Adriana. Non riesco a pensare ad altro, la notte non riesco a dormire, ho iniziato a fumare molto più di prima. Cosa credi sia successo? E se si trattasse del CODIV-19? Ma no, non è possibile, l'avrei letto sui giornali online. Sono stato sul balcone poco fa ma la persiana è rimasta muta, nessun fax è uscito dalle sue fessure verdi. Diamine Diario e se Adriana avesse un'altra finestra? E se in questo momento stesse parlando con il vicino della strada opposta? Magari ha scoperto che lui non fuma, magari è più simpatico e ha una grafia migliore della mia.
Non voglio soffrire ancora, non voglio rinunciare alla felicità. Ho già accarezzato il futuro, ho fatto mille progetti. Sono fatto così, lo sai, no? Sono felice e ci credo, troppo. Mi spingo oltre con la fantasia e non penso agli ostacoli, agli imprevisti. Come si può essere innamorati e allo stesso tempo tener conto di questi pericoli? Perché poi se uno riesce a pensarci significa che ogni probabilità ha superato la fase dell'innamoramento. Se vita attiva e vita contemplativa sono momenti inconiugabili, questo deve necessariamente significare che riflettere su un sentimento significa cessare di esserne proprietari, smettere di viverlo. Diario, non voglio smettere.
Guarda come mi sono ridotto, devo calmarmi, Adriana non è così, non mi farebbe mai questo. Sto diventando infantile e sto sragionando.
Ho acceso la Tv per distrarmi, c'è il trentaquattresimo comunicato del premier Conte e questa volta non sta dicendo che è la quarantena ad allungarsi. No, sta dicendo che è l'incontro tra me e Adriana che deve aspettare, ancora e ancora. Magari adesso anche lei è lì, sul suo divano, davanti al premier Conte. Una volta ho sentito dire da qualcuno che guardando il cielo, che è lo stesso per tutti, ci si può sentire vicini nonostante la distanza. Può funzionare anche con i comunicati ministeriali, no Diario?
Ho preso la mia decisione, se tra due giorni non dovessi avere sue notizie andrò a citofonarle e con tutta la sfacciataggine di cui dispongo le chiederò spiegazioni.

Caro Diario,
sono passate due settimane dall'ultima volta in cui ti ho scritto. È stato complicato affrontare quanto sto per raccontarti.
Il mio proposito di attendere due giorni non è stato necessario, la risposta che cercavo si è palesata il pomeriggio successivo. Il caso ci aveva fatto incontrare e il caso ha voluto che scoprissi il suo addio nel modo che io e lei avevamo scelto per parlare, attraverso un grande foglio bianco. Pioveva anche quel giorno, io mi ero fatto piccolo contro il muro del balcone ma, nonostante la precauzione adottata, una goccia più grande delle altre è caduta sul braciere delle sigaretta. Mentre l'ultima esalazione di fumo si disperdeva nell'aria, ho notato un manifesto sul marmo del palazzo di Adriana, recava il suo nome. Un manifesto funebre.
La mia Adriana, la mia Idea non aveva i capelli scuri che avevo immaginato, nemmeno gli occhi chiari pieni di vitalità, non aveva la pelle liscia e morbida di chi non fuma.
La mia Adriana non aveva anni da regalare per una vita insieme, per inseguire sogni e progetti.
La mia Adriana era una vedova di 83 anni che si era trasferita in quell'appartamento due anni fa.
La mia Adriana aveva una fibrosi polmonare, il CODIV-19 con lei ha avuto vita facile.
Di Adriana mi resterà per sempre l'Idea, nessuna foto, nessun incontro che possa cambiarla.
Da quando è iniziata l'epidemia ho sentito ripetere fino allo sfinimento che il CODIV-19 ha conseguenze gravi soltanto sugli anziani e su chi ha gravi patologie, l'ho sentito dire così tante volte che mi ero quasi convinto di esserne immune.
Caro Diario, il mostro ha ferito anche me.


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