disastro ferroviario
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Vita di città

Sono trascorsi 5 anni dal disastro ferroviario, il ricordo del primo soccorritore sul luogo della tragedia

Il dottor Paolo Lionetti coordinatore del 118 di Andria: «Una situazione mai vista prima»

Una mattinata calda, come tante a luglio. Come oggi, come ieri. Come sarà quella del prossimo anno ma una data che nessuno scorderà mai più. L'immagine delle lamiere accartocciate su quel binario unico torna in mente ogni anno. Ne sono trascorsi cinque dal disastro ferroviario che costò la vita a 23 persone e provocò il ferimento di altre 51. Alle 11:05 del 12 luglio 2016, tra Andria e Corato, si è fermato il cuore di un'intera comunità. E proprio lì tornano gli sguardi oggi. Proprio lì torna il ricordo. Resta vivido per esempio quello tratteggiato nelle parole del dottor Paolo Lionetti, coordinatore del 118 di Andria. Paolo fu il primo soccorritore a raggiungere il luogo della tragedia. «Avevo ricevuto una chiamata dalla centrale operativa del 118 di Bari – ci racconta –. Ci dicevano di andare in un luogo non ben precisato in cui si era consumato un incidente tra due treni».


Paolo corre alla stazione di Andria per avere più informazioni, ma la confusione era ancora tanta. «A loro risultava solo un treno fermo, ma nessun incidente». Eppure, il telefono continuava a squillare e a segnalare la presenza di morti. «Così – prosegue Paolo – abbiamo percorso alcune strade di campagna. Lì abbiamo incrociato un ragazzo in auto. La sua fidanzata era su uno dei due treni, chiedeva soccorso. La ragazza ha inviato la posizione su whatsapp. È così che abbiamo trovato i treni».

Su quei binari, sotto il caldo rovente di luglio, si materializzava l'inverosimile. «Era una situazione mai vista prima, indescrivibile». Paolo Lionetti avrebbe dovuto fare il triage, un bilancio approssimativo per quantificare i soccorsi necessari da inviare sul posto. «Il bilancio era tragico già a prima vista. Nell'arco di un'oretta sono arrivati mezzi della Protezione civile, delle associazioni di volontariato e tre elicotteri. In 19 anni di attività di 118 non ho mai visto tre elicotteri operare tutti insieme».

Un incidente «forse evitabile», dice Paolo a distanza di 5 anni, che ha messo a dura prova l'uomo e il professionista. «Sono stato schiaffeggiato da una paziente perché ho preso la decisione di far soccorrere da un elicottero un paziente e non lei – ricorda il coordinatore del 118 – Io dovevo decidere, in base alla gravità, chi doveva essere soccorso per primo».
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