genocidio palestinese ad opera di Israele
genocidio palestinese ad opera di Israele
Attualità

“Parliamo di”… crimini di fame a Gaza. Lezione con l’antropologo Gabriele Volpato all’Officina San Domenico

Mercoledì 11 torna la rassegna che affronta temi scomodi e urgenti, come il genocidio ad opera di Israele

C'è un mercato in cui un pacco di riso da un kg costa 8,78 €; una bottiglia di olio 23,69 €; un pacco da 25 kg di Farina 489,61 €. Quando si riesce a trovarli, ovviamente: negli altri casi si impasta cibo andato a male con vermi o si mangiano alimenti per animali.
Come vuole uno dei principi più semplici dell'economia: se la domanda di un bene è alta, fai diminuire l'offerta e il prezzo schizzerà alle stelle. Accade a Gaza, dove Israele blocca gli aiuti umanitari da 3 mesi. Impedisce l'ingresso di cibo e acqua. Bombarda magazzini dove ci sono le scorte, avvelena campi e pozzi.
Gli assedi nelle guerre medievali puntavano a durare il più possibile, così da generare esaurimento del cibo per la popolazione, razionamento giornaliero limitato, introduzione di cibi di scarsa qualità, esaurimento delle riserve, fame prolungata. Le conseguenze sulla salute sono malattie, debolezza, infezioni e apatia, mentre quelle che coinvolgono l'aspetto psicologico sono comportamenti estremi, come il furto, il cannibalismo, nutrirsi di cibi non edibili, lotta per la sopravvivenza.
"Stiamo guardando Auschwitz su TikTok", ha dichiarato recentemente lo scrittore Gabor Matè.
Da oltre un anno e mezzo, assistiamo a una distruzione sistematica: non solo bombardamenti, ma fame, sete, abbandono. Perché usare solo armi e bombe sui civili se possono morire da soli, stremati e mangiati dal loro stesso organismo? La fame è la strategia. È parte di un piano. È un'arma del genocidio, come indicato dalla definizione delle Nazioni Unite: "Provocare lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo e sottoporli a condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica, totale o parziale." Questo include: la distruzione di beni indispensabili alla sopravvivenza, come le zone agricole. La restrizione arbitraria di cibo, acqua e aiuti umanitari.
Per non restare in silenzio davanti a tutto questo, per non girarci dall'altra parte, mercoledì 11 giugno in Officina San Domenico, torna la rassegna "Parliamo di", lo spazio dedicato ai temi scomodi, necessari, urgenti e spesso censurati. Al centro del nuovo appuntamento la fame come strumento di genocidio.

Programma della serata
Ore 20.00Aspettando il festival 42 gradi
Anteprima della nuova edizione del festival sulla sostenibilità, che quest'anno avrà come tema centrale il cibo. Ne discuteremo con Carlo Bruni, co-direttore artistico del festival.
A seguire: Parole da Gaza
Una lettura cruda e accorata dell'attrice Nunzia Antonino
A seguire: Aperitivo con ricette palestinesi a cura di Spazio Terre
Ore 21.00 – Lezione aperta con Gabriele Volpato, antropologo e ricercatore universitario
"Voleva una clementina – Crimini di fame a Gaza", una lezione aperta che approfondisce come la privazione deliberata del cibo, la distruzione di risorse agricole, l'avvelenamento delle acque e il blocco degli aiuti umanitari costituiscano oggi una delle armi più lente, invisibili e spietate del genocidio in corso contro il popolo palestinese.
L'ingresso è gratuito con contributo volontario e libero, per assicurare a tutte le persone accessibilità all'informazione.

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