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Vita di città

Movida e decibel, residenti: «La legge è già chiara»

Tra norme e articoli di codice ampia giurisprudenza in materia

«Leggere di richiesta di regolamenti per il centrostorico davvero ci sorprende visto che ci troviamo in presenza di qualcosa che va ben oltre i regolamenti, ovvero di una fitta normazione in merito. Le leggi esistono ed andrebbero soltanto applicate». Sono un gruppo di residenti ad inviare una nota nella quale, in modo specifico, si riportano tutte le norme attive della giurisprudenza per la gestione dei decibel e del disturbo della quiete pubblica: «È sotto gli occhi di tutti - scrivono i residenti - la vita notturna ad Andria sta vedendo una rinascita senza precedenti. Finalmente la nostra città è meta di pellegrinaggi culturali ed enogastronomici e, perché no, ricreativi da parte di "pendolari" e turisti pugliesi e non. Sono nati, con enorme sforzo dei fondatori, presidi importanti come librerie-caffetterie (un primato ad Andria), come spazi aperti allo sport , al teatro ed ai concerti. L'offerta a livello di ristorazione è vivida ed interessante, e per le strade del centro storico ci si può gradevolmente imbattere in ristorantini ed enoteche di pregio che offrono a chi vuole serate all'ombra dei campanili, nella bella luce e nella naturale quiete che il nostro centro storico offre».

Ma esiste appunto un ma: «Il rovescio della medaglia - proseguono nella nota - è l'assalto del gestore improvvisato, di colui che ritiene di poter intraprendere la gestione di un locale notturno spesso senza averne cognizione, attratto magari dai facili guadagni, allettando il pubblico talvolta inconsapevole, talvolta anche minorenne, con pratiche che sfuggono alla civiltà ed alla legalità. Esiste qualcuno che ha pensato bene, vista la recente chiusura del Cocoricò, di portarne un estratto proprio qui, nella zona residenziale del "centro storico". Casse acustiche dalla potenza indefinita stabilita di volta in volta solo dalla voglia del novello gestore opprimono le sere e le notti dei malcapitati "nativi", per usare un termine da colonialismo. La legge italiana, e su più fronti, vieta le pratiche lesive della quiete e soprattutto della salute delle persone, specialmente dei residenti, e lo fa in modo già molto chiaro. In primis si esprime il Codice Penale, che all'art. 659 sancisce che "chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche[…] disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a 309 euro." Ovviamente al netto del risarcimento dei danni patrimoniali e di quelli biologici dovuti ad una tale condotta. Un esempio: nel 2011 la Cassazione ha convalidato al risarcimento pari a 5.000 euro un pub di Soleto, in provincia di Lecce, nei confronti di un cittadino per i disturbi provocati dalle violente emissioni».

«Esiste inoltre - si continua nella nota del gruppo di residenti - una direttiva europea del 2002 che prevede la creazione di mappe acustiche e di piani di risanamento. La legge quadro in Italia recepisce, e stabilisce quindi l'obbligo per i Comuni con più di 50.000 abitanti (quindi anche per Andria) l'elaborazione di mappe di zonizzazione acustiche e la presentazione di uno studio biennale sulla "salute" acustica del proprio territorio. Il comune di Andria, con l'amministrazione Giorgino e la giunta presieduta da Marmo, il 26 ottobre 2010 sottoscrive l'adozione del Piano di Zonizzazione Acustica, in ottemperanza alle direttive europee ed alla relativa legge quadro. Dai documenti allegati al Piano e dalle relative tavole redatte, si stabilisce a chiare lettere che il centro storico andriese, come evidente, è Zona Residenziale, e che pertanto i valori limite di rumorosità diurna ammessi sono pari a 55 db, mentre nelle ore serali/notturne, e cioè dalle 22 alle 6, scendono a 45 db. Tutto questo in ottemperanza alla direttiva comunitaria. In senso esattamente concorde si esprime anche la Legge Regionale 12 febbraio 2002 N. 3. Più chiaro di così?».

Dopo le norme la conclusione ed altri dati: «Secondo noi quindi - dicono ancora i residenti - il problema non è certo la lacuna normativa, che di fatto non c'è. Infatti la ratifica della conclusione delle indagini preliminari è avvenuta da parte della Procura della repubblica di Trani, che agisce in base alla Legge Italiana. Perché tutto questo accanimento contro le fonti molto rumorose? È presto detto: ogni anno in Europa lo stress acustico miete 10.000 vittime. Numeri praticamente da conflitto armato. Lo dice l'agenzia Europea per l'Ambiente, nel suo rapporto del 2014 "Noise in Europe". Lo studio evidenzia come l'esposizione forzata al rumore contribuisca alla morte di 10.000 cittadini europei, a 900.000 casi di ipertensione ed a 43.000 ricoveri per Ictus e malattie coronariche. "Per ogni decibel oltre i limiti raccomandati (55 diurni e 45 notturni) aumentano del 5% gli interventi per problemi cardiaci". Per ogni decibel: cosa succede a chi ha avuto questa immensa fortuna di abitare nei pressi del locale dove decide improvvisamente di insediarsi il predone della quiete? Chiunque con un semplice iphone può misurare livelli medi di 85 db. 40 decibel in più per un incremento del 5% fa 200%. Tutti i residenti esposti a grossi rischi. Ancora una volta in barba alla legge. Crediamo pertanto che le azioni recenti portate a termine dal Comando locale di PS non siano esagerate, anzi costituiscano una azione di tutela della salute che va incrementata. Ci opponiamo all'idea che rendere le strade residenziali, le bellissime strade, delle discoteche a cielo aperto senza regole, non sia l'unico modo possibile di creare economia e svago. Anzi».

«Più di uno ha già obiettato: "queste attività portano soldi alla città". Certo, con lo stesso impatto dello spaccio e dei furti d'auto. Chi ci guadagna è uno (ovviamente riferendoci ai pochi gestori che non rispettano i residenti), chi ci rimette sono gli altri, tutti in barba alla legge ed alla civiltà. L'economia vera, secondo noi, è quella dei gestori "buoni", che abbelliscono le strade con la qualità del loro servizio, del loro cibo e bevande e della loro musica soffusa e rispettosa; l'economia vera è il bimbo che la mattina deve andare a scuola, è chi la mattina presto deve fare il netturbino, l'ingegnere, l'insegnante, il medico, il commesso e che con la propria attività economica non lede certo la salute altrui. Non certo chi improvvisa discoteche e bivacchi perenni sotto le case di un quartiere residenziale. E quartiere residenziale vuol dire che dietro quelle finestre vivono bambini che vorrebbero vedere i cartoni animati come tutti i loro coetanei, anziani allettati che devono sorbirsi anche lo sballo dei bassi senza controllo, per ore ed ore, tutti i giorni, da anni; persone che avrebbero diritto alla loro vita e che l'indomani magari devono lavorare».
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