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Cronaca

Canile non a norma, la Asl propone la revoca

Intanto da oltre un anno e mezzo il Comune disattende al pagamento delle rette mensili

Il problema dei canili comunali è tornato nei giorni scorsi prepotentemente alla ribalta dopo che il Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia, in relazione al ricorso presentato dalle strutture che erano state chiuse dal Comune ha deciso che i privati hanno svolto "una ampia attività amministrativa" cui "ha incontestatamente fatto seguito l'inerzia degli organi preposti".

Ebbene malgrado ciò, resta ancora insoluto di oltre duecento cani che necessitano di trovare un altro canile autorizzato. Stiamo parlando in particolare del canile "Favullo Francesco" di Brigida De Nigris, situato in contrada Guardiola San Lizio.

Da qualche tempo pende come una spada di Damocle, la decisione della Asl di chiuderlo in quanto non a norma. Non del benessere degli animali si tratta bensì di alcune modifiche riscontrate dello stato dei luoghi, effettuate senza preventiva comunicazione agli organi competenti, rispetto alla planimetria che era stata fornita alla Asl per ottenere la prevista autorizzazione. La revoca da parte della Asl Bt è avvenuta e pertanto, per scongiurare la perdita degli oltre duecento ospiti, la proprietà ha messo a punto un progetto per un nuovo canile al fine di mettersi a norma. «Ma il progetto pur essendo stato presentato allo Sportello Unico Edilizia del Comune di Andria nel settembre 2015, al momento non ha ricevuto alcun tipo di risposta», riferiscono dalla proprietà che vuole capire perché non arrivano risposte e chiede inoltre «il pagamento dei canoni per il ricovero dei cani relativamente ai mesi arretrati, ovvero da luglio 2016, ammontanti a circa 130 mila euro, cifra di non poco conto».

Sino al 2016, il canile di Favullo Francesco ha provveduto, in collaborazione con associazioni per la difesa degli animali, all'adozione di circa 700 unità canine, tra cuccioli e cuccioloni, sopportando ingenti spese a suo carico, tra queste la seconda sterilizzazione, la toelettatura e preparazione al trasporto e spese di trasporto.

«Perché quindi su tale progetto, a circa un anno e mezzo dalla sua presentazione al protocollo del Comune di Andria non viene data alcun tipo di risposta?», si chiedono dal canile.

Una situazione spiacevole soprattutto se si considera che il progetto è «inspiegabilmente fermo, pur essendo trascorsi un anno e mezzo» e nel frattempo la revoca continua a pendere su questa attività che ricordiamo da lavoro anche ad alcuni nuclei familiari.
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  • Cani randagi
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