Decervellamento
Nella mente dello spettatore
Cosa anima la magia del cinema
martedì 8 gennaio 2013
Quante volte siamo andati al cinema, magari di mercoledì! Avreste mai immaginato che potesse esistere una relazione tra il cinema, produzione umana, e la psicologia, scienza che studia i fenomeni della mente e del mondo affettivo? Pensate che sono proprio alcuni aspetti strutturali del film a permettere questo legame.
Ora immaginiamoci lì, seduti nella comoda poltrona in prestito, magari tra le ultime file, pronti a guardare il film a cui pensiamo da giorni, o dopo aver letto il nome del regista o di un attore a noi caro. Le luci si spengono...
Il cinema, la settima arte, qualcosa in più di una mera curiosità tecnica, come tutte le arti assolve a una funzione catartica, liberatoria: coinvolge lo spettatore, lo guida all'interno della storia, annulla per un momento il mondo lasciato fuori dalla sala e lo accompagna nelle storie, nelle vite che ci fanno riflettere, ci divertono, commuovono o fanno sognare.
Tra cinema e individuo s'instaura un dialogo che porta lo spettatore a "entrare" nella pellicola identificandosi nei personaggi: quando usciamo dalla sala oscura, una volta che le luci sono accese, ci portiamo dietro una sensazione strana e qualcosa che prima ci appariva in una prospettiva confusa, dopo si presenta agli occhi della mente sotto una diversa cornice, e sorridiamo.
È la magia del cinema: costruita dall'oscurità, dal suono, e dalle parole. Il buio della sala cinematografica consente di concentrarsi sulle immagini e proiettarsi nella storia. La colonna sonora unifica il flusso delle immagini che si presenta sullo schermo e suggerisce la direzione dell'interpretazione del film. Quanti di noi guardando un thriller si sono accorti che lo stato d'ansia che si sta provando è dato dalla musica e per un momento vorrebbero abbassare il volume!
Infine la parola che riduce l'ambiguità delle immagini. Avete mai provato a vedere un film con pochissime parole? Che cosa succede dentro di noi ? Provateci e poi ci ritroviamo. Io ve ne consiglio uno: Ferro tre. La casa vuota di Kim Ki Duk.
Ora immaginiamoci lì, seduti nella comoda poltrona in prestito, magari tra le ultime file, pronti a guardare il film a cui pensiamo da giorni, o dopo aver letto il nome del regista o di un attore a noi caro. Le luci si spengono...
Il cinema, la settima arte, qualcosa in più di una mera curiosità tecnica, come tutte le arti assolve a una funzione catartica, liberatoria: coinvolge lo spettatore, lo guida all'interno della storia, annulla per un momento il mondo lasciato fuori dalla sala e lo accompagna nelle storie, nelle vite che ci fanno riflettere, ci divertono, commuovono o fanno sognare.
Tra cinema e individuo s'instaura un dialogo che porta lo spettatore a "entrare" nella pellicola identificandosi nei personaggi: quando usciamo dalla sala oscura, una volta che le luci sono accese, ci portiamo dietro una sensazione strana e qualcosa che prima ci appariva in una prospettiva confusa, dopo si presenta agli occhi della mente sotto una diversa cornice, e sorridiamo.
È la magia del cinema: costruita dall'oscurità, dal suono, e dalle parole. Il buio della sala cinematografica consente di concentrarsi sulle immagini e proiettarsi nella storia. La colonna sonora unifica il flusso delle immagini che si presenta sullo schermo e suggerisce la direzione dell'interpretazione del film. Quanti di noi guardando un thriller si sono accorti che lo stato d'ansia che si sta provando è dato dalla musica e per un momento vorrebbero abbassare il volume!
Infine la parola che riduce l'ambiguità delle immagini. Avete mai provato a vedere un film con pochissime parole? Che cosa succede dentro di noi ? Provateci e poi ci ritroviamo. Io ve ne consiglio uno: Ferro tre. La casa vuota di Kim Ki Duk.