Decervellamento

Nella mente dello spettatore

Cosa anima la magia del cinema

Quante volte siamo andati al cinema, magari di mercoledì! Avreste mai immaginato che potesse esistere una relazione tra il cinema, produzione umana, e la psicologia, scienza che studia i fenomeni della mente e del mondo affettivo? Pensate che sono proprio alcuni aspetti strutturali del film a permettere questo legame.

Ora immaginiamoci lì, seduti nella comoda poltrona in prestito, magari tra le ultime file, pronti a guardare il film a cui pensiamo da giorni, o dopo aver letto il nome del regista o di un attore a noi caro. Le luci si spengono...
Il cinema, la settima arte, qualcosa in più di una mera curiosità tecnica, come tutte le arti assolve a una funzione catartica, liberatoria: coinvolge lo spettatore, lo guida all'interno della storia, annulla per un momento il mondo lasciato fuori dalla sala e lo accompagna nelle storie, nelle vite che ci fanno riflettere, ci divertono, commuovono o fanno sognare.
Tra cinema e individuo s'instaura un dialogo che porta lo spettatore a "entrare" nella pellicola identificandosi nei personaggi: quando usciamo dalla sala oscura, una volta che le luci sono accese, ci portiamo dietro una sensazione strana e qualcosa che prima ci appariva in una prospettiva confusa, dopo si presenta agli occhi della mente sotto una diversa cornice, e sorridiamo.

È la magia del cinema: costruita dall'oscurità, dal suono, e dalle parole. Il buio della sala cinematografica consente di concentrarsi sulle immagini e proiettarsi nella storia. La colonna sonora unifica il flusso delle immagini che si presenta sullo schermo e suggerisce la direzione dell'interpretazione del film. Quanti di noi guardando un thriller si sono accorti che lo stato d'ansia che si sta provando è dato dalla musica e per un momento vorrebbero abbassare il volume!
Infine la parola che riduce l'ambiguità delle immagini. Avete mai provato a vedere un film con pochissime parole? Che cosa succede dentro di noi ? Provateci e poi ci ritroviamo. Io ve ne consiglio uno: Ferro tre. La casa vuota di Kim Ki Duk.
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