Biologica-Mente

Il custode delle ovaie

Scoperto un gene che protegge i nostri ovuli

Anche le nostre ovaie hanno il loro "angelo custode". Questo quello che si deduce dall'ultimo studio di un gruppo di ricerca internazionale costituito dal Laboratorio di genetica dei National Institutes of Health (NIH) a Baltimora, dall'INSERM - Université de Paris Descartes e dal Centro di ricerca genomica dell'Associazione Cante di Montevecchio Onlus. Uno dei ricercatori più importanti che ha firmato lo studio è stato Emanuele Pelosi, giovane cervello italiano fuggito negli U.S.A. Lo studio è apparso su Nature Communications.

Le donne, come tutte le femmine di mammifero, presentano alla nascita un numero di follicoli ovarici determinato, che si inizia a formare già allo stato embrionale, andando a costituire così una riserva. I follicoli ovarici non sono altro che l'unità funzionale dell'ovaio, una specie di sacca contenente un ovocita primario (la cellula germinale femminile non matura) e una serie di cellule di supporto che la circondano, dette follicolari. Dalla pubertà fino alla menopausa, ogni mese un follicolo ovarico inizia a maturare e nell'arco di 28 giorni circa si arriva al tanto odiato periodo "no" di qualsiasi donna. Come confermato da recenti studi (Lei Lei and Allan C. Spradling), al momento della nascita ogni donna possiede la sua riserva di circa 500 follicoli che vengono consumati nell'arco di 30 anni, corrispondenti al periodo fertile. Non è detto però che tutti vadano a maturazione o che più follicoli non possano maturare contemporaneamente.

La ricerca in questione ha confermato che la proteina Foxo3, codificata dal gene omonimo, rappresenta il "custode" di questa riserva, anche se il meccanismo alla base non è stato ancora chiarito del tutto. Questa proteina non è altro che un fattore di trascrizione cioè una proteina che facilita l'espressione di un gene, ma è presente in due forme all'interno della cellula: una attiva e una inattiva. Quando è inattiva questa viene trasportata dal nucleo della cellula (dove è contenuto il DNA) al citoplasma e perde la sua funzione. I ricercatori sono riusciti a produrre una forma sempre attiva di proteina in topi modificati geneticamente (che hanno periodi di fertilità molto più brevi) e hanno visto che il livello di fertilità é maggiore, cioè il loro numero di follicoli é più alto e i livelli di ormoni tipici di chi sta andando incontro a menopausa, le gonadotropine, più bassi.

Questo studio sottolinea l'importante ruolo di Foxo3 e va ad incrementare le conoscenze sulla fertilità umana, che potrebbero essere utilizzate in un futuro non molto lontano per combattere numerosi problemi collegati ad essa.
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