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Territorio

"Salvare l'olivicoltura dalla distruzione": oltre 500 partecipanti al dibattito pubblico ad Andria

Un incontro a più voci per fare il punto sulla crisi olivicola in Puglia

Salvare l'olivicoltura pugliese da una crisi profonda. A testimoniare questa ferma volontà è la presenza di oltre 500 tra olivicoltori ed addetti ai lavori della filiera olivicola, che hanno partecipato al dibattito pubblico svoltosi ieri pomeriggio, venerdì 19 novembre ad Andria, presso la sala Nymphaeum, nelle vicinanze della provincia BAT. Il quadro generale della campagna olivicola nel 2021 è piuttosto preoccupante: a gelate, xylella e siccità si sono aggiunti i rincari dell'energia e gli effetti della speculazione. Proprio quest'ultimo fattore, assieme a un'altissima importazione di olio dall'estero, sta mettendo in ginocchio i produttori, alle prese con costi di produzione elevati e un prezzo basso delle olive e dell'olio, che non valorizza la qualità di quello che viene definito come "l'oro della Puglia". Al dibattito hanno preso parte anche diversi esponenti della politica a livello cittadino, provinciale e regionale: i produttori chiedono il sostegno delle istituzioni per salvare l'olivicoltura del nostro territorio. L'assessore regionale all'agricoltura, Donato Pentassuglia (presente in collegamento all'incontro di ieri sera) incontrerà a breve le associazioni di categoria per fare il punto sulle possibili soluzioni da adottare.

«La parola "distruzione" che abbiamo scelto nel titolo a questo dibattito – ha spiegato il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, tra gli artefici di questi "stati generali dell'olivicoltura" - riassume tutto il disastro che stiamo vivendo. Non si tratta del solito agricoltore che si lamenta, ma è una situazione balorda e allucinante: sul mercato c'è una bolla speculativa, chi ha tenuto bene e innaffiato le piante, spendendo inoltre tanti soldi, ha avuto un prodotto di grandissima qualità. E poi c'è la Comunità Europea che ci danneggia in modo vergognoso: è un problema sociale e ambientale, se abbandoniamo l'olivicoltura non so che fine possa fare il nostro ambiente. Mi auguro che dall'incontro di questa sera venga fuori uno spirito combattivo, dobbiamo far sentire il nostro grido di dolore per frenare la distruzione del nostro patrimonio paesaggistico e occupazionale. Il documento che produrremo questa sera sarà portato al presidente della Regione Puglia, con il quale andremo a Roma per parlare con il Governo, dove nessuno discute di agricoltura a livello nazionale né comunitario. Inoltre, è vergognoso che i soldi arrivino all'agricoltura del nord mentre quella del sud è fortemente penalizzata».

Si è parlato anche della riforma della PAC (Politica Agricola Comune) post 2020, che secondo il Conte Spagnoletti «va rigettata al mittente, è un disastro perché non tiene conto dell'olivicoltura e dell'occupazione. Abbiamo venti giorni per decidere prima che si chiuda questo sciagurato progetto: sono soldi che tolgono dalle nostre tasche, i nostri titoli rischiano di non valere più nulla». Su questo argomento, tra i dati allarmanti esposti da Gianni Porcelli, responsabile tecnico Confagricoltura Puglia, emerge che dal 2003 al 2020 i produttori olivicoli hanno perso una quota tra il 50 e il 60% degli aiuti. Inoltre, si prefigura il rischio di un serio impatto ambientale nel nostro territorio: «al pari delle foreste – sottolinea Porcelli – l'olivicoltura trattiene la maggiore quantità di anidride carbonica». Tra le proposte, si auspica che venga raddoppiata la soglia minima (ora fissata a 300 euro) di accesso ai pagamenti della PAC.
13 fotoDibattito pubblico sull'olivicoltura
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