Pino Cagnetti:
Pino Cagnetti: "Il nostro capitano"
Vita di città

Pino Cagnetti: "Il nostro capitano"

Il ricordo del medico oncologo Dino Leonetti dell'amico, con il quale ha condiviso tanti momenti sportivi

Questa mattina, giovedì 9 marzo, si sono celebrati presso la parrocchia della SS. Trinità, alla presenza di una folla commossa, i funerali dell'Amico Pino Cagnetti. Decine e decine sono stati i messaggi, i ricordi, gli aneddoti che hanno ricordato in questi giorni questo Uomo dalla grande personalità e dall'indomito spirito di dedizione al lavoro. Desideriamo ancora una volta ricordarlo con uno scritto che molto gentilmente il medico oncologo Dino Leonetti ci ha concesso di pubblicare "Pino, il nostro capitano", con alcune foto che lo ritraggono, proprio in queste ore che la sua figliola Roberta ha dato alla luce uno splendido bambino, l'atteso nipotino. Un fraterno saluto a Pino da noi tutti. Sarà impossibile dimenticarti.



"Un giorno incontrai Tanino e, sottovoce anche se eravamo soli sul marciapiedi, gli chiesi:
- Come sta Pino?
Lui mi guardò e notai una lieve increspatura sulla fronte, rimase in silenzio. Dissi:
- Ho capito, ho capito...
E andai via, portandomi dietro tutta la tristezza per un presagio che, benedetto lavoro che faccio, già figuravo trasformarsi in una drammatica realtà.
Pino è stato il mio capitano, non avevamo un'amicizia intensa e negli ultimi anni ci si vedeva di rado. Per strada, lui in divisa impeccabile, magro e autorevole, ed io come uno sciagomato, al solito.
Me lo ricordo, quando giocavamo insieme i tornei di calcio.
Era un bravissimo portiere. Mai una parola fuori posto, scattante, preciso, infallibile. A me, a Gerry, ad Antonio/Dino che eravamo una barriera invalicabile in difesa dava comandi e richiamava alla posizione in campo. Quelle rare volte in cui gli avversari tiravano in porta ci pensava lui a parare. Avere Pino in porta era già una quasi certezza che avremmo vinto la partita.
Per caso ho saputo della sua ultima partita contro un male che raramente lascia scampo se colpisce proprio dove ha colpito lui. Quel bastardo. Si è infilato nell'unico angolo della porta in cui perfino Pino che era alto e una molla quando si elevava allungandosi con le braccia, in quell'unico spazio del suo corpo che non è riuscito a proteggere.
Caro Pino, il destino è stato beffardo e sembra che questa partita tu l'abbia persa. Ma, sai una cosa? Non è così. Tu hai seminato così tanto nella tua vita che hai vinto abbondantemente!
Le tue qualità sono tante e notevoli, noi che ti abbiamo conosciuto le sappiamo bene, nella memoria rimarranno gli esempi e le testimonianze di cui ci hai fatto dono. Sono certo che ti ritroveremo moltiplicato in tutte le cose belle che hai seminato tra gli amici che ti hanno incontrato e nell'amore dei tuoi familiari.
Dicono che questa parentesi di vita quaggiù non è altro che una fase della vita eterna che ci è data. Io voglio crederci e allora aspettami, ti voglio ancora in squadra con noi, perché a un compagno diverso da te non potremmo volere altrettanto bene.
Sei stato e sarai sempre il nostro capitano".


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