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Liste d'attesa nelle Asl, Amati (Pd): “Le ultime notizie fanno emergere una situazione peggiore di quella ipotizzata”

"Pare che per le Asl l’attività libero professionale rappresenti una grave perdita piuttosto che un introito"

"Più passano i giorni e più i dati confermano la necessità di approvare in fretta la proposta di legge per la riduzione delle liste d'attesa sanitarie. Dalle prime elaborazioni effettuate dal servizio studi del Consiglio regionale sui dati richiesti e ottenuti dalle Asl pugliesi, risulta un significativo disallineamento tra i giorni d'attesa per l'attività istituzionale (nelle classi di priorità breve e differita, e per talune prestazioni) e quelli per l'attività a pagamento. Risulta inoltre che in due (o forse più) aziende, solo dopo la mia richiesta dati, è stato avviata la detrazione obbligatoria del 5%, e quindi la sua destinazione alla riduzione delle liste d'attesa, dal compenso pagato dai cittadini per la prestazione libero-professionale".

Lo dichiara il consigliere regionale del Pd, Fabiano Amati, primo firmatario della pdl per la riduzione delle liste d'attesa in sanità, che è stata sottoscritta anche dai colleghi Ruggiero Mennea, Vincenzo Colonna e Napoleone Cera. Proprio oggi (ieri per chi legge n.d.r.), la III commissione ha deciso di investire una sottocommissione per l'esame degli emendamenti che sono stati presentati al provvedimento, con l'obiettivo di elaborare un testo condiviso che sarà vagliato nella seduta già fissata per il 21 giugno prossimo. Se non si dovesse riuscire a trovare una sintesi, si procederà all'esame degli articoli della pdl e dei relativi emendamenti.
"Abbiamo inoltre - prosegue il consigliere regionale - avuto modo di osservare, ma sul dato stiamo effettuando ulteriori verifiche, che il ticket 'perso' per l'attività istituzionale non è compensato dalla percentuale trattenuta dalla Asl sulla visita a pagamento, soprattutto se tra i costi dell'attività a pagamento si aggiungono (come avviene regolarmente) le spese generali, di segretariato e infermieristiche. Insomma, pare che per le Asl (ma è in corso una più puntuale verifica) l'attività libero professionale rappresenti una grave perdita piuttosto che un introito, diversamente da come – conclude - ci vorrebbe far credere chi, per partito preso, avversa la proposta".
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