Claudia Pistillo
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Attualità

La testimonianza di chi ha dovuto affrontare il Covid: il racconto di Claudia Pistillo

“Ci vuole tanta resilienza per affrontare un virus così virulento”, sottolinea la giovane andriese

La testimonianza di una giovane studentessa andriese di nome Claudia Pistillo che ha dovuto prima assistere al contagio delle persone a lei più care e poi vivere sulla sua pelle la tragica esperienza del coronavirus, costringendola a lasciare, temporaneamente, il suo percorso accademico presso l'Università degli studi "Gabriele D'Annunzio", a Chieti, alla facoltà di Medicina.

Un racconto di grande sensibilità in grado di rendere bene quanto sia stato doloroso affrontare drammatici momenti legati alla malattia, ma che sono diventati per Claudia l'occasione per riscoprire valori importanti come la libertà e la necessità di sostenerci l'uno con l'altro quale unico antidoto per costruire un mondo migliore.

Di seguito il testo integrale della nota.

23 agosto- 23 settembre.

«Sono Claudia , una studentessa fuorisede di 23 anni. Vorrei condividere e testimoniare la mia esperienza con il nemico invisibile, il cosiddetto Covid-19. Prima di iniziare a raccontarla , desidererei sottolineare delle piccole premesse, presentando i miei punti di vista sulla ''vita''. Nella vita , nulla accade per caso ,tutto ciò che essa ci presenta positivo o negativo che sia, ci lascia un messaggio, un'esperienza che fa parte della vita stessa e sta ad ognuno di noi, coglierne la vera essenza e farne tesoro dagli eventi avversi . Sono una ragazza a cui piacciono le sfide , non sono una persona che si accontenta facilmente e mi piace trasformare tutte le cose che la vita mi ha offerto e posto davanti in un qualcosa di positivo e crescita personale. Un giorno una mia vecchia coinquilina mi disse >. Penso che questa similitudine mi ha sempre un po' contraddistinto per la mia dinamicità, ma questa esperienza covid mi ha letteralmente fatto staccare quella presa.

2020 :un anno da dimenticare o da ricordare ?

Una bella domanda alla quale penso che ognuno di noi si sia posto in questo periodo esiziale e deleterio . Personalmente ,avrei voluto dimenticare quest'anno così pernicioso e alquanto sterile , ma ad oggi ,credo che rimarrà un anno indelebile e di forte risvolta.

Il virus ha bussato alle porte della mia vita , presentandosi come un fulmine a ciel sereno! Inizialmente prima che il nemico invisibile entrasse nel mio corpo , ero scettica e incredula sulla sua pericolosità .Alla fine si sa ,fin quando non si vivono le "malattie" e determinate esperienze in prima persona , non si possono capire fino in fondo.

La mia storia ha inizio il 23 agosto …ma vorrei fare un flashback di 3 giorni. Dopo esser stata in Puglia e aver rivisto con gioia la mia famiglia e i miei nonni , ero ritornata nella città in cui studio , per iniziare con la giusta carica a preparare gli esami per la sessione di settembre .

20 agosto : ricevo una chiamata da mia madre in cui mi informa che la nonna è stata portata in ospedale a seguito di una insufficienza respiratoria. Inizialmente nessuno si è allarmato, anche se dentro di noi, pensavamo che potesse essere stato il covid-19 , era preferibile infatti, credere che fosse una semplice bronchite . La nonna fa il tampone e risulta positiva. I medici iniziano a voler il quadro generale dei contatti stretti della paziente come di prassi e tutti sono stati costretti a fare il tampone .
La nonna viene ricoverata con ossigeno e ventilazione al 100 per cento. Inizialmente per non farla preoccupare , le diciamo che ha una bronchite acuta e che tutto si sarebbe risolto nel più breve tempo possibile, intanto sono passati ben 35 giorni e la nonna è ancora con l'ossigeno in ospedale , ma il suo spirito battagliero la farà uscire vincitrice .

Tutti i parenti vengono sottoposti al tampone convinti di risultare negativi… invece con grande sorpresa ecco : 3 positivi ! Pur non essendo più in Puglia ,ho informato l'Asl del posto e loro preventivamente mi invitano all'autoisolamento prima di effettuare il tampone .

Con grande stupore inizio a chiedermi : può iniziare l'isolamento se poi devo uscire da casa per effettuare il tampone? Inizio a litigare con il call center, e a quel punto entra in campo uno dei miei angeli custodi che mi ha accompagnato in questa avventura : una dottoressa dal cuore d'oro , empatica e dolce che ascolta il mio sfogo e le mie preoccupazioni di aver potuto contagiare involontariamente la mia coinquilina.

23:agosto: primi sintomi covid :inizio a studiare, ma noto che non ho concentrazione, il fiato mi manca e incalza in maniera preponderante la tosse , avverto sensi di spossatezza, perdita di appetito, dissenteria e difficoltà nel parlare. L'agitazione prende il sopravvento : non per me stessa ma per gli altri , perché se fossi stata realmente positiva avrei potuto scaturire un focolaio ,dato che in quei giorni erano venuti anche i genitori della coinquilina a trovarci.

Il 24 agosto eseguo il tampone, ma intanto i sintomi iniziano a farsi imperanti e sotto consiglio della dottoressa chiamo il 118, l 'infermiere avrebbe voluto ricoverarmi dato il mio stato debilitante ma gli comunico che avrei preferito aspettare l'esito del tampone e valutare la soluzione migliore.

25 mattina : il mio affanno e la mia tosse aumentano così come anche la mia spossatezza, intanto l'esito del tampone è ancora incognito . La dottoressa mi contatta dicendomi di dover rifare il tampone in quanto è risultato dubbio ! In quel momento l'ansia mi assale e penso che forse sarei potuta risultatare positiva.
26 agosto :finalmente dopo 2 giorni di penosa attesa , arriva l'esito del tampone : positivo!!!

Ecco che inizia il mio dramma , non volevo stare assolutamente in casa con la coinquilina perché era una grande responsabilità. A livello psicologico non mi avrebbe fatto bene, in quanto avrei dovuto indossare la mascherina e i guanti in casa, ero priva di forze sia per cucinare che per collaborare nelle faccende domestiche e questo mio malessere avrebbe pesato tutto sulla mia coinquilina.

Grazie all'aiuto del mio angelo custode/dottoressa il 26 agosto stesso, vengo ricoverata in ospedale nella stanza d'isolamento Covid . Lontana dagli affetti più cari, lontana dagli amici , sono sottoposta a controlli ripetuti ed inizio la terapia con idrossiclorochina per ipodiafania dx ( infiammazione lieve al polmone destro dovuta al covid) .Lungo la permanenza in ospedale sono dimagrita tantissimo, in quanto non avevo forze nemmeno per mangiare e avevo perso il gusto e l'olfatto , inizio ad avere congestione nasale e problemi gastrointestinali con dissenteria, forti dolori muscolari, dormivo h24 .

Intanto continuo la terapia con idrossiclorochina (mattina ,pomeriggio e sera )ed in più flebo di antidolorifici per sinusite e dolore lancinante alla testa.
Chiedete e vi sarà dato ; cercate e troverete ; bussate e vi sarà aperto ; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto(Mt 7,7-9). Questa frase biblica risuonava dentro di me da tempo, ma in ospedale ne ho percepito la potenza di questa parola di Dio. Ho chiesto ai medici di aiutarmi ,in quanto ero completamente debilitata ed isolata e mi hanno aiutata. Finalmente hanno prestato ascolto ed oltre alla terapia effettuata , mi hanno prescritto integratori per riequilibrare il mio bioritmo. Il 30 agosto mi dimettono e grazie ai medici del reparto covid per i quali esprimo gratitudine , rientro nella mia città natale dove ho proseguito le cure a livello domiciliare sotto osservazione telefonica da parte dei medici Usca . Così continuo la mia permanenza con il mio papà anch'esso positivo al Covid.
Penso che il covid sia un virus soggettivo , in quanto ognuno di noi ha un sistema immunitario che reagisce in maniera differente ed i sintomi sono ipervariabili, questo virus non è un semplice virus come molti pensano.
I miei sintomi sono stati : forte astenia h24,mal di testa ,dolori muscolari lancinanti, affanno ,perdita del gusto ,di olfatto ,perdita di concentrazione e vuoti di memoria ,tosse ,sinusite , dissenteria , nausea ,congestione nasale, problemi gastrointestinali, ipotensione.

Dopo un mese ritorno ad apprezzare la libertà di essere, ma i danni virulenti di questa epidemia/pandemia sono devastanti sia a livello psicologico che fisico : distanziamento, isolamento e sintomi di varia natura che all'apparenza possono sembrare semplici sintomi influenzali, ma sono così insidiosi che si parla di restare a casa, in isolamento, perché l'altro è un nemico, una minaccia o puoi essere tu quel nemico per l'altro. La cosa strana è che quando vai in un qualsiasi luogo ti misurano la temperatura corporea ma non è questo che determina la presenza del virus ,in quanto una persona può essere apiretica ed essere positiva.

Secondo quanto recita l'art.3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Libertà è per definizione assenza di vincoli, impedimenti, costrizioni, che possono essere sia di natura fisica che di natura mentale. Si può affermare che il solo fatto di agire in un contesto sociale scandito da regole non ci rende liberi. Personalmente considero la libertà come una virtù interiore da coltivare, che consiste nell'assenza di condizionamenti di natura psicologica.
La mia dottoressa e altri medici dell'Usca ( Unità speciali di Continuità Assistenziale) hanno fatto il loro lavoro in modo lodevole, mi hanno guidato per tutta la permanenza in ospedale. Si critica molto questa categoria, ma i medici con i quali sono entrata in contatto sono stati professionali e tempestivi anche a distanza . Tuttavia per mio nonno positivo anche lui al covid, asintomatico e con una forte infezione urinaria non è avvenuto lo stesso trattamento . E' stato letteralmente abbandonato nei pressi dell'ospedale con il catetere e nel suo rientro a casa ,non c'è stata nessuna poliambulanza per lui.

Non siamo dei numeri. I sintomi sono cosi' soggettivi, che ciascuno reagisce in modo differente. Una convivenza con papà oltreché facile! Per quanto ci vogliamo un mondo di bene, abbiamo differenti punti di vista: nell'attesa dei vari tamponi a cui siamo stati sottoposti e il modo in cui abbiamo affrontato la malattia. Ciò che mi ha rattristato è stato proprio che a causa del coronavirus, non ho avuto la concentrazione giusta per lo studio, vuoti di memoria, spossatezza e ahimè dovrò posticipare esami che mi ero prefissa di svolgere. Quella spina l'ho staccata il 23 agosto, ma non può rimanere tale, grazie al sostegno dei miei familiari .

E' vero a volte mi piace stare in solitudine e in silenzio, specie quando studio, ma un conto è scegliere di essere isolati, un conto è stare forzatamente.
La permanenza nella mia città natale con il mio papa', mi ha portato a parecchi scontri, ma una lunga riflessione sui rapporti interpersonali. Parafrasando un aforisma di Gandhi <> In passato nei rapporti interpersonali sono stata concentrata su me stessa, dando poco spazio e ascolto alla mia famiglia, anche per una chiacchierata al telefono.
Questa esperienza di emergenza sanitaria, di isolamento mi ha fatto capire quanto invece è importante chiedere all' altro semplicemente tu come stai? Ed immedesimarsi nel prossimo. Mi ritengo fortunata perché ho ritrovato un padre, una famiglia e degli amici che anche se distanti sono stati uniti a me. Ora che sono negativa al covid, seppur con qualche strascico di sintomi ho una nuova consapevolezza di libertà, anche nel caso di costrizione fisica la nostra libertà persiste, perché essa dipende solo ed esclusivamente da noi. Finché attribuiamo alla nostra libertà una dipendenza dagli altri o da cause esterne, non possiamo essere realmente liberi, indipendentemente da dove e con chi ci troviamo.
Il grande nemico invisibile ci ha resi invisibili, emarginati , isolati e ostili, quasi a voler ostacolare i rapporti solidali e armoniosi verso il prossimo. Non solo ha invaso e violentato l'interiorità di ciascuno di noi , ma ha spezzato le ali soprattutto ai bambini , ai giovani , agli anziani e a tutte le categorie più indifese e fragili .

Sulla mia pelle ho avvertito la tristezza dell'indifferenza di alcune persone che mi hanno considerato come un qualcosa da evitare , ma allo stesso modo con grande gioia, ho riscoperto i valori di tutti coloro che mi sono stati accanto in questa lunga odissea. In modo particolare ,vorrei ringraziare tutta l'equipe medica che mi supportava psicologicamente con telefonate quotidiane , la mia amica d'infanzia che si è rivelata tale , i miei fratelli e mia madre.

Una delle mie frasi preferite scritte dal mio amato Albert Einstein affermava : "C'è una forza motrice più forte del vapore , dell'elettricità e dell'energia atomica : la volontà" . Soffermandomi su questa citazione , la volontà è il vero motore che smuove l'umanità e il progresso . Dobbiamo avere la volontà di agire, reagire , aiutare , riflettere, attendere , essere forti, combattere , non giudicare, essere empatici e solo così possiamo cercare di costruire un mondo migliore e non distruggerlo uscendone vincitori. Per tale ragione mi auguro che gli interessi economici che ci sono dietro questo virus, iniziano a restringersi e ad essere più operativi per tutte le malattie e non solo per questo virus mutevole .

Dopo questa esperienza penso che nella vita non bisogna dar nulla per scontato, tutto deve essere considerato importante in ugual modo, poiché siamo persone diverse ma uguali e quando veniamo colpite da qualsiasi problema, abbiamo tutti bisogno di un sostegno e di amore, anche se alla fine sta a noi prendere in mano le redini della nostra vita».

  • Claudia Pistillo
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