igino giordani
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Attualità

La notte continua

L'andriese Gennaro 'Gino' Piccolo condivide stratto degli scritti di Igino Giordani

La notte discesa sull'Europa continua ancora. E' discesa ancora una volta coi carri armati, con nuovi attrezzi della sofferenza che dove passa, come un rullo compressore, fa scomparire vite umane, gioia, pane, la fecondità dei campi: dalle fabbriche scompaiono o distruggono macchine, dalle banche l'oro, dai tuguri financo i materassi. Dicono che quanto più crudele è una guerra tanto meno essa dura, perché induce il nemico alla resa: ma stavolta quella tra Russia e Ucraina come sarà? Certo, in questo momento milioni di europei, e cioè di rappresentanti della più alta civiltà, vivono a portata di armi micidiali.

Quando si cominciò a paventare questa nuova guerra, questa nuova catastrofe, si credette che fosse un fantasma di allucinati pessimisti: tanto ci pareva remota da ogni possibilità. Ed ecco che ci siamo dentro. Migliaia di militari di popoli fratelli si uccidono sui campi di battaglia; centinaia di persone civili sono uccise sotto i bombardamenti aerei; le città a una a una sono frantumate; e gente che cerca un ricovero, di campagna in campagna, è inseguita dai distruttori dal cielo e dalla terra. I cuori non reggono più. Illudono lo spettro della fame. I bambini non ridono più o ridono a stento.

Nelle città ardono gli incendi, dentro i cui vortici bruciano le opere d'arte, bruciano le biblioteche, sparisce la paziente opera del genio e della santità; strade, ponti, scuole, ospedali; ché la morte, sui carrarmati si estende per un raggio che tocca i confini della terra. Le notti fosche non sono illuminate che dalle esplosioni e la gente passa al buio le ore insonni guardando dalle finestre senza vetri una nuova insidia che s'avvicina. Molti scrutano tra i boschi e i dirupi, entro cui s'aggirano per sfuggire a costrizioni odiose; e là giovani studiosi, professionisti di valore, operai pacifici contendono alla selvaggina la frutta degli alberi, soffrendo alla neve e al vento, come belve cacciate.

La popolazione delle città e delle campagne è perquisita, indrappellata, derubata, e assiste senza più sorpresa ormai alla devastazione dei patrimoni di generazioni. La gente mangia più lacrime che pane. Mi si dirà: ancora pensieri neri? No, rispondo: pensieri veri! E per chi non crede che così è la guerra, io imporrei un rimedio per rinsavire: "li caccerei per dieci minuti in una trincea sotto un bombardamento debilitante, ossessionante, in cui la ragione si smarrisca e tutta la natura istintivamente si ribelli – e se uno ne esce sano capirà cos'è la guerra , e la maledirà".
Noi, intanto, continuiamo a pregare e sperare.
  • centro igino giordani
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