Michele Rizzi
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Attualità

Il futuro delle categorie protette sotto la lente di ingrandimento di Michele Rizzi

Il segretario provinciale della Sinistra Italiana:" I disabili sono ancora i grandi esclusi dal mercato del lavoro"

Si fa presto a parlare di categorie protette, ma nella realtà l'ingresso dei disabili nel mondo del lavoro è tutt'altro che tutelato. Secondo l'ultimo prospetto informativo del 2022, fornito dal centro dell'impiego di Andria, oltre 80 aziende (tra pubbliche e private) collocate sul territorio BAT, e con oltre 200 posti scoperti riservati agli appartenenti alle suddette categorie, continuano a non assumere i disabili. Eppure le nostre normative che tutelano le categorie protette risultano essere tra le più avanzate a livello europeo ma che, a quanto pare, non riescono ad attuare un vero e proprio cambiamento culturale tra gli imprenditori. Infatti, con numeri alla mano, in Italia solo il 18% dei disabili è occupato rispetto al 58.7% della popolazione; numeri che rivelano il fallimento di una valida ed importante legge.
Per comprendere più da vicino questo annoso fenomeno, abbiamo chiesto al segretario provinciale della Sinistra, Michele Rizzi, le motivazioni per cui nel panorama delle diversità, purtroppo questo tema continua a ricevere scarsa attenzione nel nostro territorio o in generale nella letteratura nazionale.
  • Ciao Michele, perché secondo te, nonostante si tratti di assunzioni obbligatorie nei riguardi degli appartenenti alle categorie protette, questo non sempre accade nella realtà?
La legge del 12 marzo del 1999, n. 68 fu emanata per eliminare discriminazioni sul lavoro e per introdurre quote riservate alle categorie protette da sempre discriminate nella ricerca di un lavoro. Le quote di riserva, infatti, sono pari a:
1 lavoratore disabile per azienda con più di 15 dipendenti. 2 per aziende con più di 35 dipendenti. 7% dei lavoratori occupati per aziende con più di 50 dipendenti.
Il fatto che molte aziende pubbliche e private, come da rapporto informativo del centro dell'impiego, non coprono i 200 posti di lavoro che competono ai diversamente abili, è molto grave, configurando una palese violazione della legge a riguardo soprattutto in una fase storica in cui, la crisi economica e sociale si riserva sulle fasce della popolazione più debole.
  • Le cause potrebbero essere individuate anche nell'inefficienza dell'operatività degli uffici competenti? Come, ad esempio, nell'assenza di seri e onesti controlli da parte dell'Ispettorato del lavoro?
Sicuramente, se alcune aziende eludono la legge, vorrà dire che ci sono carenze nei controlli dell'Ispettorato del lavoro che dovrebbe passare al setaccio ogni azienda che superi i 15 dipendenti per verificare l'osservanza della legge e in caso negativo comminare multe pesantissime. Su questo di sicuro vigileremo denunciando politicamente coloro che non applicheranno la legge e sollecitando gli organi preposti ad un solerte intervento in tal senso.
  • Quanto l'aspetto culturale incide su questo fenomeno?
Sicuramente molto. In una società basata sul profitto e sull'individualismo, la parti più deboli della popolazione pagano caro i costi delle crisi sociale ed economica, in primis i diversamente abili. Aggiungo anche che ci sono molti inabili al lavoro, con invalidità al 100% che prendono pensioni ridicole di circa 300 euro mensili con i quali si possono pagare a mala pena le utenze domestiche. A chi è impossibile svolgere un'attività lavorativa, in quanto inabile al 100%, dovrebbe essere assicurata una pensione pari a quella di un lavoratore salariato e non certo un'elemosina di Stato. Dove reperire i fondi? Basterebbe tagliare i finanziamenti agli armamenti (800 milioni di euro di aumento nel 2023) per un totale di quasi 27 miliardi di euro per il solo 2023 con i quali si potrebbero aumentare le pensioni per ogni categoria sociale e non tagliare il reddito di cittadinanza che aiuta molti inoccupati di elevata età a sopravvivere. Sappiamo però che il governo Meloni va in direzione opposta.
  • Come mai, molto spesso, questo argomento viene disatteso dalle autorità competenti?
Probabilmente perché non c'è una necessaria attenzione al problema che viene ritenuto un problema secondario. E questo vale anche per la politica, spesso disattenta.
Noi di Sinistra italiana con la campagna contro le diseguaglianze che metteremo in atto in questi mesi, porremo al centro dell'azione politica anche il tema dell'accesso al lavoro dei diversamente abili perché situazioni incresciose come quelle evidenziate dai centri dell'impiego vengono appianate dando lavoro a chi ne ha diritto.
  • michele rizzi
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