Michele Fortunato fondatore e presidente degli Angry Bats
Michele Fortunato fondatore e presidente degli Angry Bats
Sport

Gli eSports sono una realtà anche ad Andria: "Angry Bats" qualificati per la Serie B nazionale

La prima squadra di gaming competitivo della nostra città nasce da un'idea di Michele Fortunato, fondatore e presidente del team

Diffusi in tante parti del mondo da diversi anni, gli eSports (competizione elettronica tramite i videogiochi) sono una realtà anche nella città di Andria grazie all'idea del concittadino Michele Fortunato, che l'anno scorso ha fondato la prima squadra cittadina di gaming competitivo. "Angry Bats" (letteralmente "pipistrelli arrabbiati") è il nome del team: angry fa riferimento al gioco per smartphone "Angry Birds", uno dei primi con cui Michele si è interfacciato, bats invece richiama il contesto territoriale e dunque la provincia BAT. Di recente, la squadra andriese ha ottenuto un risultato importante qualificandosi per la Serie B nazionale di League of Legends, gioco di strategia in diretta reale, entrando tra le 16 squadre migliori in Italia.

Gli "Angry Bats" hanno ottenuto la qualificazione dopo un lungo lavoro iniziato nei primi mesi del 2021, affrontando una lunga serie di tornei importanti per stabilire la classifica generale del Circuito Tormenta (il circuito amatoriale di League of Legends in Italia), nella quale il team si è piazzato al terzo posto. L'approdo in Serie B è stato completato dai playoff svoltisi la settimana scorsa: la squadra andriese si è fermata in semifinale, c'è un pizzico di amarezza per non essere riuscita a conquistare il pass per la finale live alla Milan Games Week ma, nel contempo, anche la soddisfazione di aver raggiunto il campionato cadetto di un eSport a livello nazionale dopo un solo anno dalla nascita del team. Per l'inizio della divisione bisognerà attendere qualche settimana, non ci sono ancora date ufficiali ma la prima giornata dovrebbe disputarsi a gennaio 2022.

Michele Fortunato, fondatore e presidente della prima squadra di eSports ad Andria, vanta un passato nell'atletica come suo fratello Francesco, prima di trasferirsi a Roma per l'università. A 15 anni ha fondato un sito dedicato all'atletica leggera che oggi è un'agenzia fotografica, punto di riferimento in Italia per le foto riguardanti questa disciplina sportiva. In altre forme, quindi, Michele continua ad avere uno stretto contatto con lo sport e la competizione, che lui stesso definisce «importante come passaggio di crescita nella vita delle persone». Anche da qui è scaturito l'interesse per gli eSports, come ci racconta nel corso di una nostra intervista: «Mi sono avvicinato a questo mondo per capire quanto fosse difficile diventare un giocatore professionista, e dopo aver constatato che era decisamente arduo ho lasciato stare. Mi ci sono affacciato nuovamente l'anno scorso durante la pandemia, dal momento che tutti gli sport erano fermi. In quel periodo ho capito che, se non potevo giocare, avevo comunque l'opportunità di fare qualcosa a livello organizzativo: così ho studiato il contesto per capire quali fossero le squadre più forti in Italia, i loro punti deboli e quelli di forza. La squadra più forte in Italia dal punto di vista competitivo è pugliese, precisamente di Bari; poi è stata acquisita da un imprenditore di Monopoli che ha continuato a partecipare a competizioni di eSport. Al momento, questo team è campione italiano su due videogiochi».

L'idea di fondare una squadra di eSports ad Andria nasce anche da un obiettivo di carattere sociale, come ci spiega Michele: «Vorrei che si diffondesse la cultura degli eSports come un modo di giocare per crescere e non come una perdita di tempo. Tanti ragazzi si sentono emarginati e cercano soddisfazione nei videogiochi, attraverso i quali si possono creare occasioni di crescita attraverso il confronto sano con altre persone, in particolare quando si gioca in team. Inoltre, gli eSports sono una bella dimostrazione di integrazione: le squadre sono miste, giocano insieme uomini e donne e possono giocare anche i portatori di handicap».

«A livello di diffusione degli eSports, - prosegue - in Puglia si sta muovendo qualcosa e ci sono 4-5 squadre ma siamo ancora indietro: all'estero, prendiamo ad esempio Francia e Polonia, c'è un seguito maggiore. Basti pensare che le finali mondiali di League of Legends riempiono i cinema, e in generale la struttura competitiva è molto più sviluppata. Ogni videogioco è come uno sport a sé, perché l'intera categoria si divide in macro-aree (sparatutto, strategia, simulazione sportiva, ecc.). In Italia, League of Legends e Rainbow Six hanno la struttura competitiva migliore, così come Fifa dove la competizione è molto sviluppata anche perché c'è la eSerie A, il campionato ufficiale della Lega. Se parliamo dal punto di vista sportivo, ci sono giochi più competitivi di altri: non serve, cioè, spendere soldi per essere i migliori, ma tutti hanno le stesse possibilità di vittoria. Sono dunque le capacita del player che fanno la differenza».

Come si allena un player per una competizione di eSports? «Ci sono due tipi di allenamento, quello individuale oppure con un coach. Il primo dipende dalla disponibilità del giocatore, in genere vanno bene un paio d'ore al giorno: se si va oltre il cervello smette di giocare per imparare, a quel punto si gioca solo per passare il tempo. Il gioco come passatempo non deve sovrapporsi al gioco come sport. L'allenamento con il coach, invece, è assimilabile a uno sport tradizionale, quindi mediamente si impiegano sei ore a settimana. L'allenatore aiuta ad affinare le tecniche e soprattutto la testa: bisogna avere una mentalità sportiva, perché i videogiochi creano facilmente dipendenza. Quando mi allenavo per le gare di atletica, il mio coach mi diceva che il riposo fa parte dell'allenamento: senza questo, i ragazzi rischiano di bruciarsi davanti al computer. Negli eSports, il coach aiuta il player a creare una routine in modo da approcciarsi al gioco con il solo intento di migliorare».

Il presente e le prospettive future degli "Angry Bats": «Vogliamo affermarci nella scena videoludica competitiva italiana. La Serie B di League of Legends è un traguardo importante: il campionato viene trasmesso in diretta su Twitch ed è sponsorizzato dal creatore ufficiale del gioco, dunque è una bella finestra per dimostrare ulteriormente il valore del nostro team e un primo passo verso il professionismo. Andare in Serie A sarà complicato, quindi per il momento l'obiettivo è mantenere la categoria. Ci stiamo allargando anche ad altri giochi, ad esempio l'anno prossimo puntiamo ad entrare nella Serie A di Valorant (genere Sparatutto, ndr). La nostra community sta crescendo e in generale siamo soddisfatti al cento per cento visti i passi compiuti fino a questo momento. Abbiamo un team per League of Legends e un altro per Valorant (in entrambi si gioca cinque contro cinque più sostituzioni, ndr): siamo circa una ventina compresi i membri dello staff e la composizione delle due squadre è sempre la stessa dalla loro creazione, c'è stato un solo cambiamento. Per filosofia tradizionale, ho considerato che mantenere a lungo gli stessi membri in una squadra produce un effetto migliore sulle prestazioni, rispetto alla sostituzione di un giocatore con un altro più forte. Nel mondo degli eSports i team durano poco, si cambia spesso per rincorrere il risultato rapido. Infine, un giorno mi piacerebbe formare una squadra interamente di giocatori andriesi: per il momento, negli "Angry Bats" ci siamo io e l'assistente coach a rappresentare la nostra città».

Account social degli Angry Bats
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