Politica
Zinni (Esp): E' stato affidato un solo bene confiscato in 9 anni. Questo è un fatto"
Il capogruppo regionale di Emiliano Sindaco di Puglia, commenta la reazione dell'ex sindaco di Andria Giorgino alle parole di don Geremia Acri
Andria - domenica 28 aprile 2019
11.19
"E' stato affidato un solo bene confiscato in 9 anni. Questo è un fatto". Interviene il consigliere e capogruppo regionale Sabino Zinni, della lista Emiliano Sindaco di Puglia, a seguito della reazione dell'ex sindaco di Andria Giorgino alle parole di don Geremia Acri, in merito all'assegnazione dei beni confiscati alla mafia.
"Lei non sa chi sono io!": se non fosse che la vicenda è seria, serissima, a fronte della reazione scomposta dell'ex Sindaco di Andria, l'avvocato Nicola Giorgino, le prime parole che verrebbero in mente sono quelle, già citate, di Totò, con la conseguente aggiunta: "Ma mi faccia il piacere!"
I fatti sono noti e mi permetto di richiamarli attraverso quanto pubblicavo in un mio post alcuni giorni fa.
Scrivevo:
«Su tutto il territorio della Bat solo un bene su quattro, di quelli sequestrati alla mafia, viene effettivamente riassegnato e restituito alla collettività.
L'ultimo bene affidato ad Andria risale al 2011, eppure i progetti ci sono e sono a costo zero per il Comune, che avrebbe dovuto solo facilitare l'assegnazione.
Questo secondo don Geremia Acri avviene perché spesso tutto si arena in una zona grigia, fatta di connivenza, fra chi si è visto sequestrare questi beni, e chi dovrebbe riassegnarli.
Se le cose dovessero stare così, sarebbe davvero gravissimo. Nel frattempo però che la giustizia fa il suo corso, l'appello di don Geremia non può cadere nel vuoto.
Sarebbe il caso di scoperchiare il vaso e rendere noto a tutti, quale sia la situazione dei beni confiscati, nonché a che punto sono le procedure di riaffidamento. Quelli sono beni comuni e comune e limpida deve essere la loro gestione».
Ora, se fossimo in tribunale diremmo: fatto e diritto. Il fatto è questo. L'amministrazione Giorgino ha assegnato un sol bene, nel 2011, il che significa che ha portato a compimento un atto la cui procedura era partita ancor prima che lui diventasse Sindaco. Dopodiché il nulla. Questo il fatto. Ora segue il diritto: il diritto di sapere, da parte di tutti noi, come mai, nei successivi 8 anni, l'Amministrazione Giorgino non abbia assegnato alcun altro bene confiscato alla mafia. A questo diritto dei cittadini dovrebbe corrispondere il dovere di Giorgino di rispondere. E lui che fa? Preferisce provare a intimidire un uomo, prima che un sacerdote, che è ogni giorno in trincea a favore della legalità e contro lo sfruttamento degli ultimi. I fatti si commentano da soli. Il diritto dei cittadini resta inevaso. Una cosa però è certa: don Geremia non è solo. Se Giorgino vuol quererarlo, che quereli tutti i cittadini che da troppi anni attendono le sue risposte.
"Lei non sa chi sono io!": se non fosse che la vicenda è seria, serissima, a fronte della reazione scomposta dell'ex Sindaco di Andria, l'avvocato Nicola Giorgino, le prime parole che verrebbero in mente sono quelle, già citate, di Totò, con la conseguente aggiunta: "Ma mi faccia il piacere!"
I fatti sono noti e mi permetto di richiamarli attraverso quanto pubblicavo in un mio post alcuni giorni fa.
Scrivevo:
«Su tutto il territorio della Bat solo un bene su quattro, di quelli sequestrati alla mafia, viene effettivamente riassegnato e restituito alla collettività.
L'ultimo bene affidato ad Andria risale al 2011, eppure i progetti ci sono e sono a costo zero per il Comune, che avrebbe dovuto solo facilitare l'assegnazione.
Questo secondo don Geremia Acri avviene perché spesso tutto si arena in una zona grigia, fatta di connivenza, fra chi si è visto sequestrare questi beni, e chi dovrebbe riassegnarli.
Se le cose dovessero stare così, sarebbe davvero gravissimo. Nel frattempo però che la giustizia fa il suo corso, l'appello di don Geremia non può cadere nel vuoto.
Sarebbe il caso di scoperchiare il vaso e rendere noto a tutti, quale sia la situazione dei beni confiscati, nonché a che punto sono le procedure di riaffidamento. Quelli sono beni comuni e comune e limpida deve essere la loro gestione».
Ora, se fossimo in tribunale diremmo: fatto e diritto. Il fatto è questo. L'amministrazione Giorgino ha assegnato un sol bene, nel 2011, il che significa che ha portato a compimento un atto la cui procedura era partita ancor prima che lui diventasse Sindaco. Dopodiché il nulla. Questo il fatto. Ora segue il diritto: il diritto di sapere, da parte di tutti noi, come mai, nei successivi 8 anni, l'Amministrazione Giorgino non abbia assegnato alcun altro bene confiscato alla mafia. A questo diritto dei cittadini dovrebbe corrispondere il dovere di Giorgino di rispondere. E lui che fa? Preferisce provare a intimidire un uomo, prima che un sacerdote, che è ogni giorno in trincea a favore della legalità e contro lo sfruttamento degli ultimi. I fatti si commentano da soli. Il diritto dei cittadini resta inevaso. Una cosa però è certa: don Geremia non è solo. Se Giorgino vuol quererarlo, che quereli tutti i cittadini che da troppi anni attendono le sue risposte.