Igino Giordani
Igino Giordani
Attualità

Un modello per l’uomo di oggi: il ricordo di Igino Giordani a 40 anni dalla morte

Riflessione di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria

In questo tempo oppresso dalla paura del futuro, più che mai c'è domanda di modelli di riferimento, di certezze, e sete di Dio. E Igino Giordani può davvero essere modello per l'uomo d'oggi: sposato, padre di quattro figli, uomo di cultura, scrittore, giornalista, ecumenista, agiografo, uomo politico, aveva dovuto confrontarsi con tanti problemi della società e non solo. Giordani era una persona aperta sulla Chiesa e su tutta l'umanità. Era tale in lui l'amore verso Dio e il prossimo che ha impersonato davvero il nome col quale era chiamato nel Movimento dei Focolari del quale è considerato cofondatore: "Foco", fuoco.

Nella vita aveva condotto una grande battaglia. Speranze quasi disperate, attese sofferte avevano ospitato il suo cuore da tutta la sua vita. Di una di queste è testimonianza eloquente una sua pagina in cui confida di partecipare, come tanti, «di quella specie di complesso di inferiorità per cui – scrive – noi laici e soprattutto noi coniugati ci ritenevamo una razza inferiore», «sembravamo il proletariato spirituale». Era la sofferenza per «la separazione che si era creata nella Chiesa lungo i secoli, prima del Concilio Vaticano II: di qua i religiosi, il clero, e di là i laici». Tanto da degenerare in «uno slittamento del clero nel clericalismo, del laicato nel laicismo». E sognava un ritorno ai primi secoli della chiesa quando sant'Agostino chiamava i padri di famiglia "compagni nell'episcopato" e per San Giovanni Crisostomo il coniugato doveva vivere come il monaco con in meno il celibato.

Cristiano tutto d'un pezzo, era in attesa di un nuovo soffio di vita cristiana. E quando l'ha trovato, attraverso un primo contatto col Movimento dei Focolari, ha annotato sul suo diario: «Era la voce che, senza rendermene conto, avevo sempre atteso: metteva la santità a portata di tutti, toglieva i cancelli che separano il mondo laicale dalla vita mistica». Metteva in piazza i tesori d'un castello a cui solo pochi erano ammessi. Avvicinava Dio: lo faceva sentire padre, fratello. E per acquistare questi tesori, ha "venduto tutto", con un distacco completo da tutto ciò che possedeva e soprattutto da ciò che era. Si deve a lui – negli anni cinquanta – l'apertura di una via nuova nella Chiesa, per gli sposati. Subito c'è stato chi lo ha seguito con questa nuova chiamata e diverrà, con questo, lievito per centinaia di famiglie impegnate ad essere "piccola chiesa", cellule vive nella società. Per una società rinnovata dall'amore.

Si è sempre visto, inoltre, in Giordani il "tipo" dell'umanità di questo tempo. Era forte in lui l'ansia che tutta l'umanità fosse percorsa da quella corrente d'amore che il Movimento dei Focolari suscitava, capace di rinnovare e trasformare la società. Era consapevole che il mondo oggi aveva urgente bisogno di un supplemento d'anima per non soccombere. Giordani poi ha concorso ad aprire ogni ambito della società all'influenza del carisma dei Focolari, sicché oggi comincia ad essere invasa da quello Spirito che fa nuove tutte le cose: il mondo politico, col Movimento politico per l'unità; quello economico, con l'Economia di Comunione; e poi l'arte, la cultura, la teologia, la filosofia, la pedagogia, le comunicazioni e così via.

A quarant'anni dalla sua morte non è facile parlare di lui e farlo all'altezza che egli merita. Solo l'illuminato studio della Chiesa saprà penetrare e mettere sul moggio, perché il cammino di santità di questo suo figlio, testimone del Vangelo, laico fedele e modello di comunione, sia di luce per molti.

(Dagli stralci di un profilo di Giordani tracciato da Chiara Lubich nel 2004)
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