Andria Bene in Comune
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Politica

Referendum e partecipazione: «Se i numeri sono importanti, allora lo sono sempre»

La nota di Andria Bene in Comune, a firma di Agostino Ciciriello

«In questi giorni si è molto parlato del mancato raggiungimento del quorum nel referendum abrogativo, con un certo entusiasmo da parte del centro-destra, che ha trasformato l'astensione in un presunto voto di fiducia nei confronti del Governo.
Ad Andria, in particolare, la narrazione del centro-destra si è concentrata sull'affluenza bassa, bollata come un "record negativo", e letta come una bocciatura dell'amministrazione di centro-sinistra.
Noi, però, non crediamo assolutamente che il non voto equivalga a un voto per l'esecutivo.
Al contrario, crediamo che sia necessario leggere con attenzione i numeri. E i numeri ci dicono che il centro-destra andriese non ha molti motivi per festeggiare.
Ad Andria, per questo referendum, hanno votato 19.866 cittadini.
Alle ultime elezioni amministrative, Giovanna Bruno ha ottenuto praticamente gli stessi voti al primo turno.
Alle elezioni politiche, invece, l'On. Matera, che oggi canta vittoria, ha raccolto oltre 1.000 voti in meno.
Se dunque è vero - come lo stesso centro-destra ha più volte sostenuto - che al referendum è andato a votare principalmente l'elettorato di centro-sinistra, allora va riconosciuto che questo blocco ad Andria ha retto, anche in assenza di una competizione elettorale classica e, anzi, in un contesto nazionale segnato da un astensionismo ormai strutturale.
La sensazione, tuttavia, è che gli unici a politicizzare il voto referendario siano stati proprio i partiti di centro-destra, convinti di poter trasformare l'astensione in un'arma politica. Una scelta che, però, non può diventare il metro per misurare il consenso.
La partecipazione democratica non funziona così. Anzi, trasformare i dati preoccupanti sull'astensione in un plebiscito per il Governo è un esercizio che può risultare molto pericoloso per la democrazia.
La verità è che da oltre dieci anni, purtroppo, il non-voto è diventato la vera forza maggioritaria del Paese.
Basterebbe ricordare che nel 2022, per il referendum sulla giustizia fortemente sostenuto dal Ministro Salvini, hanno votato solo 7.233 andriesi.
In quel caso, però, non ricordiamo esponenti del centro-destra che si siano lanciati in alcuna analisi politica o, ancora peggio, fatto polemica su presunti sperperi di denaro pubblico per le tornate elettorali.
Ulteriore dimostrazione di quanto, per una certa parte politica, i numeri siano importanti solo quando possono essere strumentalizzati a piacimento.
In sostanza, a parti invertite, nemmeno chi oggi governa potrebbe garantire un esito diverso rispetto a quello di lunedì scorso. E il fatto che chi è oggi al Governo faccia intendere che questo sia un problema solo per il centro-sinistra, conferma solo la consueta mancanza di onestà intellettuale a cui – ormai - siamo abituati.
Da parte nostra, invece, riteniamo sia giusto riconoscere che il mancato raggiungimento del quorum rappresenta una sconfitta politica per chi ha promosso il referendum. Ma questo è un dato ben lontano dal poter essere considerato un vuoto politico.
Quasi 15 milioni di persone in tutta Italia hanno deciso di andare a votare: una mobilitazione che, per numeri, supera i voti ottenuti dalla coalizione oggi al Governo alle ultime elezioni politiche.
Il referendum non ha raggiunto il quorum, è vero. Ma ha restituito la misura della tenuta di un pezzo importante di società che si pone in antitesi al centro-destra. E da lì bisogna ripartire, con convinzione e coraggio.
Ma non si può pensare di raggiungere alcun tipo di risultato né con le semplificazioni e né con la propaganda, strumenti che lasciamo a chi oggi è impegnato ad accreditare questo Governo reazionario e sottomesso al potere economico.
Si fa con l'impegno civico, con il rispetto per chi ha scelto di esprimersi, e con l'umiltà di chi sa che, oggi più che mai, c'è molto da riconquistare sul terreno dei diritti civili e sociali.
Tuttavia, l'unico vero dato su cui è necessario avviare una riflessione è che una parte rilevante dell'elettorato di centro-sinistra, ha votato contro il quesito sulla cittadinanza.
Un dato che lascia perplessi e che ci interroga sul fatto che, neppure su un tema essenziale come il riconoscimento dei diritti di chi vive e lavora in Italia, il centro-sinistra sia riuscito a costruire un'unità culturale e politica.
Il lavoro di ricostruzione da portare avanti a livello nazionale, insomma, non è necessario solo per creare un'alternativa credibile alle destre che ci governano ma, anche - e soprattutto - per riuscire finalmente a elaborare una visione politica che possa essere definita, inequivocabilmente, di centro-sinistra», conclude la nota del Presidente di Andria Bene in Comune, Agostino Ciciriello.
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