Tribunale di Trani
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Cronaca

Provincia Bat, il dirigente Di Giesi accusato di abuso d'ufficio

Concluse le indagini della Procura di Trani, firmò l'assunzione di 8 dipendenti non previsti

Con l'accusa di abuso d'ufficio il sostituto procuratore della Repubblica di Trani Silvia Curione ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini al dirigente del personale della Provincia Barletta-Andria-Trani Nicola Di Giesi, 48enne di Terlizzi, che il 31 dicembre 2010 firmò la determina dirigenziale con cui si sancì l'assunzione di 8 dipendenti dalle graduatorie comunali di Canosa di Puglia e Minervino Murge per far fronte ad alcuni posti vacanti della pianta organica della neonata provincia. Il bando per la copertura dei posti prevedeva solo 23 assunzioni ma le esigenze lavorative erano più del doppio.

Così oltre ai 23 vincitori di concorso si assunsero altre 25 unità non vincitrici di concorso ma comunque risultate idonee. I restanti 8 posti vacanti furono coperti con persone inserite nelle graduatorie dei due comuni murgiani. Sette di loro non erano risultati idonei alle selezioni del concorso ed uno non vi aveva nemmeno partecipato. Ma il ricorso alle graduatorie dei due Comuni era, per l'accusa, la logica conseguenza dalla determina firmata da Di Giesi in virtù di un indirizzo politico. La circostanza balzata agli occhi della Guardia di Finanza di Bari è che le graduatorie da cui doveva necessariamente pescarsi erano quelle di Canosa e Minervino perché "le più recenti" tra i vari Enti, così come espressamente previsto dalla determina.

In quest'ottica si è sospettato che ciò fosse un escamotage per avvantaggiare alcune persone vicine ad ambienti o personaggi politici dell'epoca. Secondo la Procura tranese, la Provincia Bat nel bando di concorso avrebbe dovuto già prevedere l'effettiva forza lavoro, senza dunque attingere da altrove, e comunque rispettare i precisi requisiti e le condizioni previste dalla normativa in materia per coprire i posti vacanti. Di Giesi, che contesta le accuse, ha chiesto al pm Curione di esser interrogato (alla presenza dell'avvocato Mario Malcangi) nel tentativo di giungere ad una rivisitazione della sua posizione e dunque all'archiviazione delle indagini; cosa che allo stato il pm, invece, non ritiene.
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