
Commento
Pax Christi Andria: “Quando è troppo, è troppo”
"I missili che spaventano il mondo. La nonviolenza come stile di una Politica di pace"
Mondo - venerdì 8 settembre 2017
Botta e risposta dall'altra parte del mondo: dopo i test nucleari della Corea del Nord, il Presidente USA Donald Trump chiede la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e non intende dialogare. In merito a una situazione che interessa gran parte del mondo e in cui mancano, per il momento, dialogo e buon senso, Vincenzo Caricati, referente del Punto pace di Pax Christi di Andria, esprime considerazioni indirizzate a una politica di maggiore dialogo piuttosto che di scontro: «Il Punto pace di Pax Christi di Andria, fedele alla propria storia che la vede protagonista nella difesa della pace, esprime una forte protesta dopo l'esplosione dell'ultimo test nucleare da parte della Corea del Nord, decisa, tra l'altro, a continuare nei lanci sperimentali di missili intercontinentali a testata nucleare.
Il test, che è stato compiuto sotto terra e che ha sprigionato una potenza pari a cinque volte quella dell'atomica di Hiroshima e Nagasaki, ha provocato un terremoto artificiale di forte intensità e ha sconvolto gli equilibri naturali di mezzo mondo. Il Presidente USA, dal canto suo, chiede la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e, al tempo stesso, dichiara che "il dialogo non serve". Putin, a sua volta, fa notare che il mondo è sull'orlo di un conflitto di vasta scala. Venti di guerra spirano da tutte le parti perché sembrano prevalere le spinte allo scontro piuttosto che quelle all'incontro ed al dialogo.
"Se non ora, quando" gli uomini di buona volontà alzeranno il loro grido di invocazione della pace ai responsabili delle nazioni e delle istituzioni internazionali affinché si adoperino per disinnescare i moventi delle guerre, quali l'avidità del potere e del denaro, la cupidigia di chi commercia in armi, gli interessi di parte a danno del bene comune, secondo i ripetuti appelli di Papa Francesco? Un mondo senza armi nucleari dovrebbe essere un realistico obiettivo politico, ma, soprattutto, è l'unica opzione possibile per evitare la proliferazione e la malaugurata, eventuale guerra nucleare.
Il Punto pace, come già in altre occasioni, sostiene che, hic et nunc, per gli amanti della nonviolenza si impone l'obbligo, più che mai improcrastinabile, di far sentire la propria voce nelle modalità consentite; che, ora e qui, ci si impegni perché la protesta non resti vana e si affermi la "CULTURA" del dialogo, si diffonda la sete di pace e vengano "contaminati" i cammini formativi. La "CULTURA" della pace deve diventare linfa dell'educazione a tutti i livelli.
L'acquisizione consapevole e il consolidamento di un'inversione di tendenza nella mentalità, sul piano individuale e collettivo, solleciterà tutti a scrollarsi di dosso l'assuefazione ad ogni tipo di violenza che si è insinuata nella coscienza di molti, rendendoli silenti e passivi o convertendoli alla sopraffazione e omologandoli, di conseguenza, ai prepotenti. La nonviolenza non è resa, disimpegno, inerzia e, secondo alcuni, perfino connivenza con il male; è invece l'arma vincente che neutralizza la reiterazione degli atti di aggressione.
L'invito di Papa Francesco a promuovere i beni incommensurabili della giustizia, della pace, della salvaguardia del Creato deve tradursi in comportamenti ed azioni di cui è intessuta la vita quotidiana di ciascuno di noi.
Liberiamoci dalla indifferenza, ostacolo alla pace, non meno della violenza, con l'aggravante del contagio e del blocco anche di tanti che pur si dichiarano "pacifici", ma che non sono "pacifisti".
Riusciremo così a svegliarci dal torpore che dilaga, purtroppo, nella coscienza di molti».
Il test, che è stato compiuto sotto terra e che ha sprigionato una potenza pari a cinque volte quella dell'atomica di Hiroshima e Nagasaki, ha provocato un terremoto artificiale di forte intensità e ha sconvolto gli equilibri naturali di mezzo mondo. Il Presidente USA, dal canto suo, chiede la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e, al tempo stesso, dichiara che "il dialogo non serve". Putin, a sua volta, fa notare che il mondo è sull'orlo di un conflitto di vasta scala. Venti di guerra spirano da tutte le parti perché sembrano prevalere le spinte allo scontro piuttosto che quelle all'incontro ed al dialogo.
"Se non ora, quando" gli uomini di buona volontà alzeranno il loro grido di invocazione della pace ai responsabili delle nazioni e delle istituzioni internazionali affinché si adoperino per disinnescare i moventi delle guerre, quali l'avidità del potere e del denaro, la cupidigia di chi commercia in armi, gli interessi di parte a danno del bene comune, secondo i ripetuti appelli di Papa Francesco? Un mondo senza armi nucleari dovrebbe essere un realistico obiettivo politico, ma, soprattutto, è l'unica opzione possibile per evitare la proliferazione e la malaugurata, eventuale guerra nucleare.
Il Punto pace, come già in altre occasioni, sostiene che, hic et nunc, per gli amanti della nonviolenza si impone l'obbligo, più che mai improcrastinabile, di far sentire la propria voce nelle modalità consentite; che, ora e qui, ci si impegni perché la protesta non resti vana e si affermi la "CULTURA" del dialogo, si diffonda la sete di pace e vengano "contaminati" i cammini formativi. La "CULTURA" della pace deve diventare linfa dell'educazione a tutti i livelli.
L'acquisizione consapevole e il consolidamento di un'inversione di tendenza nella mentalità, sul piano individuale e collettivo, solleciterà tutti a scrollarsi di dosso l'assuefazione ad ogni tipo di violenza che si è insinuata nella coscienza di molti, rendendoli silenti e passivi o convertendoli alla sopraffazione e omologandoli, di conseguenza, ai prepotenti. La nonviolenza non è resa, disimpegno, inerzia e, secondo alcuni, perfino connivenza con il male; è invece l'arma vincente che neutralizza la reiterazione degli atti di aggressione.
L'invito di Papa Francesco a promuovere i beni incommensurabili della giustizia, della pace, della salvaguardia del Creato deve tradursi in comportamenti ed azioni di cui è intessuta la vita quotidiana di ciascuno di noi.
Liberiamoci dalla indifferenza, ostacolo alla pace, non meno della violenza, con l'aggravante del contagio e del blocco anche di tanti che pur si dichiarano "pacifici", ma che non sono "pacifisti".
Riusciremo così a svegliarci dal torpore che dilaga, purtroppo, nella coscienza di molti».