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Attualità

Margaret Karram: «Rimettiamo al centro la riconciliazione e la preghiera»

Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria, condivide alcune riflessioni della presidente dei Focolari

Di fronte all'escalation di violenza in Terra Santa, in Colombia, in Myanmar e in diversi Paesi africani la Presidente dei Focolari, Margaret Karram, rivolge un appello alle comunità del mondo perché rimettano al centro della vita e dell'azione il dialogo e la preghiera, vie praticabili da tutti verso la vera pace.

«Non possiamo non sentire profondamente il grido di dolore che arriva in questi giorni da molte parti del mondo, perché la pace è di nuovo in grave pericolo. Mi riferisco alle proteste sfociate in violenze in diverse città della Colombia che stanno andando avanti da molti giorni, al popolo del Myanmar che da mesi soffre e in cui non si vedono ancora spiragli di pace e libertà, di diversi Paesi e regioni africane che per motivi diversi sono agitati da violenze che sembrano non avere fine. E cosa dirvi della situazione riesplosa a Gerusalemme, ad Haifa, nella striscia di Gaza e in tante altre città della Terra Santa in questi giorni? È una situazione che vivo proprio sulla mia pelle; le notizie dei bombardamenti, dei morti che aumentano ogni giorno riaccendono nel mio cuore un dolore immenso, anche perché questa è la terra dove sono nata e che mi ha cresciuta.

Voglio dire a tutti voi che vivete in prima persona queste situazioni di violenza, rischiando spesso la vita che sono con voi più che mai! Offro e prego ogni giorno perché cessino i bombardamenti e le violenze tra i diversi gruppi, perché vengano risparmiate vite umane e perché la pace ritorni ad essere il bene supremo per ogni persona, per ogni popolo e governo. Questa terra con tutte le sue profonde ferite ma anche grandi ricchezze che sono frutto della molteplicità dei popoli che la abitano mi ha stampato nell'anima la certezza che solo il dialogo, vissuto a volte anche in modo eroico, costruisce la pace vera in ogni luogo del mondo in cui manca. Ciò che sento oggi nel profondo è invitare tutti a riscoprire che siamo tutti fratelli, figli dello stesso padre, senza lasciarci prendere dall'odio o dalla tentazione di vedere solo la propria parte. Ci impegniamo insieme a riportare al centro del nostro pensare e della nostra vita, della vita delle nostre comunità, dei nostri popoli la riconciliazione e il dialogo: un dialogo con tutti, nessuno escluso e che mette in atto politiche giuste, che accolgono e rispettano le diversità.

Tuttavia, ci possono essere situazioni così disperate ed estreme dove sembra impossibile trovare una soluzione, ma lo abbiamo sperimentato tante volte: l'amore trova sempre vie di accesso al cuore dell'altro. A questo proposito, mi ha sempre dato speranza e coraggio uno scritto di Chiara Lubich che vorrei condividere con voi: "Ma se più uomini accettassero la sofferenza per amore, la sofferenza che richiede l'amore, essa potrebbe diventare la più potente arma per donare all'umanità la sua più alta dignità: quella di sentirsi non tanto un insieme di popoli l'uno accanto all'altro, spesso in lotta tra loro, ma un solo popolo, una famiglia".

Teniamo viva la speranza! Con l'amore reciproco rinnovato tra tutti intensifichiamo la preghiera per chi soffre, per i morti, per chi non ha certezza del domani. Ma soprattutto preghiamo Dio perché ci conceda il bene più grande per tutta l'umanità: il dono di una pace giusta e duratura».
  • centro igino giordani
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