Orchidea. Foto da Pixabay
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Attualità

La storia dell’Orchidea per un nuovo Patto sociale

Riflessione di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria

Fu in occasione della preparazione alla mia Prima Comunione che la buona Suor Teresina ci portò nel giardino del piccolo convento, dandoci di risalire alla bellezza del Creato ammirando dei fiori dai colori e profumi più vari. Con sacro incanto, descriveva vita e miracoli di ciascun fiore e, credo, che ella intendesse anche deporre nel nostro cuore l'anelito a guardare tutti i fiori con lo stesso amore. E, lo ricordo ancora, il suo soffermarsi sulla storia dell'Orchidea, fiore che, a suo dire, per durare più a lungo, aveva bisogno di avere vicino un'altra pianta o a un altro fiore. Suor Teresina è morta a 98 anni e ancora tante volte l'ho incontrata e immancabilmente era una gioia reciproca: per lei, ricordare le mie monellerie; per me, il ricordo dell'Orchidea che sempre ho ritenuto una "storiella" partorita dalla sua fantasia.

Spesso, però, comprando dei fiori, inspiegabilmente, quel ricordo infantile, rimasto scolpito nella mia mente e nell'anima come una delle poesie più belle, riaffiorava, e, scavalcando gli anni, mi portava a riviverlo intensamente mentre, il fioraio di turno, mi confermava che quella di Suor Teresina storiella proprio non era. E oggi, che ho ottant'anni compiuti, che ne è dell'Orchidea?
Sono molto felice perché aprendo la Rivista Città Nuova, Aurora Nicosia – riproponendo la storia dell'Orchidea con il suo Editoriale – me l'ha "ripiantata", per così dire, nel terreno della mia vita.
Felice, altresì, perché foriero di questo "trapianto", è quella stessa "Città Nuova" che fin dal Natale 1962, pagina dopo pagina, spesso entra negli angoli più bui della vita e me li illumina.

Da qui, il mio ridire grazie a Suor Teresina. Grazie a Città Nuova portatrice di un Ideale grande. Grazie ad Aurora Nicosia per averci ricordato "che siamo stati creati come dono di amore gli uni per gli altri", realtà che - sola - può darci di realizzare quel nuovo "Patto sociale", che lei auspica nel suo editoriale, «fra categorie diverse, fra giovani e anziani, fra ricchi e poveri, fra italiani e immigrati, fra persone appartenenti a schieramenti politici contrapposti, fra chi è favorevole al vaccino e chi no, fra imprenditori e operai, fra donne e uomini, fra chi ha una fede religiosa e chi non ce l'ha».

Come dire: "aprire il cuore come una conchiglia a raccogliere la voce oceanica dell'umanità e mettere a circolare l'Amore".
  • centro igino giordani
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