
Attualità
L’inutilità della guerra
Riflessione di Gennaro 'Gino' Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria
Andria - giovedì 7 luglio 2022
Davanti ad un così crudele quotidiano scenario di una guerra in corso nel cuore dell'Europa, impossibile non ricordare i tanti uomini considerati alfieri della cultura della Pace. Tra questi spicca il Servo di Dio Igino Giordani, che non fu solo un grande sostenitore della Pace, ma un puntuale denigratore della guerra. "No alla guerra, senza se e senza ma. Non è una questione negoziabile". Così affermava. La Pace, dunque, è un valore assoluto. Ed è ovvio che nel caso di questa guerra russo-ucraina si pone il problema di come stabilirla.
Ma torniamo a Giordani e alla pazzia di un'altra guerra che provocò un brusco risveglio della sua coscienza di uomo e di cristiano. Scrive nelle "Memorie di un cristiano ingenuo" (p.47): «Esplosero comizi guerrafondai in piazza, ai quali io andavo per protestare contro la guerra tanto che una volta un personaggio da me stimato, ascoltando le mie grida mi ammonì: "Ma lei vuol farsi ammazzare?". Già: io non capivo come si potesse generare alla vita un giovane, farlo consumare negli studi e nei sacrifici, al fine di maturarlo per un'operazione, in cui lui avrebbe dovuto uccidere gente a lui estranea, sconosciuta, innocente, ed egli a sua volta avrebbe dovuto farsi uccidere da gente alla quale non aveva fatto alcun male. Vedevo l'assurdità, la stupidità e soprattutto il peccato della guerra: peccato reso più acuto dai pretesti con cui la guerra si cercava e dalla futilità con cui si decideva».
«Ero divenuto un cristiano tiepido – prosegue Giordani – ma quella pazzia mi stava riportando al Vangelo di cui vedevo l'attualità. Dopo alcuni mesi di scuola allievi Ufficiali all'Accademia Militare, nel dicembre 1915 fui mandato al fronte». Fu un risveglio drammatico della sua religiosità, con una realtà mai prima vissuta. Nell'estate successiva, tra le rocce sul fronte trentino, cominciava a vedere Gesù nel fratello, considerando fratello anche il nemico; il suo cristianesimo si traduceva da Vangelo già abbastanza meditato in fatti concreti luminosi.
Scrive ancora Giordani nel suo Diario: «Quando ho visto un soldato ungherese o austriaco ferito in un crepaccio di roccia o rannicchiato In una fossa di granata, io non l'ho saputo odiare. Reo di lesa patria? Pazienza: non ho saputo spremere dal mio tessuto spiritale una stilla d'odio. E anche di fronte a quella faccia smorta e atterrita, mi sono ricordato del detto di Gesù: "Vedesti il fratello, vedesti il Signore"». E non gli sparò. E qualche giorno dopo (il 7 luglio 1916) fu colpito lui… Una pallottola gli spappolò il femore destro. Seguirono tre anni di ospedale e 11 interventi chirurgici le cui conseguenze portò tutta la vita.
Oggi, 7 luglio 2022 (dopo 106 anni!)… purtroppo ancora guerre, corsie di ospedali piene, l'umanità trafitta da dolori e lacrime e l'eco di quel gemito giungere fino a noi e ripetere: «Gli uomini hanno Crocifisso Te, Dio; hanno crocifisso noi, mortali. Perché?».
Ma torniamo a Giordani e alla pazzia di un'altra guerra che provocò un brusco risveglio della sua coscienza di uomo e di cristiano. Scrive nelle "Memorie di un cristiano ingenuo" (p.47): «Esplosero comizi guerrafondai in piazza, ai quali io andavo per protestare contro la guerra tanto che una volta un personaggio da me stimato, ascoltando le mie grida mi ammonì: "Ma lei vuol farsi ammazzare?". Già: io non capivo come si potesse generare alla vita un giovane, farlo consumare negli studi e nei sacrifici, al fine di maturarlo per un'operazione, in cui lui avrebbe dovuto uccidere gente a lui estranea, sconosciuta, innocente, ed egli a sua volta avrebbe dovuto farsi uccidere da gente alla quale non aveva fatto alcun male. Vedevo l'assurdità, la stupidità e soprattutto il peccato della guerra: peccato reso più acuto dai pretesti con cui la guerra si cercava e dalla futilità con cui si decideva».
«Ero divenuto un cristiano tiepido – prosegue Giordani – ma quella pazzia mi stava riportando al Vangelo di cui vedevo l'attualità. Dopo alcuni mesi di scuola allievi Ufficiali all'Accademia Militare, nel dicembre 1915 fui mandato al fronte». Fu un risveglio drammatico della sua religiosità, con una realtà mai prima vissuta. Nell'estate successiva, tra le rocce sul fronte trentino, cominciava a vedere Gesù nel fratello, considerando fratello anche il nemico; il suo cristianesimo si traduceva da Vangelo già abbastanza meditato in fatti concreti luminosi.
Scrive ancora Giordani nel suo Diario: «Quando ho visto un soldato ungherese o austriaco ferito in un crepaccio di roccia o rannicchiato In una fossa di granata, io non l'ho saputo odiare. Reo di lesa patria? Pazienza: non ho saputo spremere dal mio tessuto spiritale una stilla d'odio. E anche di fronte a quella faccia smorta e atterrita, mi sono ricordato del detto di Gesù: "Vedesti il fratello, vedesti il Signore"». E non gli sparò. E qualche giorno dopo (il 7 luglio 1916) fu colpito lui… Una pallottola gli spappolò il femore destro. Seguirono tre anni di ospedale e 11 interventi chirurgici le cui conseguenze portò tutta la vita.
Oggi, 7 luglio 2022 (dopo 106 anni!)… purtroppo ancora guerre, corsie di ospedali piene, l'umanità trafitta da dolori e lacrime e l'eco di quel gemito giungere fino a noi e ripetere: «Gli uomini hanno Crocifisso Te, Dio; hanno crocifisso noi, mortali. Perché?».