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Attualità

Festa dell’albero, “Regolamento comunale del verde” e “luoghi comuni”

Una riflessione dello storico locale Antonio Di Gioia

La ricorrenza del 21 novembre ha fatto registrare sulle reti locali alcuni interventi sulla questione del verde cittadino e più in generale ambientale, e non ho potuto fare a meno di fare qualche riflessione su un tema sul quale sono già intervenuto altre volte. Molti sarebbero gli aspetti da analizzare e molti i luoghi comuni che ricorrono nel dibattere questo argomento.

Partiamo dalla questione più banale: in occasione di tale festa vengono piantati uno o più alberi su terreno pubblico, alla presenza di autorità e di qualche scolaresca, alberi che poi vengono lasciati al loro destino. La buca nel terreno ripresa in una precedente identica ricorrenza (Andrialive del 21.11.20), ha più l'aspetto di una buca da campo di golf, che di quella necessaria per piantare un albero, che dovrebbe essere profonda e larga almeno mezzo metro (serve il piccone oltre alla zappetta). Una volta piantato l'alberello, bisogna poi ricordarsi di innaffiarlo con almeno dieci litri di acqua, ogni 10-15 giorni per tutto il periodo primavera – estate per almeno due anni, fino a che radichi in modo ottimale. Proprio come un bambino in allattamento.

L'associazione Fareambiente Puglia (Andriaviva del 23.11.20) auspica maggiori investimenti per la ricostruzione, la cura e la tutela dei boschi in Puglia e ricorda la legge n. 113 del 29.01.92 che introduceva l'obbligo ai Comuni con più di 15.000 abitanti di piantare un albero per ogni neonato registrato all'anagrafe comunale e su questi temi non si può che essere d'accordo. Nella stessa data del 21 novembre (Andriaviva) l'on. D'Ambrosio, pentastellato, faceva riferimento a questa stessa legge, come se fosse stata una sua proposta originale e non una normativa nazionale, con "toni poetici": "... Un nuovo albero che sarebbe stato affidato a quel bambino ed alla sua famiglia simbolicamente…". Il seguito poi dell'articolo denunciava la sua natura "politica" attribuendo alle amministrazioni Giorgino la responsabilità di aver "ulteriormente distrutto" il patrimonio verde cittadino, con alberi che sono stati estirpati e sostituiti da basi di cemento. Un articolo di M. Lorusso, (Andrialive del 21.11.20) "" …. Cosa c'è da festeggiare?"" riferito alla condizione del verde pubblico cittadino, lamentava la situazione attuale fatta di alberi abbattuti per varie motivazioni e invocava l'urgenza di avere un vero e proprio piano del verde urbano. L'articolo era corredato con le foto degli alberi abbattuti in via Montegrappa.

A questo punto cerchiamo di fare chiarezza con l'ottica di chi ha a cuore sia la bellezza della città, il suo patrimonio architettonico storico e monumentale, il suo patrimonio verde pubblico e privato e si considera anche "un mignolo verde".
1) Piano comunale del verde.
La cosa curiosa è che questo piano del verde urbano già esiste e non da oggi: il "Regolamento Comunale del VERDE" esiste dal 2002, alla cui stesura parteciparono l'allora assessore all'ambiente, quattro cattedratici di scienze agrarie e forestali ed il responsabile locale WWF dell'epoca che definirono un regolamento di circa venti pagine, ineccepibile dal punto di vista tecnico. In tale regolamento sono definite in modo chiaro e dettagliato tutte le informazioni teoriche e le indicazioni pratiche relative alla tutela del verde pubblico e privato cittadino (Scelta delle specie, potature, abbattimenti, norme per parchi e giardini pubblici, alberature stradali, sanzioni pecuniarie per danneggiamenti, ecc.). Secondo tale Regolamento, l'Ufficio Verde Urbano comunale è riconosciuto "… come l'organo competente in materia di Verde Pubblico con obbligo decisionale in materia…".

2) Gli abbattimenti di alberi lungo le strade.
Andria non è Parigi e neanche Ruvo di Puglia, dove una borghesia colta impostò la viabilità stradale della città ottocentesca che stava uscendo fuori delle mura cittadine con viali ariosi, di notevole larghezza e bellezza. Al contrario la borghesia ottocentesca andriese, gretta e poco colta, salvo poche eccezioni, impostò sia l'anello perimetrale al centro storico, che le principali direttive viarie in modo decisamente asfittico. Non solo, dopo la mancata approvazione del piano urbanistico del prof. La Padula negli anni Cinquanta del Novecento, si è sviluppata la città abusiva, assolutamente priva di spazi pubblici, e nel contempo si è consentito di cementificare anche quella parte di verde privato cittadino rappresentata dai giardini pertinenti ai grandi palazzi ottocenteschi.

In conseguenza di tale situazione, non avendo spazi idonei, si è proceduto nel tempo a piantare sui marciapiedi delle principali strade cittadine, alberi che non dovevano essere mai piantati a causa delle ridotte dimensioni in larghezza dei marciapiedi, e questo è avvenuto anche dopo l'approvazione del Regolamento del verde comunale, che invece è molto chiaro in merito. Facciamo un esempio pratico secondo le norme previste dal regolamento: Titolo I, capitolo 1,10.3 (pag. 6) «Per le alberature stradali di nuova realizzazione, la dimensione minima della piazzola e la distanza minima dalle case deve essere quella indicata nell'allegato 4 del presente … Allegato 4: per la varietà Quercus (quercia) è prevista un'area della piazzola di 2 metri quadri, cioè un rettangolo di 1x 2 metri lineari per lato. La piazzola di insidenza del singolo albero deve avere poi una distanza minima dalle case e dai pali stradali di pubblica illuminazione di 4 metri. ». Provate a verificare lungo le nostre strade se sono state rispettate queste misure previste dal Regolamento. L'esempio più clamoroso è l'alberatura antistante il palazzo Ceci di via Vittore Pisani, dove su un marciapiedi di neanche tre metri di larghezza sono state piantate, piuttosto di recente, delle querce, che vengono continuamente spennate. La facciata del palazzo è una delle più belle di Andria (stile neoclassico,colonne e lesene con capitelli di stile corinzio, uso di laterizio e pietra)e solo un ignorante, privo di buon gusto può aver disposto quelle piantumazioni. E' lo stesso Ufficio del Verde Urbano, o piuttosto gli assessori al ramo di turno, a non rispettare e a non applicare le norme previste dal Regolamento.

Lo spartitraffico di via Montegrappa è largo appena un metro e gli alberi, una volta diventati adulti, hanno causato sollevamenti e sconnessioni della pavimentazione circostante e sono stati soggetti a grossi sbrancamenti al passaggio di automezzi pesanti, o, più frequentemente, in occasione di tempeste di vento, eventi molte volte segnalati dalle reti locali, con rischi gravi per persone e cose. Inutile aspettare che tali alberi cadano in testa a qualcuno o a qualche macchina alla prossima perturbazione meteorologica. Il taglio di tali alberi, in pessime condizioni statiche e vegetative, è dunque da ritenersi più che giustificato. Su via Montegrappa, via Verdi e prosieguo, nella migliore delle ipotesi, è possibile piantare solo dei bassi cespugli, ma occorre valutare se il gioco vale la candela.

Via Ferrucci: fra i pali dell'illuminazione, le aiuole degli alberelli, i tombini, i pali della segnaletica, i gradini di qualche abitazione ottocentesca, era diventata un'impresa transitare sui marciapiedi, specie per le carrozzine dei neonati o dei portatori di handicap. Il taglio dunque degli alberi e alberelli delle citate strade cittadine era necessario, semplicemente perché la piantumazione di "quel verde" era sbagliato fin dall'origine.

3)Piantare un albero per ogni neonato
E' una norma da mettere in pratica soprattutto nei parchi e nelle aree urbane libere, nelle piazzette che lo consentano, non quelle storiche, nei viali larghi come quelli della zona PIP. Inutile piantare alberi che devono creare solo problemi, che devono essere continuamente martoriati da innaturali, quanto costose potature. Non c'è bisogno di acquistare costosi alberi adulti, è sufficiente fare riferimento ai vivai della Forestale per ottenere gratuitamente piante giovani adatte al nostro clima. Rimane il problema della piantumazione ad arte e della cura, come si è detto, soprattutto per i primi anni, che difficilmente può essere affidata ai genitori del bambino, come auspicato dall'on. D'Ambrosio, nel suo slancio poetico. Solo nella Grecia classica questo avveniva, quando gli alberi erano una specie di divinità.

Nella giunta comunale attuale abbiamo per la prima volta l'Assessorato alla Bellezza. Non so quale sia il suo programma, so che la Bellezza è mettere nella pratica le conoscenze, il buon senso, il buon gusto. Non è difficile. L'architettura storica e monumentale, l'Urbanistica e il Verde urbano piantumato con gusto e nella giusta misura e nelle parti giuste sono sicuramente dei punti di Bellezza di una città.

In allegato il frontespizio del Regolamento comunale del Verde e la facciata del palazzo Ceci di via V. Pisani.
  • Antonio Di Gioia
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