Lino Banfi e Ronn Moss a Bari. <span>Foto Savino Mazzarella</span>
Lino Banfi e Ronn Moss a Bari. Foto Savino Mazzarella
Eventi e cultura

Ecco perché il dialetto andriese è leggenda

Dal cinema al teatro, passando per la poesia. Così le radici restano salde

Il dialetto è una cosa seria, e se per molti rimane una lingua oramai desueta per i cultori è valore da preservare. In Italia non c'è regione che non racconti la propria identità grazie alla lingua madre, la parola che scava le nostre origini e che solca ancora oggi nei termini il nostro passato. Lui sua maestà il "Dialetto" è simbolo identitario in qualunque parte del globo noi ci troviamo.
Lo è quello l'andriese, lo sono i cultori, come non menzionare colui che lo ha esportato fuori dai confini nazionali, ovvero Lino Banfi. Lo racconta, nei numerosi film da lui interpretati , lo ricordiamo nella scena di: "Com'è dura l'avventura" commedia del 1987, diretta da Flavio Mogherini, tra gli interpreti, Lino Banfi, Brigitta Boccoli e Paolo Villaggio, lo stesso Banfi in un improbabile dialogo in dialetto andriese con un arabo, sintetizza la necessità di non voler essere disturbato, l'arabo capisce e va via, sarà Villaggio a chiedere se Banfi conoscesse la lingua estera, l'attore pugliese spiega di no, per la serie il dialetto lo conoscono tutti.
Di recente si è cimentato nel dialetto andriese anche il celeberrimo Ridge Forrester della soap di "Beautiful" o meglio Ronn Moss che insieme alla sindaca Bruno si è dilettato in uno scioglilingua made in Puglia. Al cinema, il docufilm "La zoitë" ('la sposa'), prodotto con il sostegno dell'Apulia Film Commission parla in dialetto andriese, sbarcato in America, proiettato anche a Vilnius in Lituania ha ricevuto un buon successo di pubblico. Nella tredicesima giornata del Festival Internazionale "Castel dei Mondi" di qualche anno fa in scena "Chessa Divina è Nouta Commedia", della compagnia teatrale Hurricane, dove ad essere protagonista è il dialetto andriese. Con una conversazione telefonica sarà l'attore Scamarcio scelto come 'testimonial' della Bat alla Borsa internazionale del turismo, di qualche anno fa a far sorridere il pubblico con una telefonata in dialetto andriese.
La lingua madre, figlia delle nostre radici ha visto negli scritti dalla professoressa Antonia Musaico Guglielmi ricercatrice, e custode fedele del dialetto, opere che hanno contribuito, a rendere il dialetto andriese "una delle varietà pugliesi più note e meglio documentate".
L'arte, nelle poesie che si plasmano di fronte al dialetto andriese che diventa: parola del popolo, parola di tutti, piccoli gioielli culturali che disegnano emozioni e che colorano ancora una volta l'orgoglio di essere andriese.
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