alberi messi a dimora a San Valentino
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Vita di città

Andria ed i positivi esempi di messa a dimora degli alberi

Montepulciano: "San Valentino e piazza Sorelle Agazzi, si è dato l’esempio giusto, un procedimento educativo corretto"

Torniamo a parlare di verde pubblico, della necessità di averlo e della sua conservazione. Lo storico ambientalista Nicola Montepulciano, offi ci parla di positivi esempi, si avete letto bene, di buone pratiche colturali, applicate nella nostra città.

"Nel quartiere di San Valentino sono stati messi a dimora molti lecci alla distanza di 10-11m l'uno dall' altro. E' la prima volta che questo modo corretto, ecologico avviene, da un secolo a questa parte, nella nostra città. I vantaggi sono e saranno molti. Non si sono sprecati soldi nell'acquisto di più lecci, cresceranno bene per la dotazione giusta di spazio, per molti anni non sarà necessario potare, potranno fronteggiare meglio eventuali attacchi di agenti patogeni, il tutto lasciato a beneficio ecologico ed economico delle prossime generazioni. Speriamo che a qualche futuro amministratore pubblico non venga la malsana idea di piantare, per incompetenza, altri alberi fra un leccio e l' altro, visto lo spazio, giusto per dimostrare di fare qualcosa per l'ambiente, spendendo soldi in modo idiota, malconsigliato da qualche vivaista, col quale… Si è dato l'esempio giusto, un procedimento educativo corretto, un insegnamento che si spera possa essere recepito e infondere la giusta mentalità di come trattare la natura, affrontare e risolvere i problemi ecologici in città, almeno per quanto riguarda il verde pubblico".

"Però un "ma" -prosegue Nicola Montepulciano- vorrei esprimerlo non per sminuire minimamente quanto è stato fatto, che, ripeto, merita elogi, bensì come eventuale apporto di idee. Anziché piantare solo lecci si può variare con carrubi e roverelle. Mettiamo che siano stati messi a dimora 30 lecci, si può variare mettendo 10 lecci, 10 carrubi, 10 roverelle. Così qualora dovesse manifestarsi un fattore patogeno, per es., a danno dei lecci, gli altri 20 alberi rimarrebbero indenni, e si interverrebbe solo per curare i lecci. Senza dire che il nuovo paesaggio creato sarebbe meno monotono, più vivace. Quello di San Valentino è il tipico orizzonte dei carrubi, come rilevato anche da ricerche botaniche nella vicinissima valle di S. Margherita, dove vi sono vari carrubi fra cui uno enorme che potrebbe essere dichiarato patriarcale. Ma anche in molti altri terreni circostanti vi erano (e forse qualcuno potrebbe esserci ancora) carrubi, che, ignominiosamente, poco alla volta, sono stati eliminati. E' una specie molto frugale, resiste al caldo e alla siccità, si adatta a qualsiasi terreno che, anzi, contribuisce a fertilizzare, essendo una leguminosa. Il terreno che ora ospita i lecci è formato, in parte, da materiale di risulta, perciò poco fertile. Il carrubo, come si studia, non si lascia attaccare da malattie. Dispensa fittissima e freschissima ombra, che, per le nostre estati roventi, è una grazia di Dio. Dei grandi vantaggi della roverella se ne è parlato in altre circostanze, si aggiunge solo che la caduta delle sue foglie contribuisce a formare ottimo humus. E' possibile piantare un carrubo perché, se non sbaglio, un leccio è risecchito. L'altro buon esempio lo si riscontra in piazza Sorelle Agazzi, dove sono stati messi a dimora 4 tigli al posto di 6 antipatici pini. In questo modo è stato eliminato lo sconcio della continua caduta di aghi fogliari, che danno un senso di sporcizia e di abbandono e concorrono ad intasare le fogne. Così si comincia a riconciliarci con l'ambiente fisico della nostra città. Quando ero consigliere regionale del WWF, sul finire degli anni '80 frequentai un corso di ecologia e il docente universitario ci tenne subito a precisare che "l'ecologia è questione di tempo e quantità", cioè l'ecologia si basa sul tempo e sulla quantità. Se si sversa 1litro di sostanza inquinante in un dato specchio d'acqua, questo in 1 giorno potrebbe neutralizzare la sostanza e tornare puro, con due litri occorrerebbe più tempo, con tre più giorni, con dieci si renderebbe necessario l'intervento dell'uomo per disinquinare ( ammesso che ci riesca ), con venti litri lo si uccide. Nel caso degli alberi in città l'ipotesi ecologica potrebbe essere questa: nel quartiere di S. Valentino si piantano 30 alberi ( quantità), ci vuole tempo per vederli ben sviluppati ( tempo ), non moriranno se dò acqua ( spesa prevista ), non è necessario potare ( risparmio economico notevole ), possibilità di non subire malattie ( eventuale risparmio ). Se ne pianto sessanta ( quantità ), avranno spazi ridotti ( quantità ), ci vuole tempo per vederli sviluppati ( tempo ), si deve dare acqua per sessanta alberi ( spesa maggiore ), presto ( tempo ) dovrò potare ( spesa ), con rischio di malattie ( eventuali spese per cure ), eventuale eliminazione alberi morti ( notevoli spese ), ed è il caso di c.so Cavour. Potrebbero salvarsi trenta alberi, tanto quanto quelli messi a dimora. Sarebbe valsa la pena metterne di più? Ecco dimostrato che l'ecologia si basa sul tempo e sulla quantità e quindi se si mettono in pratica gli insegnamenti che ci dà l'ecologia si risparmia moltissimo oltre a tutti gli altri benefici che sappiamo. Ci sono ancora da segnalare molti errori nel piantare alberi negli anni scorsi, in diverse zone. Se ne parlerà in altre occasioni", conclude l'ecologista Nicola Montepulciano.
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