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Cronaca

335 anni di carcere per i 35 condannati del Clan "Pesce-Pistillo"

Sentenza ieri del Tribunale di Bari: per 6 di loro pena massima di 21 anni

Un lungo processo che ha portato alle condanne di 35 imputati, a vario titolo, appartenenti ad un sodalizio criminale operante nella Città di Andria e riferiti al cosiddetto clan "Pesce-Pistillo". In tutto vi sono pene per 335 anni e 6 mesi. Circa 10 gli anni in cui Polizia di Stato e Carabinieri hanno svolto indagini ed arresti sulle due famiglie ritenute responsabili di numerose attività criminose in città in particolare nel campo dello spaccio di droga con quello che è stato definito un vero e proprio "cartello" tra le due famiglie con una spartizione precisa del territorio tra il Quartiere di San Valentino ed il Centro Storico. Gli ultimi arresti, in ordine di tempo, furono effettuati il 7 febbraio del 2014 in un'operazione congiunta tra Polizia di Stato e Carabinieri e che coinvolse oltre 100 agenti.

Dei 35 condannati, ve ne sono 6 ai quali è stata comminata la pena più alta di 21 anni e 4 mesi di reclusione oltre a tre anni di libertà vigilata precisamente per Pietro Dell'Endice, Michele Pistillo, Francesco Pistillo, Vincenzo Pistillo, Riccardo Pesce e Salvatore Pesce. Le pene, tuttavia, variano da 1 anno sino proprio ai 21 oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici ed il pagamento delle spese processuali. Otto, invece, le donne coinvolte e condannate dal Tribunale di Bari con il GUP Francesco Agnino, a legger la sentenza ieri. Si passa dai rati di associazione a delinquere, sino all'illecito acquisto, detenzione e trasporto oltre che spaccio di sostanze stupefacenti, utilizzo di armi per il controllo del territorio. Lo stesso Tribunale ha ordinato la confisca di quanto in sequestro oltre che la distruzione dello stupefacente e delle armi. Due le persone, invece, verso le quali non si è potuto procedere per raggiunta prescrizione dei reati. Trasmessi gli atti al Tribunale per i Minorenni di Bari per uno dei minori coinvolti. Particolarmente rilevante il ruolo delle donne e la prosecuzione delle attività criminose nonostante gli arresti di familiari o amici.
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