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The Boy, da horror a thriller: la scelta registica di William Brent Bell

La conversione sul finale funziona

Diciamolo pure, The Boy non sarà il film horror del secolo ma non è neppure un Bmovie. Oggi, suscitare la paura, soprattutto negli appassionati (e talvolta assuefatti e vaccinati) del genere, per un regista non è cosa semplice. È stato fatto e detto tutto e il contrario di tutto, inoltre di questi tempi, in materia di terrore, la realtà della cronaca quotidiana supera decisamente e di gran lunga la fantasia, ma questa è un'altra faccenda.

Nonostante tutto, The Boy riesce a creare la giusta tensione tenendo lo spettatore sempre all'erta.

I passaggi obbligati dal genere ci stanno tutti: la doccia, la casa gotica probabilmente infestata e isolata, l'assenza di segnale per i cellulari, la soffitta misteriosa e piena di segreti, il telefono che squilla senza risposta, addirittura il dettaglio del riflesso della protagonista nella maniglia di ottone e soprattutto la bambola, il fantoccio intorno al quale ruota tutta la vicenda.

Detto questo, la storia ha comunque il suo guizzo di originalità. Greta Evans fugge dalla metropoli americana e da una relazione pericolosa, rifugiandosi in un maniero nel countryside inglese per far da tata a Brahms, il figlio di otto anni degli âgée coniugi Heelshire. Tutto l'ambiente e l'atmosfera sembrano fermi e incastrati in un tempo passato. Fin qui, comunque, nulla di strano se non fosse che Brahms non è un bambino ma un pupazzo a grandezza naturale.

La prima reazione di Greta è molto realistica: una incontenibile risata. D'altronde, chi si sarebbe trattenuto dal ridere vedendo due distinti e aristocratici coniugi trattare una bambola di porcellana come fosse un bambino vero? Non passerà molto tempo però che Greta si ritroverà ad aver paura di quel pupazzo e, cosa ancor più folle, si ricrederà e scoprirà, nonostante la ferma resistenza opposta dalla sua logica razionalità, che il pupazzo è più umano di quel che sembra.

Il come e il perché lo scoprirete al cinema, per il resto c'è da riconoscere che il regista riesce a tenere a galla il film stranamente lasciando il binario iniziale che conduceva all'horror/fantasy/demoniaco e optando per la direzione più thriller movie e che, anche visivamente, arriva al momento giusto e nel modo giusto con un bel colpo di scena. L'effetto sorpresa funziona e ci sta anche il 'chi lo avrebbe pensato' dello spettatore. Così, la scelta registica sul finale soddisfa più dell'inspiegabile ipotesi della conclusione magico-spettrale alla quale lo spettatore è invece portato a pensare sin dai titoli di testa.

Per una specie di contraddizione, The Boy risulta essere un buon horror movie proprio perché rifiuta le soluzioni tipiche del genere di appartenenza a dimostrazione, come si diceva inizialmente, che oggi come oggi si riesce a suscitare paura più raccontando strane vicende che realmente potrebbero verificarsi che eventi che si possono solo fantasiosamente immaginare. I vivi, talvolta, incutono più paura di morti e pupazzi.
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