Screenema

Lui è tornato, un'ipotesi terribile ma non così assurda

Dal libro di Vermes, il film di Wnendt sull'importanza della memoria

Tutti ci saremo chiesti, più o meno segretamente, almeno una volta, cosa avremmo fatto se ci fossimo trovati negli anni dell'avanzata del nazismo in Germania e in Europa, come ci saremmo comportati, come avremmo reagito. Tanti invece avranno pensato (io l'ho fatto) come sarebbe stata l'avanzata del Führer ai tempi di Internet, del web, della comunicazione globale e dei social network.

Col senno di poi, infatti, la colpa che si attribuisce ai contemporanei di Hitler è di non aver saputo e di non essersi informati su quello che stava accadendo, colpa giustificata solo in parte dalla difficoltà dal reperimento delle informazioni per i mezzi - pochi, mal gestiti e censurati - all'epoca dei fatti.

Radio e giornali erano imbavagliati e raccontavano verità parziali o soggettive o apparecchiate, per cui come e dove avrebbero potuto i cittadini informarsi a dovere?

Oggi, considerata la mole emorragica di informazioni dalla quale siamo invasi, si tende a pensare che certe dinamiche avrebbero avuto differenti o comunque meno nefasti sviluppi. Non conoscere è quasi impossibile se basta accendere lo smartphone per sapere cosa sta accadendo sotto casa come dall'altra parte del mondo. Il ragionamento non fa una piega solo apparentemente. Il più delle volte, infatti, l'eccesso delle informazioni non è garanzia di qualità. Gli antipodi si incontrano: se tutti possono dire tutto anche senza autorevolezza o cognizione di causa vale a dire che nessuno dice nulla, così una buona percentuale dei fatti che ci capitano sotto gli occhi sono reinterpretati a discrezione del suo autore, risultando per questo scarsamente attendibili.

A questo punto la domanda iniziale «cosa accadrebbe se il più famoso dittatore del XX secolo tornasse ai giorni nostri?» assume un'altra valenza. E la risposta potrebbe essere tragicamente sconvolgente.

Timur Vermes ha provato a immaginarlo nel suo libro Er ist wieder da. Lui è tornato, che il regista David Wnendt ha adattato per il grande schermo.

In entrambi i casi il risultato della finzione calata nella realtà è sconcertante. La rivelazione più amara da mandar giù è che con molta probabilità alcune vicissitudini che riteniamo assurde in realtà si stanno già verificando sotto i nostri occhi ma, purtroppo, ancora lontane dalle nostre coscienze. Ed è proprio nel favorevole gap tra i fatti e la loro interpretazione che politici e capi di Stato come Hitler - dalle idee bellicose e pericolose - subdolamente si introducono e si fanno strada ognuno con il proprio stile a compensare il dislivello e pilotando le vicende, per condurle verso il proprio interesse politico e tornaconto egoistico, mascherandole da decisioni per il bene comune e sociale.

La propaganda politica menzognera, la mediocrità culturale di molti contenuti delle programmazioni televisive, alle quali fanno da contraltare i grandi progressi tecnologici e l'innovazione, la paura dello straniero, i giustizieri mascherati da moralizzatori, gli opinionisti dell'ultim'ora, i petizionisti, i demagoghi, i predicatori, sono tutti (e siamo tutti) responsabili di una generale confusione che all'occorrenza si trasforma in paura e terrore. E si sa che il terrore genera solo scelte affrettate e sbagliate.

In questo contesto, che è esattamente l'affresco dei nostri tempi contemporanei, s'inserisce a pieno titolo la risposta a quella domanda iniziale che non ci piacerebbe e che non vorremmo sentire e cioè, le condizioni attuali sono favorevoli al ritorno di Hitler. Non solo, il film sostiene la tesi (supportata da valide argomentazioni e perciò condivisibile) che con molta probabilità, il Führer tornando,potrebbe riscuotere nuovamente successo e, più semplicemente di quanto si possa immaginare, riprenderebbe mano le redini di un'Europa e magari di un Mondo alla deriva, portandoli verso la sua personale 'soluzione' che si presenterebbe come una salvezza nascondendola sotto le mentite spoglie di una ben altra e più preoccupante deriva, su ben altre e più fatali sponde. Quel che è peggio è che, se anche non vorrete ammetterlo a voi stessi per una sorta di pudore del pensiero, vi scoprirete, vergognandovi, a pensarla proprio come lui. Per contro invece, o per assurdo, i suoi più accaniti seguaci del nuovo millennio non si sentirebbero più rappresentati dal loro più grande ispiratore. Amara deduzione: sembrerebbe che in più di settant'anni nella sostanza nulla sia cambiato davvero. Sono cambiate le maschere ma i caratteri distintivi degli attori che le indossano sono rimasti gli stessi. La storia perciò, potrebbe ripetersi ammesso che non abbia già iniziato a farlo. Una conferma insomma che la guerra non si combatte da soli e che nel male, come nel bene, i risultati non si ottengono con un folle solo al comando ma con le masse pronte a seguirlo. Le unioni fanno la forza per questo capita - e non così di rado - che i pericolosi capi di stato non siano sempre usurpatori o golpisti abusivi del potere ma espressione di un popolo che li ha scelti e che li ha voluti proprio lì per dare voce alla parte oscura e silente dei singoli individui che intanto si camuffano da falsi indignati.

Insomma, chi è causa del suo mal pianga se stesso perché la storia non ha nulla da insegnare a chi si ritiene fuori pericolo, immune da certi rischi solo perché le eco sono troppo lontane. È proprio la sicurezza del dei tempi lontani e diversi la nemica numero uno del cambiamento.

Il sarcasmo l'ironia del film di Wnendt come del libro di Vermes sono a dir poco sottilissimi e geniali.

La sceneggiatura perfetta, attraverso la comicità, introduce in sordina nello spettatore una riflessione aspra e amara, tanto che dal sorriso ci si ritrova a vergognarsi dei propri pensieri e a riderci su nel tentativo di esorcizzarli, sapendo che hanno messo radici in noi prima ancora che ce ne rendessimo conto. Ecco come si insinua un'idea pericolosa che come un batterio rimane latente anche per lungo tempo per poi accendersi e esplodere al momento propizio. Magari al primo segnale d'allarme di un folle che avrà la colpa di essere consapevole della propria follia e quindi più folle degli altri ma proprio per questo più coerente e più credibile e perciò più pericoloso. Perché questo manca, oggi come allora: la coerenza delle idee tale da potersi affidare e fidare. La corrispondenza esatta tra l'azione e pensiero che a quanto pare sembra essere sempre più prerogativa dei criminali che della gente leale. l'onestà di credere fino in fondo a un'idea, al punto tale da farne una battaglia, prima, un guerra poi e una realtà alla fine. Fine dove può collocarsi tanto la deriva quanto la salvezza.

Il film di Wnendt, che per la sottigliezza della satira si espone al rischio di essere equivocato (da qui probabilmente la centellinata distribuzione) andrebbe, per l'appunto, letto al contrario in un'ottica carnevalesca di capovolgimento, perché la coerenza delle idee è buona cosa se applicata a buone idee, diversamente è una bomba ad orologeria. Non è il potere in sé ad essere negativo ma è la gestione del potere che può risolvere o distruggere.
  • Cinema
Altri contenuti a tema
Alla rassegna "No-Fiction Film - Cinema del reale", Andria ed i suoi protagonisti al centro di numerosi appuntamenti Alla rassegna "No-Fiction Film - Cinema del reale", Andria ed i suoi protagonisti al centro di numerosi appuntamenti A Bisceglie, con il regista e sceneggiatore Riccardo Cannone, un documentario su Andria Città europea e su Farinelli
A Bisceglie dal 9 agosto l'iniziativa "I 39 scalini - Cinema sulla scalinata" A Bisceglie dal 9 agosto l'iniziativa "I 39 scalini - Cinema sulla scalinata" La rassegna è promossa da Vecchie Segherie Mastrototaro e da Confcommercio Bisceglie con il patrocinio del Comune
Eva Henger ad Andria per il suo ritorno al cinema con "Tic Toc" Eva Henger ad Andria per il suo ritorno al cinema con "Tic Toc" Venerdì 23 giugno appuntamento alle 20:30 nell'auditorium dell'istituto comprensivo "Jannuzzi Mons. Di Donna"
Giunge ad Andria il film “Il Tempo dei Giganti” che parla del batterio della Xylella in Puglia Giunge ad Andria il film “Il Tempo dei Giganti” che parla del batterio della Xylella in Puglia Il film è distribuito nelle sale da Dinamo Film, società di produzione cinematografica e audiovisiva indipendente
Due attrici andriesi, Rossana Cannone e Lucrezia Scamarcio (Krizia) nel film “La Grande Guerra del Salento” Due attrici andriesi, Rossana Cannone e Lucrezia Scamarcio (Krizia) nel film “La Grande Guerra del Salento” Per la regia di Marco Pollini al cinema Multisala Roma di Andria il 7 maggio. Il TRAILER
Il cortometraggio “Pappo e Bucco” dell’andriese Antonio Losito vince il Premio Città del Cortometraggio	Il cortometraggio “Pappo e Bucco” dell’andriese Antonio Losito vince il Premio Città del Cortometraggio Nell'ambito della 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Pappo e Bucco: premiato a Venezia il corto sull'eutanasia del regista andriese Antonio Losito Pappo e Bucco: premiato a Venezia il corto sull'eutanasia del regista andriese Antonio Losito La premiazione si terrà mercoledì 8 settembre alle ore 19:30 presso lo spazio Hollywood Celebrities Lounge
Anche la cooperativa “Questa Città” partecipa al concorso “Menti in Corto” Anche la cooperativa “Questa Città” partecipa al concorso “Menti in Corto” Si intitola “Gesù in ferie…tanto immaginare non costa niente” il lavoro realizzato dagli ospiti e dagli operatori della comunità
© 2001-2024 AndriaViva è un portale gestito da InnovaNews srl. Partita iva 08059640725. Testata giornalistica telematica registrata presso il Tribunale di Trani. Tutti i diritti riservati.
AndriaViva funziona grazie ai messaggi pubblicitari che stai bloccandoPer mantenere questo sito gratuito ti chiediamo disattivare il tuo AdBlock. Grazie.