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Cronaca

Sequestrata, stordita e violentata: 38enne di Andria condannato a 5 anni e 4 mesi

L'uomo avrebbe adescato una ragazza, di Molfetta, all'uscita di una scuola. Prima il mix di alcol e droga, poi la violenza shock

È arrivato il verdetto nella vicenda giudiziaria che vedeva sott'accusa un 38enne di Andria, ritenuto responsabile di aver abusato sessualmente di una minorenne, originaria di Molfetta, dopo averla stordita con un mix di alcol e droga e violentata, mentre la vittima «esprimeva il proprio dissenso», ed è stato di colpevolezza.

La condanna, impartita dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Lucia Anna Altamura, al termine del processo di primo grado celebrato con la formula del rito abbreviato condizionato ad una perizia psichiatrica dell'imputato, a cui è stata riconosciuta «la diminuente per il vizio parziale di mente», è stata di 5 anni e 4 mesi di reclusione contro i 6 richiesti dall'accusa, rappresentata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Roberta Moramarco.

L'uomo, inoltre, che rispondeva di sequestro di persona ai danni della minore, violenza sessuale aggravata per avere abusato dell'inferiorità fisica e psichica della ragazza, dall'uso di sostanze alcoliche e stupefacenti, cessione di stupefacenti e attualmente ristretto ai domiciliari, è stato condannato all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento dei danni in separata sede nei confronti delle parti civili della presunta vittima, rappresentate dall'avvocato Maurizio Altomare.

Stando all'inchiesta, il 29 gennaio 2022, l'uomo avrebbe «adescato la minore, promettendole che l'avrebbe portata a Bari». Così, dopo avere carpito la sua fiducia, l'avrebbe convinta «a recarsi in un'abitazione» abusando di lei. L'attività è partite dalla denuncia della minore che, in ospedale, ha riferito di essere stata violentata senza, però, sapere chi fosse l'autore. Il resto l'hanno fatto le immagini di videosorveglianza visionate dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Andria.

In particolar modo, fondamentali sono state le telecamere installate nei pressi della scuola, dove sarebbe accaduto l'incontro tra la giovane, affetta da «disabilità intellettiva di grado moderato» e il suo presunto stupratore. Lo stupro sarebbe avvenuto in una casa rurale, dove la minorenne sarebbe stata «privata della libertà personale», intontita con «tre birre» e «una canna di hashish»: l'uomo le avrebbe ceduto altro hashish e le avrebbe fatto assumere una «pillola per il mal di testa».

Infine, «dopo averla stordita con l'uso delle predette sostanze, abusando delle sue condizioni di inferiorità fisica o psichica al momento del fatto, la costringeva o quantomeno la induceva a subire atti sessuali, mentre la ragazza esprimeva il proprio dissenso e restava inerme». Le motivazioni della sentenza entro 90 giorni.
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