
Politica
Referendum di giugno, appello dei Giovani Democratici di Andria: "Andare a votare"
La nota di Riccardo Mosca, Vicesegretario e Presidente dei GD Andria
Andria - venerdì 9 maggio 2025
15.57
"In questi giorni abbiamo assistito alla presa di posizione della maggioranza di governo sui referendum di giugno, quelli promossi dalla CGIL. Si tratta di referendum incentrate su due temi fondamentali: il lavoro e la cittadinanza".
Lo sottolineano dal Circolo dei Giovani Democratici Andria, in una nota di Riccardo Mosca, Vicesegretario e Presidente dei GD Andria.
Lo sottolineano dal Circolo dei Giovani Democratici Andria, in una nota di Riccardo Mosca, Vicesegretario e Presidente dei GD Andria.
"La scelta di invitare i cittadini a non andare a votare non è solo un calcolo politico — cioè quello di non far raggiungere il quorum — ma, per noi, rappresenta un errore molto profondo. I referendum, infatti, sono la massima espressione della democrazia diretta. Sono lo strumento con cui ogni cittadino può incidere direttamente sulle leggi e sul futuro del Paese, esprimendosi liberamente con un sì o con un no. Invitare all'astensione significa negare questo diritto, significa svilire un momento di partecipazione collettiva che appartiene a tutti.
Basta guardare al passato per capirlo: ricordiamo i referendum sul divorzio, sull'aborto e molti altri che hanno cambiato la società, facendo fare al Paese passi in avanti, nonostante le resistenze dei partiti conservatori — gli stessi che oggi invitano all'astensione. Ma la storia ci insegna che il cambiamento arriva grazie al coraggio, alla partecipazione, al voto.
Noi dei Giovani Democratici diciamo chiaramente SÌ ai referendum, votando SÌ su tutti e cinque i quesiti, perché crediamo che ci sia bisogno di cambiare davvero le condizioni lavorative e sociali nel nostro Paese. Crediamo che la dignità dei lavoratori non possa più essere calpestata.
Ma diciamo SÌ anche al referendum sulla cittadinanza, perché non è più accettabile che chi studia, lavora e paga le tasse in Italia debba aspettare dieci anni per essere riconosciuto cittadino italiano. Cinque anni sono una richiesta ragionevole e giusta: vuol dire riconoscere diritti, possibilità, voce politica a chi è parte integrante della nostra comunità. Vuol dire includere, non escludere.
Per questo facciamo un appello a tutti: andate a votare, partecipate. Il futuro non si costruisce stando a casa, ma scegliendo".