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Commento

Potature, Montepulciano: "Eliminare alternativamente gli alberi, in modo da creare spazio"

Lo storico ambientalista andriese, propone alcune soluzioni per far fronte a questa problematica

Torniamo a parlare di potature e della pratica che ne viene fatta ad Andria. Un problema sempre più sentito dai cittadini, perché questa pandemia ed i condizionamenti che hanno portato alla vita di ogni giorno, ci hanno fatto apprezzare l'importanza del verde e considerato di come le nostre città ne hanno veramente poco. Tocca nuovamente a Nicola Montepulciano, storico ambientalista proporre nuovamente delle soluzioni, con la speranza che possano essere applicate.

"Le proteste per le energiche potature degli alberi sui marciapiedi della città sono giuste, ma fino ad un certo punto, perché bisogna conoscere le cose come si sono venute sviluppando nel corso degli anni. Per quanto riguarda l'alberatura stradale, tutte le amministrazioni comunali succedutesi dall'inizio del '900 ad oggi hanno commesso diversi errori, che noi oggi paghiamo. E mi spiego. All'inizio del 1900 furono piantati in città i lecci quando le macchine erano rarissime, anzi, quasi non ve ne erano, e non vi era il problema dello smog. Perciò furono piantati come alberi ornamentali ed in spazi ridottissimi, mentre i lecci sono alberi da ombra e tutti gli alberi da ombra, cioè querce, bagolari, pini, carrubi, tigli, platani, magnolie, etc. esigono molto spazio, minimo 10-11m. l'un l'altro. In certi tratti del marciapiede di corso Cavour furono piantati, addirittura, a 4m di distanza. Stessa cosa avvenne ed avviene in pineta e nella ex villa comunale dove i pini per mancanza di spazio crescono molto male e basta un po' di vento per farli cadere o, se non cadono, seccano, altro che potatura. Tornando ai lecci, in seguito venne la moda della sagomatura, altra boiata pazzesca. Ma si può dare una forma alle querce? Ars topiaria del cavolo. Tutti gli alberi da ombra sviluppano una enorme chioma e se si mettono a dimora a distanza di 6-7 m, le rispettive chiome finiranno per invadersi, confliggeranno danneggiandosi fortemente a vicenda fino a perdere una parte consistente delle emichiome entrate in conflitto, è come se si autopotassero e un albero che perde una parte della sua emichioma prima o poi rinsecchirà. Per cercare di rimediare in qualche modo alla mancanza di spazio si ricorre alla potatura, che in tutti gli alberi da ombra, come detto sopra, fa più male che bene. Questi alberi, ancora, oltre che in larghezza, si sviluppano alquanto in altezza fino ai balconi e finestre impedendo alla luce del sole di illuminare le relative stanze, sicché in alcuni casi si è costretti alla illuminazione elettrica anche in pieno giorno! Ma vi è di più. Alcuni rami invadono i balconi e quando si aprono le finestre sporgono nelle stanze. Alle non poche persone che mi fermano per strada, (anche che non conosco!) per sapere come comportarsi, suggerisco di rivolgersi agli uffici competenti, altrimenti possono provvedere personalmente ad eliminare i rami invadenti. Non è possibile essere costretti alla illuminazione artificiale in pieno giorno, pulire i balconi quasi tutti i giorni, vedersi i rami in camera. Le potature energiche, del tipo a capitozzatura, indeboliscono l'albero, che, poi, produce molti rami ma tutti lunghi ed esili e, una buona parte, non avendo forza per andare verso l'alto, vanno in basso recando fastidio e pericolo agli occhi dei passanti sicché qualche cittadino, giustamente, corre ai ripari da sé. Questi rami, ancora, data la lunghezza ed esilità, non resistono al vento un po' forte, si spezzano. E per questo motivo, dopo la pazzesca potatura invernale ai bagolari di via Bruno Buozzi, l'estate scorsa si rese necessario l'intervento dei potatori (si dice: per "alzare la chioma"!). E via con altre spese (e più tasse per tutti). Qual è la soluzione? La soluzione c'è, ma bisogna essere decisi. Se si continua con questo tipo di potatura si danneggiano gli alberi, se si potano a tipo rimonda i rami, prima o poi, confliggeranno e si danneggeranno ugualmente e dureranno fino a quando una malattia li farà seccare. E questo, lo ripeto, perchè piantati in malo modo, troppo vicini, senza rispettare le regole che l'ecologia ci impone. E le regole che ci detta l' ecologia sono tutte improntate al risparmio. E alla riduzione delle tasse. E' chiaro, così, che l'attuale amministrazione non ha colpe. Quando l'allora assessore all'Ambiente Lotito mi chiese cosa fare per un leccio che, piantato (nel secolo scorso) a meno di 4 m dall'altro, stava seccando, consigliai di eliminarlo immediatamente. Una volta tagliato si vide che il tronco era marcio (come alcuni rami che si vedono in fotografia) e, se non ricordo male, c'era molto rosume internamente. Consigliai di eliminarlo per dare spazio agli altri due lecci vicini nella speranza di salvarli e sono ancora lì. Per ora. Successivamente, quando mi rivolsi ai tecnici del Comune per dire di non potare i lecci in modo energico, ma di procedere alla eliminazione dei lecci che davano chiari segni di rinsecchimento, mi fu risposto: «e chi ha il coraggio?» Risposta accettabile, però adesso si è costretti ad eliminarli. E chissà quanti altri rinsecchiranno. La soluzione per evitare potature drastiche, eventuali attacchi parassitari, mancanza di spazio vitale, è decidere con coraggio di eliminare alternativamente gli alberi ( uno si e uno no ) anche sani, non solo quelli malati, senza sostituirli, in modo da creare spazio, altrimenti il problema si riproporrà all'infinito. Così cresceranno sani e forti e le loro chiome, poco per anno, occuperanno lo spazio di quelli eliminati e produrranno più ombra ed ossigeno. Solo così la finiamo con questa storia. E quegli alberi che impediscono la vista delle bellissime facciate di quei pochi palazzi rimasti, vanno eliminati, malati o sani che siano, senza sostituirli. Piantiamoli davanti a quei palazzoni moderni con facciate da vomito, staremo ancora meglio".
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