Il direttivo dell'associazione Onda d'Urto
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Onda d'Urto, la ricerca continua: il dott. Dino Leonetti sarà collaboratore esterno

Dopo le dimissioni annunciate nelle scorse settimane, l'oncologo accetta la proposta del responsabile scientifico dott. Di Renzo

Onda d'Urto non si ferma: la ricerca contro il cancro va avanti. Ci hanno tenuto a ribadirlo con fermezza, nell'ambito di una nostra intervista, il dott. Tommaso Di Renzo, responsabile scientifico dell'associazione, e il dott. Dino Leonetti, oncologo e fondatore della onlus. Il progetto di Onda d'Urto prosegue, nonostante le turbolente vicende che hanno interessato l'associazione nelle ultime settimane soprattutto per le dimissioni del presidente Antonio Tragno, prima, e dello stesso Dino Leonetti subito dopo. Nei giorni scorsi è arrivata però una svolta importante: il responsabile scientifico Tommaso Di Renzo chiede al dott. Leonetti di proseguire la ricerca con Onda d'Urto uniti contro il cancro, come collaboratore esterno, e l'oncologo ha immediatamente accettato.

«Sono grato al dott. Di Renzo per l'opportunità che mi concede, - ha dichiarato Leonetti - sono legato a lui da un'amicizia fraterna. Non voglio sottrarmi alla parola d'onore data agli ammalati e ai loro genitori, perciò accolgo molto volentieri la proposta del dott. Di Renzo, che in parte attenua e addolcisce il livello di sofferenza che porto con me dopo l'addio improvviso del presidente dell'associazione. Vorrei che le famiglie che ci hanno accolto riprendessero quella fiducia che avevano in noi, e spero che la mia collaborazione da esterno, accettando la proposta del dott. di Renzo, possa servire anche a questo. Non dimentico mai che abbiamo ragazzi e giovani sulla nostra coscienza, il nostro obiettivo è sempre stato limpido e coerente e tale rimane: studiare le cause evitabili di sofferenza e di morte legate al cancro».

La ricerca riprende dopo lo stop causato dal Coronavirus, e il dott. Tommaso Di Renzo fa il punto della situazione: «La prima fase del nostro progetto doveva terminare a marzo, ma il Covid ha fermato tutto. Siamo vicini a un punto di svolta di un lungo lavoro iniziato sei anni fa, quando abbiamo cominciato individuando i malati di cancro partendo dai bambini e dividendoli in istotipo: il cancro infatti non è sempre lo stesso e può colpire qualsiasi organo del nostro corpo. Successivamente abbiamo intervistato i genitori dei bambini con queste problematiche e preparato una scheda anamnestica molto ricca. Abbiamo visitato circa 20 ambulatori medici, recandoci da ogni singolo pediatra per chiedere la partecipazione a questo progetto. Siamo rimasti esterrefatti perchè tutti hanno accettato di collaborare con noi, fornendoci i nomi dei pazienti e mettendoci in contatto con i familiari. Adesso speriamo di ripartire al più presto e chiudere la prima fase, per concentrarci in seguito sulla fase 2 che prevede la collaborazione di professionisti esperti in diversi campi: noi possiamo esprimerci solo da un punto di vista scientifico e medico, ma è l'insieme delle competenze che porterà alla conclusione del progetto».

Il dott. Dino Leonetti fornisce altre precisazioni: «Le schede anamnestiche sono state realizzate anche con la collaborazione di professori universitari, e il protocollo è stato presentato alla Asl che ha dato il suo benestare. Tutta la fase preparatoria è durata sei anni, ma è stato tutto pioneristico: la nostra soddisfazione sarà quella di dire "non ci ha pensato nessuno, noi ci stiamo provando", partendo dall'idea di mettere insieme le storie dei bambini con lo stesso tumore e studiare le loro vite facendo una sorta di "speleologia anamnestica", per scoprire cosa li accomuna. Una fase propedeutica al passo successivo: il geologo, l'ingegnere ambientale, il biologo, il nutrizionista, il pediatra, ognuno di questi professionisti analizza la particolarità di un fattore di rischio. Poi ci sarà la fase 3, che consisterà nell'affidare un report ai garanti della salute, il direttore generale della Asl e il Sindaco. Noi non abbiamo nessuna autorità in merito nè daremo in pasto queste informazioni sensibili all'opinione pubblica e alle famiglie, ma le forniremo alle autorità competenti e saranno loro a prendere le opportune decisioni. Noi stiamo semplicemente fornendo uno stimolo e uno spunto alla conoscenza, non abbiamo l'ambizione di trovare le cause dei tumori in maniera scientificamente certa. Abbiamo fatto un lavoro intenso, prolungato, tenace, pieno di ostacoli, ma sempre determinati a non mollare e a non farci distrarre da altro».

L'oncologo e fondatore di Onda d'Urto lancia inoltre un messaggio ai cittadini andriesi: «Il volontariato non è un passatempo inutile: chi lo fa sacrifica tempo ed energie, mettendo a disposizione le proprie capacità senza nessun calcolo, e non deve passare il messaggio che il volontariato serva per altri scopi. Leggo in questi giorni di candidati sindaci che parlano di prevenzione, di città dei bambini, di adozione del profilo di salute della città. Mi fa piacere che ci sia tutto questo interesse ma mi chiedo se sarà costante nel tempo e, soprattutto, se c'è stato in passato. Noi crediamo nella politica come servizio puro e forma più alta di carità, come diceva Paolo VI. Mettersi al servizio degli altri ed essere caritatevoli non significa deluderli, tradire la fiducia e usare temi sensibili per altri scopi: questa è la ferita che porto con me».

Sulla stessa lunghezza d'onda, il responsabile scientifico di Onda d'Urto dott. Di Renzo precisa: «Il nome dell'associazione non può essere sbandierato da alcun candidato. Noi diffidiamo chiunque ad utilizzare il nome di Onda d'Urto per fini che non siano legati alla ricerca dell'associazione; la nostra onlus non è terreno di caccia di nessuno».
  • onda d'urto
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