San Giuseppe. Foto di Robert Cheaib da Pixabay
San Giuseppe. Foto di Robert Cheaib da Pixabay
Attualità

Omaggio a San Giuseppe: una storia bella del Vangelo

Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria, condivide uno scritto del Focolarino in "Maria di Nazareth" (1943)

E una notte a Giuseppe si mostrò un angelo e gl'intimò: "Alzati, prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, giacchè Erode s'accinge a cercare il bambino per ucciderlo". Giuseppe balzò in piedi, esterrefatto: capì il pericolo che incombeva su quelle povere creature di cui viveva: il bambino e la madre. Aveva fin da principio, accettato il suo compito, ché la paternità legale di Gesù e il legame con Maria significavano sacrificio, correre da un luogo all'altro, con la spada sul collo. Svegliò Maria, la mise al corrente della visione e, ammassate le poche masserizie (alcuni pannolini per il bambino, i doni dei Magi, qualche utensile del lavoro), le caricò sull'asino e via, senza far rumore, dentro l'opaca notte.

Come tutti gli ebrei, Giuseppe conosceva dove si potesse passare la frontiera e la fuga in Egitto era comune ai conterranei, specie sotto Erode il sanguinario. E si narrò che, dopo tre giorni d'un cammino affannoso, al calar della notte, la piccola comitiva si trovasse agli orli del deserto, nericante d'ombre e ululante di bestie affamate. Al solo contemplare il volto fatto smorto di Maria, il cuore di Giuseppe fu attanagliato dall'ambascia: che opporre alla misteriosa minaccia di quel buio senza confini?

Ecco che, procedendo ansimanti, arrivano presso una dimora d'uomo, da cui due figuri sbucano fuori, levando una lanterna in faccia ai profughi. A vedere il volto della giovine, che stringe il bambino, uno dei briganti – il capo – si scolora in viso, e, con un accento inconsueto in lui, l'invita a entrare; ha in casa un bimbo anche lui, ma, per difetto di latte, gli muore di fame. Maria, non sentendo più che la tenerezza della madre, entra nel ricovero, e il figlio del brigante succhia quella notte il latte della Vergine e fluisce nelle sue arterie inquinate dalle colpe dei genitori un'onda di purezza e di tepore; il latte che si faceva sangue in Gesù.

Divenuto grande, quel figlio della steppa divenne brigante, come il padre, ma con un deposito di bontà, un piccolo rigagnolo tiepido, portato a lui dal latte della Madonna; sì che, quando dopo poco più di trent'anni cadde nelle mani della polizia romana, trovandosi, in croce, vicino a Gesù, nella durezza del suo spirito, infetto di sangue assassino, gli si svegliò quel nido di bontà lontana, e morendo si rivolse, raccomandandosi a Lui, come suo padre s'era un giorno raccomandato a Maria; e Gesù si trasse in Paradiso quel suo collattaneo dopo averlo, del suo sangue, fatto proprio consanguineo.

Per essere stato pochi minuti figlio di Maria, fu il primo a entrare in Paradiso.
  • centro igino giordani
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