
Attualità
La festa dei lavoratori
Riflessione di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria
Andria - venerdì 30 aprile 2021
In prossimità della festa dei lavoratori il 1° maggio, più forte si sente l'eco di tante sofferenze derivanti da chi un lavoro ancora non ce l'ha o lo ha perduto o sfiduciato non lo cerca più. Nel contempo, affiorano le più varie soluzioni, a volte bizzarre, forse perché influenzate da idee per sentito dire o da veicoli di comunicazione che finiscono per confonderci.
Quello che addolora è che, non di rado, anche se pacatamente si accenna ad un contributo attinto dalla Dottrina Sociale Cristiana, il dialogo s'interrompe; e più dolorosa si avverte questa interruzione quanto più esternata da amici cattolici, e ciò porta alla conclusione che siamo ancora in pochi, francamente, a conoscere che esiste una dottrina sociale cristiana. Da qui l'incapacità di trovare insieme risposte, di proseguire con coraggio il dialogo, perché spesso non abbiamo letto un sol rigo di questa dottrina; un sol rigo di una enciclica sociale. Una loro anche superficiale lettura ci impedirebbe di giungere, nientemeno, ad affermare che una dottrina sociale cristiana non esiste o che, comunque, il problema lavoro è prettamente politico. Ecco il "virus" – avrebbe detto il mio amico Spartaco Lucarini – che impedisce ai più di non apprezzare, studiare e diffondere la dottrina sociale cristiana: la separazione che operiamo fra le verità cristiane e la vita quotidiana.
E tanta gratitudine va alle poche scuole di formazione socio-politica che offrono ormai a tutti, credenti e non credenti, di assaporare la bellezza della rivoluzione operata dal messaggio cristiano che nel Vangelo ha la sua prima fonte. In piena libertà. Ed è bello scoprire che fin dall'inizio non fu certo il Vangelo a dettare norme economiche o politiche. Un tale compito non rientrava, e non rientra, nei suoi fini religiosi o morali. Gesù non fu un economista o un politico; non ha mai dato la soluzione a problemi pratici o contingenti; ma se non li risolse direttamente, mise, e mette, nel cuore dell'uomo il sentimento della salvezza e gli illumina la mente sulla causa prima delle crisi.
Da qui – scrive Igino Giordani – l'auspicio che i partiti divenissero anche scuole di civismo: ogni sezione dovrebbe svolgere, tra gli altri compiti, quello di una didattica, che ricordasse ai cittadini la legge dell'amore, in cui sono incluse la giustizia e la solidarietà, legge di vita, intelligenza divina, senza cui si piomba per forza, nella rissa.
Quello che addolora è che, non di rado, anche se pacatamente si accenna ad un contributo attinto dalla Dottrina Sociale Cristiana, il dialogo s'interrompe; e più dolorosa si avverte questa interruzione quanto più esternata da amici cattolici, e ciò porta alla conclusione che siamo ancora in pochi, francamente, a conoscere che esiste una dottrina sociale cristiana. Da qui l'incapacità di trovare insieme risposte, di proseguire con coraggio il dialogo, perché spesso non abbiamo letto un sol rigo di questa dottrina; un sol rigo di una enciclica sociale. Una loro anche superficiale lettura ci impedirebbe di giungere, nientemeno, ad affermare che una dottrina sociale cristiana non esiste o che, comunque, il problema lavoro è prettamente politico. Ecco il "virus" – avrebbe detto il mio amico Spartaco Lucarini – che impedisce ai più di non apprezzare, studiare e diffondere la dottrina sociale cristiana: la separazione che operiamo fra le verità cristiane e la vita quotidiana.
E tanta gratitudine va alle poche scuole di formazione socio-politica che offrono ormai a tutti, credenti e non credenti, di assaporare la bellezza della rivoluzione operata dal messaggio cristiano che nel Vangelo ha la sua prima fonte. In piena libertà. Ed è bello scoprire che fin dall'inizio non fu certo il Vangelo a dettare norme economiche o politiche. Un tale compito non rientrava, e non rientra, nei suoi fini religiosi o morali. Gesù non fu un economista o un politico; non ha mai dato la soluzione a problemi pratici o contingenti; ma se non li risolse direttamente, mise, e mette, nel cuore dell'uomo il sentimento della salvezza e gli illumina la mente sulla causa prima delle crisi.
Da qui – scrive Igino Giordani – l'auspicio che i partiti divenissero anche scuole di civismo: ogni sezione dovrebbe svolgere, tra gli altri compiti, quello di una didattica, che ricordasse ai cittadini la legge dell'amore, in cui sono incluse la giustizia e la solidarietà, legge di vita, intelligenza divina, senza cui si piomba per forza, nella rissa.