Igino Giordani
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Attualità

La data del 7 luglio per Igino Giordani

Riflessione di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria

Il Centro Igino Giordani ha avuto diverse, gradite occasioni di tracciare brevi profili di Igino Giordani. Di lui lo stesso Centro ha avuto il privilegio di curare alcune pubblicazioni, come: "Una stella accesa nella notte – Pensieri su Maria", tradotto anche in lingua spagnola; un "Rosario meditato" con suoi pensieri, tradotto anche in lingua ceca. E ancora, nell'ultimo biennio segnato dalla pandemia – in collaborazione con l'amico Marco Fatuzzo di Siracusa – dapprima una ponderosa "Antologia di pensieri", in 14 capitoli, che spaziano dalla spiritualità alla Chiesa, dal ruolo del laicato alla santità, dalla famiglia al lavoro, dall'Europa alla politica,..; e -più recentemente- una "Raccolta degli Editoriali di Igino Giordani", in quattro tomi, contenente tutti gli articoli (ben 444!) pubblicati dal Servo di Dio sulla rivista Città Nuova, organo del Movimento dei Focolari, nei 24 anni che vanno dal 1957 al 1980. Occasione ultima, questa, che ci ha dato di contemplare ulteriormente la profondità e l'altezza della sua anima.

La data del 7 luglio ci porta a pensare Igino Giordani, nel corso del primo conflitto mondiale, tra le rocce sul fronte trentino, dove comincia a "vedere" Cristo nel fratello, considerando tale anche il nemico; allorché il suo cristianesimo sempre più si traduceva da "Vangelo già abbastanza meditato", in luminosi fatti concreti. Scrive Giordani: «Quando ho visto un honved ungherese o un Kaiserjager austriaco ferito in un crepaccio di roccia, o rannicchiato in una fossa di granata, io non l'ho saputo odiare. Reo di lesa Patria? Pazienza: non ho saputo spremere dal mio tessuto spirituale una stilla d'odio. E anche di fronte a quella faccia smorta e atterrita, mi sono ricordato di quel detto di Gesù: "Vedesti il fratello, vedesti il Signore"». E non gli sparò.

Qualche giorno dopo (il 7 luglio 1916) fu colpito lui. Una pallottola gli spappolò il femore destro che gli costò 3 anni di ospedale, 11 interventi chirurgici e il rischio di amputazione della gamba. Nelle corsie dell'ospedale avvenne qualcosa che si rivelò un vero appuntamento con Dio che ci richiama in qualche modo alla conversione di Sant'Ignazio di Loyola. Lì visse giorni e notti di sofferenze e di preghiera, che lo porteranno ad una via di ricerca in cui sarà perseverante fino all'ultimo giorno della sua esistenza terrena, al suo rifiuto categorico della guerra, al suo essere uomo, cristiano, focolarino sposato e deputato di Pace. Oggi, per la Chiesa, Servo di Dio. Fra non molto – auspichiamo – riconosciuto Beato: un motivo in più, in questa nostra tormentata epoca, per trovare e ritrovare una speranza, una semplicità, un andare avanti senza esitazioni, senza timore.
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