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L'embargo russo dei prodotti agroalimentari pugliesi costato in 5 anni oltre 160mln di euro

Furono stabilite nel 2014 per la guerra in Ucraina. La stima di Coldiretti Puglia

Le esportazioni dell'agroalimentare pugliese in Russia hanno perso oltre 160milioni di euro in 5 anni, a causa dell'embargo totale sancito dalla Russia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014. E' quanto emerge da un'analisi di Coldiretti Puglia, dopo la decisione del Consiglio europeo di estendere di altri sei mesi le sanzioni economiche alla Russia per la guerra in Ucraina. Una decisione che porterà molto probabilmente alla rinnovo dell'embargo deciso da Putin come ritorsione quasi 5 anni fa.

"Si registra un crollo del 78% in valore dell'agroalimentare esportato, passato da 55 milioni di euro nel 2014 ad 11 milioni di euro nel 2019. La specializzazione strutturale dell'agricoltura pugliese, legata alla spiccata vocazione pedoclimatica, flessibilità e tradizione imprenditoriale, consente – aggiunge Coldiretti Puglia - di proporre una amplissima gamma di prodotti e si manifesta anche in termini di performance produttive. Un blocco dell'export, dunque, molto dannoso per la Puglia", denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Il dato è confermato anche da Ismea, aggiunge Coldiretti Puglia, che segnala la forte battuta di arresto dell'export a causa dell'embargo russo per alcuni settori chiave come frutta fresca, carni, latte e derivati, penalizzando fortemente prodotti come uva, mele, kiwi, pesche, formaggi freschi e stagionati, carni bovine, prodotti spesso legati ad aree circoscritte come Puglia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Puglia e Lazio, per le quali il danno economico è ancora più rilevante.

All'azzeramento della spedizione di questi prodotti agroalimentari Made in Italy in Russia e alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni si sommano – sottolinea la Coldiretti – quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. Si tratta di un costo insostenibile per l'Italia e l'Unione Europea ed è importante che si riprenda la via del dialogo poiché ancora una volta il settore agroalimentare è stato merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale.

Nei supermercati russi si possono ora trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella "Casa Italia", dall'insalata "Buona Italia" alla Robiola Unagrande, dalla mortadella Milano al parmesan, dalla scamorza al mascarpone. A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata però solo l'industria russa, ma – riferisce la Coldiretti – anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall'embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l'Argentina o il Brasile che hanno aumentato le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin. In Russia – precisa la Coldiretti – è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine brasiliana o argentina.
Il rischio – continua la Coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre, in altri, sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.
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