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Attualità

I muri dell'Europa: il ricordo del 9 novembre 1989

Riflessioni di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria

Era il 9 novembre 1989 quando cadeva il muro di Berlino e la libertà, compressa nelle coscienze di tanti europei, ruppe gli argini posti dall'uomo e dilagò in maniera inarrestabile guadagnando sempre più ampi spazi alla sua espressione. Nei sorrisi, nelle danze, negli abbracci, nelle lacrime soprattutto, che i mezzi di comunicazione ci fecero vedere nei momenti dell'apertura del muro, si assistette a un avvenimento che ci pose a contatto con gli abissi più profondi dell'animo dell'uomo. E come cristiani non fummo capaci di non vedere, dietro quei sorrisi e quelle lacrime di dolore e di gioia, le lacrime e il sorriso di Dio che soffriva e gioiva nella sofferenza e nel tripudio della sua creatura.

Così, quel 9 novembre 1989 inaugurò un nuovo avvenire e divenne un simbolo di speranza non solo per la Germania divisa, ma anche per l'Europa spaccata dalla cortina di ferro, e per tutto il mondo. Un muro creduto inattaccabile era improvvisamente crollato. Gli esseri umani erano stati più forti, e saranno più forti di ogni regime apparentemente invincibile. E ancora mi commuove profondamente risentire l'eco della voce di Chiara Lubich che, in un collegamento telefonico mondiale, «ci aiutava a vedere come in quella nazione – e non solo -- la gente si era venuta a trovare, grosso modo, su due posizioni: chi plaudiva alla libertà, ed era estremamente felice di averla finalmente raggiunta, e chi avvertiva di dover cambiare col passato, ma era alla ricerca di una nuova via che non significasse rinuncia totale a ciò in cui aveva creduto ma che ora, nel turbine di quegli avvenimenti, si sentiva smarrito, disorientato, profondamente deluso e depresso, per aver creduto in quegli ideali che vedeva infrangersi». Ricordo anche, e molto vivamente, l'invito di Chiara ad "Amare gli uni e gli altri"; la sua reazione sintetizzata in queste sue parole: "E ora devono crollare i muri dell'Occidente".

Oggi, a trent'anni da quella caduta, va riconosciuto profeticamente che altri muri sono caduti e altri si sono e si stanno alzando. Più che mai l'Europa «dai vecchi parapetti» - come scriveva Rimbaud -, deve ritrovare o trovare il lievito e il sale del suo essere; riprovare e provare ad aprire le sue ali per intraprendere un cammino di Unità, Libertà, Uguaglianza, Fraternità, ché, per questo val la pena pregare.

PREGHIERA PER L'EUROPA

Maria, che ti sei lasciata strappare dal tuo silenzio, chiamata a seguire il cammino dell'umanità. Tu che sola fai sbocciare nel cuore degli uomini le aspirazioni più belle, guarda questa nostra Europa. Vedi come barcolla in una notte oscura e senza fine? Dirada Tu le sue tenebre, colmale di luce, fa cadere i muri che la dividono ancora. Ti preghiamo, o Maria: fa presto! Dicono che il Tuo Dio sta morendo. Che in Europa è perfino già morto. E in tanti ci domandiamo: Perché? Fa presto! Da tempo tra orrori, dolori ed errori Cerchiamo risposta: Ti preghiamo: Che sia Opera Tua trovarla per noi, o Maria.
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