Attualità
I diritti del lavoro di Igino Giordani
Il referente dell'omonimo centro di Andria, Gennaro Piccolo, condivide alcune riflessioni
Andria - lunedì 20 luglio 2020
07.00
Addolorato per le tante e dolorose notizie per la perdita di tanti posti di lavoro, partecipo questo brano di Igino Giordani dei primissimi anni 50, ma che ci interroga ancora oggi.
"Non si è mai parlato dei diritti del lavoro come ai tempi nostri; e non si mai fatto tanto abuso dei lavoratori come in questi tempi. Essi han fornito le masse per i raduni e le cataste per le stragi; e la carne per le rappresaglie; sono stati rastrellati per strada. I sopravvissuti sono rimasti spesso senza casa e senza famiglia.
E pure oggi bisogna riprendersi, rivincere la morte: fare come Pietro pescatore che dice al Maestro: "Ci siamo affaticati tutta la notte, non abbiamo pescato niente; pure, sulla tua parola, calerò la rete". Sopra la parola di Gesù, con speranza, dopo la notte di rovine e di sangue, bisogna ricominciare. E il Padre premierà la nostra fiducia. Noi siamo impegnati tutti, lavoratori del braccio e dell'ingegno, a una grande impresa: ritirare su l'edificio sociale e politico sfasciato, con coraggio e senso di responsabilità, senza tentennamenti.
Non ci voltiamo indietro e non paventiamo. Dietro le nostre spalle sono gli sfruttatori dell'uomo, i tiranni che hanno arso le case e inceppato la libertà, i semidei che scatenano la guerra. E noi avanziamo, sia pure con la croce sulle spalle, verso la Redenzione, che vuol dire libertà: libertà da ogni male, e quindi anche dal bisogno e dalla paura".
"Non si è mai parlato dei diritti del lavoro come ai tempi nostri; e non si mai fatto tanto abuso dei lavoratori come in questi tempi. Essi han fornito le masse per i raduni e le cataste per le stragi; e la carne per le rappresaglie; sono stati rastrellati per strada. I sopravvissuti sono rimasti spesso senza casa e senza famiglia.
E pure oggi bisogna riprendersi, rivincere la morte: fare come Pietro pescatore che dice al Maestro: "Ci siamo affaticati tutta la notte, non abbiamo pescato niente; pure, sulla tua parola, calerò la rete". Sopra la parola di Gesù, con speranza, dopo la notte di rovine e di sangue, bisogna ricominciare. E il Padre premierà la nostra fiducia. Noi siamo impegnati tutti, lavoratori del braccio e dell'ingegno, a una grande impresa: ritirare su l'edificio sociale e politico sfasciato, con coraggio e senso di responsabilità, senza tentennamenti.
Non ci voltiamo indietro e non paventiamo. Dietro le nostre spalle sono gli sfruttatori dell'uomo, i tiranni che hanno arso le case e inceppato la libertà, i semidei che scatenano la guerra. E noi avanziamo, sia pure con la croce sulle spalle, verso la Redenzione, che vuol dire libertà: libertà da ogni male, e quindi anche dal bisogno e dalla paura".