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Attualità

Acque contaminate ad Andria, Onda d’Urto cerca di far chiarezza

Contro l’inquinamento della città, questa volta l’allarmismo riguarda alcune fonti d’acqua sotterranee

Dopo l'ordinanza del Sindaco Giorgino e l'intervento dell'ARIF, l'associazione "Onda d'urto uniti contro il cancro" continua inesorabile la sua indagine sulle origini della contaminazione delle falde acquifere. Pertanto per far luce su tale vitale questione, sono stati interpellati il presidente provinciale dei geologi Salvatore Valletta e il geologo Francesco Bartucci.

"Apprendiamo con stupore e con inevitabile senso di impotenza dell'Ordinanza del Sindaco di Andria n.380 del 8.8.2018 con la quale viene eseguito il provvedimento di vietato emungimento in un pozzo privato ubicato nella periferia Nord dell'ord dell'abitato di Andria (Via Vecchia Barletta). – spiega il Dott. Bartucci - "Trattasi di un pozzo sinora utilizzato per il prelievo di acque sotterranee e non certo per lo scarico di acque nel sottosuolo".

Infatti la stessa Asl-Bat informa che le acque contenessero alte concentrazioni di Cloruro di Vinile, di Tetracloroetilene e di un'elevata carica batterica, tossiche per le acque. Inoltre andrebbe sottolineato che il Cloruro di Vinile ed il Tetracloroetilene sono sostante altamente tossiche che incidono sul sistema nervoso centrale, accertata anche dallo IARC (International Agency for Research on Cancer).

Anche il Pozzo N.4 della regione è stato oggetto di importanti indagini, le cui acque vengono utilizzate per irrigare i campi di circa 300 produttori agricoli. I prodotti poi, giungono sulle tavole di molti cittadini inconsapevoli della loro esatta origine geografica.
A tal proposito l'ARIF, agenzia regionale per le attività irrigue, afferma:" Ci sono cariche batteriche anche nell'acqua che viene dal pozzo artesiano della regione Puglia ma non sono tossiche e possono essere utilizzate per l'irrigazione". Inoltre le acque defluiscono lentamente verso la costa Nord-Est, alimentando in questo modo altri pozzi ad uso irriguo, collocati nella fascia del territorio compresa tra l'abitato di Andria e la costa adriatica.

Dinanzi alla gravità di tale situazione, non è stato effettuato nessun provvedimento utile per indagare l'origine della contaminazione delle acque sotterranee. Pertanto, sarebbe opportuno che le istituzioni come l'ARPA, il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, l'Asl e il Comune di Andria, si mobilitassero al più presto per offrire una maggiore tutela ai cittadini.

Spiega l'oncologo Dino Leonetti, uno dei fondatori con il collega Tommaso Di Renzo e Tony Tragno, dell'associazione "Onda d'urto uniti contro il cancro":"Gli accertamenti ambientali si rendono necessari per comprendere quali potrebbero essere le possibili fonti di produzione dei contaminati che insistono sul territorio.

Crediamo che una corretta e trasparente informazione da parte dell'amministrazione civica sia doverosa nei confronti dei cittadini allarmati dal fatto che la falda sia risultata inquinata da sostanze che provocano il cancro –prosegue il dottor Leonetti–. In città da tempo stiamo osservando un numero crescente di giovani che si stanno ammalando e riteniamo che l'ambiente svolga un ruolo fondamentale. Andria è una città malata e questa è l'ennesima prova. Non sappiamo ancora la quantità di tali inquinanti, da chi è stata inquinata la falda, come è stato gestito il fenomeno e cosa si pensa di fare in futuro. Inibire i proprietari di un pozzo a prelevare acqua avvelenata non risolve il problema della falda inquinata. Vorremmo che fosse spiegato ai cittadini interessati dalla contaminazione quali rischi comporta questo inquinamento e quali sono i comportamenti idonei da adottare"
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