igino giordani
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Attualità

Sturzo e Giordani: l’anima nella Politica. A cento anni dalla fondazione del Partito Popolare Italiano

Riflessioni di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria

In occasione del Centenario dalla fondazione del Partito Popolare Italiano (18 gennaio 1919), comuni amici mi hanno richiesto di offrire un piccolo contributo con l'intento a far conoscere come è maturata la formazione e la scoperta della vocazione politica di Igino Giordani a contatto di un partito (il PPI) e di un leader (Don Luigi Sturzo) come lui cristianamente ispirati.

Tale richiesta, deriva dal fatto che ho conosciuto Giordani fin dalla mia giovinezza (1965): avevo appena 24 anni. Ho continuato ad incontrarlo per 15 anni, a parlargli, ascoltarlo o solo incrociando il suo sorriso in occasione di Congressi del Movimento dei Focolari del quale è considerato cofondatore. A volte bastava solo vederlo per esserne incantati e tutti, ma specialmente i giovani, ne ricevevano un'impressione straordinaria.

Da decenni, non passa giorno che io non lo incontri nelle pagine dei suoi scritti "sempre capaci di spalancare significati altissimi della storia dell'umanità. Ma, come scrive il massimo conoscitore di Giordani –Tommaso Sorgi (sociologo e deputato dal '53 al '72) – " conoscere la vita, il pensiero, l'anima di Giordani è scoprire un uomo che affascina e che conoscerlo a fondo, non è sempre impresa semplice: tanto arde – è fuoco – d'amore per l'uomo e per Dio, per lo Stato e per la Chiesa.

Pertanto – anche in merito alla sua esperienza politica prima nel PPI e successivamente nella Democrazia Cristiana – qui mi limito a mettere in luce solo qualche episodio o pensiero che contribuisca a far conoscere l'amicizia di Giordani con Sturzo (in seguito con De Gasperi) e il suo contributo al PPI, rimandando quanti, desiderosi di conoscerlo di più, a consultare il sito ufficiale www.iginogiordani.info e la sua autobiografia "Memorie di un cristiano ingenuo" rieditata dall'editrice Città Nuova nel 2005, ricca di bellezza anche estetica, ma soprattutto di fascino spirituale.

Quando viene lanciato l'appello a "tutti gli uomini liberi e forti" e fondato il PPI (18 Gennaio 1919), Giordani non c'è: sta cercando di guarire dalle ferite di guerra (costategli tre anni di degenza e undici interventi) e si sta preparando al domani, lavorando intensamente. Insegna a Roma (insegnamento che lascerà presto per dedicarsi al PPI), studia (soprattutto la patristica) e scrive affrontando un tema che diverrà una costante della sua vastissima produzione letteraria: la stupidità della guerra e l'anelito degli uomini alla pace.

La stima di Sturzo per Giordani

Giordani ben presto ne diventa amico e confidente. Infatti, Sturzo lo chiamò nell'Ufficio stampa del Partito, lo fece includere nella redazione de "Il Popolo" nella primavera del 1923; gli affidò il delicato incarico di pubblicare la documentazione sulla politica estera del PPI (marzo 1924 di cui ho copia), uno dei punti del programma che Sturzo riteneva qualificante del suo partito; lo candidò alle elezioni del 1924; lo sceglieva per frequente compagno delle sue quotidiane passeggiate sul Lungotevere (dove venne rapito e poi ucciso Giacomo Matteotti); si affidò a lui per avviarsi alla conoscenza della lingua inglese pochi giorni prima della partenza per l'esilio; lo tenne come uno dei punti privilegiati di riferimento durante quegli anni d'esilio e di qui si trovò a contare particolarmente sulla capacità e fedeltà di Giordani, (vedi "Un ponte tra due generazioni, editrice Cariplo-Laterza – che contiene il carteggio Giordani-Sturzo- ben 108 lettere); affidandogli la cura di due sue "creature" quali l'editrice S.E.L.I. e il "Bollettino Bibliografico di scienze sociali e politiche", due segni forti, molto forti di far politica di Sturzo.
Si può dire che, tornato in Italia, Sturzo fu ospitato non dalla Democrazia Cristiana, né dall'Azione Cattolica ma da Giordani.

La stima di Giordani per Sturzo

Negli anni '20 l'adesione di Giordani alla politica di Sturzo fu convinta e profonda: egli fece sue le idee che stavano alla radice dei fatti nei quali si concretava la linea sturziana. Ne accettò soprattutto la impostazione teorica e pratica dell'ineludibile legame tra morale e politica. Ne condivise la gelosa difesa della identità del popolarismo e la diffidenza verso facili alleanze e collaborazioni che potessero sapere di compromissione e cedimento ideale.
Lo appoggiò ancora, e forse con atteggiamenti anche più netti dei suoi, nel negare ogni possibilità di collaborazione con il governo fascista; e quando diversità di opinioni insorsero tra Sturzo e De Gasperi, Giordani sceglieva di stare ancora decisamente col primo.
I segni più vivi della stima enorme che Giordani nutriva per il politico Sturzo, sono racchiusi nella convinzione che: "Sturzo si è rivelato il più grande genio politico italiano di questo secolo"! E in un altro momento, dopo la morte di Sturzo: "Come cittadino era puro e colto, povero e dritto, dalla coscienza libera; per essa si guadagnò la stima anche degli avversari. Vero prete, solo prete, tuttavia nessuno quanto lui che visse di politica e in politica, seppe tener distinte (non separate!) le mansioni della Chiesa e dello Stato".
Sarebbe bello se tutte le forze politiche, religiose e civili ricordassero insieme questo Centenario (nei modi e tempi che ritengono più opportuni) intendendo abbracciare così anche il ricordo di tutti quegli uomini e donne che, solo dopo, quando essi se ne sono andati, si è compreso la loro grandezza, la grandezza dell' Opera loro.
Forse, è anche per questo che, in un periodo in cui si parla della necessità di un rinnovamento, "i giovani, e non solo, sembrano guardare proprio agli esempi del passato per costruire il futuro".
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