sala operatoria ospedaliera
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Attualità

Scoppia la grana dei medici nei pronto soccorso: ci saranno anche quelli dei reparti

Insorgono i sindacati e le forze politiche: "La carenza di medici che non può essere superata con le circolari e il dirigismo di Palese"

Medici in servizio nei reparti ospedalieri saranno dispiegati a svolgere servizio nei pronto soccorso, per la medicina d'urgenza. La disposizione regionale, a firma dell'assessore alla salute Rocco Palese, sta provocando dure prese di posizione non solo da parte delle forze politiche ma anche da parte delle stesse organizzazioni sindacali dei medici ospedalieri.

"In assenza di un'organizzazione dipartimentale delle attività di assistenza ospedaliera, non è possibile pensare di coprire i turni di pronto soccorso con i medici dei reparti. La coperta è corta e si rischia di scoprire l'assistenza medica tra i ricoverati ma anche il raccordo funzionale tra pronto soccorso e reparti ivi compreso l'apporto di consulenze". Così il capogruppo regionale di Fratelli d'Italia Puglia, Ignazio Zullo.
"Diverso invece se i pronto soccorso agissero all'interno di dipartimenti ospedalieri organizzati per equipollenza e affinità delle discipline e dei servizi medici specialistici perché, in tal caso, la gestione flessibile delle risorse dipartimentali deve assicurare tutti i servizi afferenti al Dipartimento ivi compreso il pronto soccorso.
"C'è una carenza di medici che non può essere superata con le circolari e il dirigismo di Palese ma con modelli organizzativi che un assessorato deve fornire in termini di indirizzo ai Direttori Generali perché poi, in fondo, le attività gestionali non sono di competenza dell'assessore ma dei Direttori Generali ai quali Palese molto spesso, impropriamente, si sostituisce in un pericoloso processo di inversione dei ruoli e delle potestà, ed anche in un ancor più grave processo di deresponsabilizzazione dei Direttori Generali stessi.
"Serve dialogo e concertazione con la classe medica e delle professioni sanitarie per elaborare modelli organizzativi condivisi. I diktat di Palese non portano frutti ma macerie."

Anche il sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED è contrario a questo modus operandi ed allarga la sua critica anche per come vengono gestite le liste d'attesa, con tantissimi pazienti costretti a subire lunghe attese prima di essere autorizzati ad essere sottoposti alla visite ospedalieri o ambulatoriali.

"Ancora una volta l'intramoenia viene additata come responsabile delle liste d'attesa. Ancora una volta ripetiamo che non è così, perché le prestazioni in intramoenia sono rese al di fuori dell'orario di lavoro dei medici, e rappresentano dunque un ampliamento dell'offerta sanitaria. L'intramoenia non allunga i tempi di attesa, ma anzi contribuisce a ridurli". Così Arturo Oliva, Presidente regionale del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, boccia la proposta di bloccare le visite private in ospedale per combattere le liste d'attesa: "Peggioreremmo solo la situazione".

La Federazione CIMO-FESMED propone invece 5 soluzioni alternative:
Assumere: la lunghezza – inaccettabile e pericolosa per la salute dei pazienti - delle liste di attesa è anche causata dalla carenza di personale. Se ci sono meno medici, si potranno offrire meno prestazioni. La parola d'ordine, allora, deve essere assumere: superare il tetto di spesa del personale; assumere gli specializzandi agli ultimi anni di formazione nell'attesa che l'aumento delle borse di studio produca i suoi effetti; stabilizzare a tempo indeterminato il personale assunto nel corso dell'emergenza; rendere nuovamente attrattivo lavorare negli ospedali pubblici attraverso stipendi adeguati, migliori condizioni di lavoro e reali prospettive di carriera per frenare la fuga dei medici dal SSN che, altrimenti, non farà che peggiorare ulteriormente il problema delle liste d'attesa e la qualità dell'assistenza. Basti pensare all'ultima disposizione regionale che impone a tutti i medici dipendenti ospedalieri di lavorare in Pronto soccorso per coprire i turni estivi, e non importa se non hanno le competenze necessarie.
Applicare gli incentivi alla produttività aggiuntiva: il Governo ha previsto un aumento della retribuzione (da 60 a 80 euro lordi l'ora) per i medici che aderiscono volontariamente all'istituto della produttività aggiuntiva ai fini dell'abbattimento delle liste d'attesa, lavorando oltre le 38 ore settimanali previste dal contratto. Una disposizione che tuttavia in Puglia non viene applicata.
Puntare sul territorio: gli ospedali dovrebbero essere riservati alle prestazioni complesse; il resto andrebbe affidato alle Asl e agli specialisti ambulatoriali, il cui ruolo dovrebbe essere rafforzato.
Maggiore trasparenza nell'utilizzo delle risorse: in molte Aziende le risorse stanziate dal Governo per abbattere le liste d'attesa (un miliardo di euro complessivamente) ancora non sono arrivate. È allora fondamentale ridurre i tempi che intercorrono tra l'entrata in vigore dei provvedimenti che stanziano le risorse e l'effettiva possibilità di utilizzarle, obbligando al contempo Regioni e Aziende a pubblicare le finalità di ciascuna spesa e i risultati ottenuti in termini di riduzione dei tempi d'attesa.
L'intramoenia è un aiuto, non una causa: Se i tempi di attesa massimi previsti dal Piano nazionale di governo delle liste d'attesa non vengono rispettati, i pazienti hanno il diritto di ottenere la prestazione richiesta in intramoenia pagando solo il costo del ticket: una disposizione che puntualmente non viene rispettata a causa dei maggiori costi che ricadrebbero sulle Aziende. Obbligare le Aziende ad applicare tale norma garantirebbe benefici immediati a medici e pazienti.
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