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Sanità, la Puglia terz'ultima in classifica nazionale

Il Mezzogiorno fanalino di coda nello studio del Crea

Le migliori prestazioni al Nord, il fanalino di coda nel Mezzogiorno. In testa alla classifica sulle performance delle Regioni in materia sanitaria c'è il Veneto, l'ultima ruota del carro è la Campania. A stilare la graduatoria il C.R.E.A. Sanità dell'Università di Roma Tor Vergata nel progetto "Una misura di performance dei Servizi Sanitari Regionali". Tra le meno virtuose, ovvero nell'area "critica" c'è la Puglia, al terz'ultimo posto prima di Calabria e Campania. Il rapporto, giunto alla quarta edizione, si basa sulle valutazioni di diversi attori del sistema sanitario, un panel che conta 83 rappresentanti delle categorie 'Utenti', 'Management aziendale', 'Professioni sanitarie', 'Istituzioni' e 'Industria medicale' chiamati a stimare le performance sanitarie con un giudizio che va da 1 per il massimo a 0 per il minimo.

Per la Cgil Puglia e la Funzione pubblica regionale «i limiti della sanità pugliese vengono da lontano, per cui non pensiamo di addebitare a questa amministrazione il basso livello di performance che esprimiamo».
«Quello che si addebita alla Giunta attuale, invece, è l'assenza di misure strutturali per invertire la tendenza. Lo studio Crea ci dice che per avere buone performance bisogna investire. Dice anche che le regioni che hanno vissuto e vivono un piano di rientro faticano ad uscire dall'area 'critica' delle performance. E che la ristrettezza delle risorse evidenzia una minor attenzione per la prevenzione in generale, e sulle vaccinazioni in particolare. Viene privilegiata la gestione corrente e rimandata la spesa sulla prevenzione».

«Prevenzione e vaccinazione sono una costante nei richiami del governo alla Puglia, e sono uno degli adempimenti a cui la Giunta regionale è chiamata a ottemperare all'interno del piano operativo che, a breve, sarà consegnato all'esecutivo nazionale. Ma il dato pugliese risente anche di grandi disequilibri nella spesa. Elevata sulla farmaceutica e sui beni e servizi, che inevitabilmente deprime la spesa per investimenti. Alta mobilità passiva, che solitamente fa il paio con la bassa qualità delle prestazioni, denota la limitata sensibilità nel potenziare i punti di eccellenza e far aumentare le virtuosità del sistema», concludono dal sindacato di via Calace.
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