Export nella BAT
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Rallenta la crescita dell’export provinciale nel 2018

Analisi a cura di Emmanuele Daluiso Vice Presidente Euro*IDEES-Bruxelles

Sono stati diffusi martedì 12 marzo scorso dall'ISTAT i dati relativi all'export delle regioni e province italiane nel 2018, che evidenziano, in un un contesto di rallentamento della crescita economica e del commercio mondiali, rispetto al 2017, l'incremento delle esportazioni della BAT su base annua pari al +2,2%, un incremento più contenuto rispetto a quello registrato a livello nazionale (+3,1%) e a livello di Mezzogiorno (+5,5%).
L'incremento fatto registrare nel 2018 dalla BAT segna un sostanziale rallentamento del trend fatto registrare fra il 2010 e il 2017, pari a +9,4% in media annua.
La BAT va comunque meglio della Puglia che ha registrato nel 2018 una singnificativa perdita dell'export (-2,2%), a causa delle dinamiche negative registrate dalla province di Bari, Taranto e Brindisi.
I settori più importanti dell'export provinciale sono sempre la moda e l'agroalimentare, ma quelli che hanno manifestato maggiore dinamicità nel 2018 sono quelli della chimica e dei macchinari non altrimenti classificati.
I Paesi europei restano il maggiore mercato estero di riferimento, soprattutto Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.
Fra i paesi extra-europei, emergono Albania, Medio Oriente, Stati Uniti.
L'export della BAT resta comunque troppo legato a beni a basso contenuto tecnologico e l'internazionalizzazione è ancora insufficiente.
Vediamo nel dettaglio i trend dell'economia internazionale, sulla base delle previsioni formulate a ottobre scorso dal Fondo Monetario Internazionale, con degli aggiornamenti risalenti a gennaio scorso, e i trend delle esportazioni italiane e della BAT, tratti dai dati pubblicati dall'ISTAT.
Il rallentamento della crescita dell'economia internazionale
Il 2018 è stato un anno di sostanziale rallentamento della crescita dell'economia internazionale. Le previsioni formulate a ottobre 2018 dal Fondo Monetario Internazionale aggiornate a gennaio 2019, evidenziano un lieve rallentamento della crescita economica mondiale (+3,7% contro +3,8 del 2017), un trend che dovrebbe consolidarsi nel 2019, seguito da una lieve inversione di tendenza nel 2020.
Nel complesso ci troviamo di fronte a un quadro di sostanziale incertezza dell'economia internazionale, che evidenzia per questi ultimi anni e per i prossimi anni una crescita meno intensa di quella registrata negli anni prima dello scoppio della grave crisi finanziaria ed economica del 2008-2009. Prima d'allora la crescita era stata più intensa, in particolare con un tasso medio annuo del +6,9% fra il 2000 e il 2008.
A crescere, secondo il Fondo Monetario Internazionale, saranno soprattutto le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo, mentre le economie avanzate e le economie della zona euro registreranno una crescita che sotto il livello del 2% nel 2018, con un ulteriore trend in diminuzione nel 2019-2020.
Un processo di globalizzazione sempre più incerto
Il processo di globalizzazione dell'economia mondiale, dopo la crisi del 2008-2009, si va evolvendo in misura meno intensa rispetto al periodo pre-crisi. Il commercio internazionale, che a partire dalla costituzione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, negli anni '90 del secolo scorso, aveva rappresentano il principale motore della crescita economica mondiale, ha smesso questo ruolo negli anni più recenti.
Dal 2009 al 2017 il commercio mondiale, in media annua, è infatti cresciuto di appena il 3,3% rispetto al 6,9% registrato fra il 2000 e il 2008. Gli stessi paesi in via di sviluppo, in primis la Cina, che con l'Organizzazione Mondiale del Commercio hanno visto crescere il loro peso economico proprio grazie al commercio internazionale, ora stanno marciando a un ritmo più blando rispetto al passato.
Gli stessi accordi raggiunti tra i paesi del G20 spingono la Cina e gli altri paesi in via di sviluppo a puntare maggiormente sulla crescita dei propri mercati interni piuttosto che sull'export. La nuova politica protezionistica del governo statunitense è destinata a creare nuove turbolenze commerciali e forse a determinare una crescita meno intensa rispetto al passato del commercio internazionale.
Secondo le previsioni più recenti del Fondo Monetario Internazionale la crescita del commercio mondiale tra il 2018 e il 2023 dovrebbe attestarsi su un valore medio annuo del 3,9% più basso della media registrata fra il 2010 e il 2017, pari al 5,1%.
I dati mensili rilevati dal CPB-Word Trade Monitor tracciano una caduta del commercio estero nell'ultimo trimestre del 2018.
Il rallentamento della crescita dell'export della BAT
In questo scenario mondiale di maggiore incertezza sia della crescita economica che del commercio, che quindi crea un contesto meno favorevole alla crescita del commercio internazionale e, dunque, un contesto internazionale più competitivo, la BAT nel 2018 ha mostrato segnali positivi di presenza sui mercati esteri, ma un sostanziale rallentamento rispetto alla crescita degli anni precedenti.
In termini assoluti il valore dell'export della BAT nel 2018 è stato pari a 573 milioni di euro, il valore più alto dal 2010.
In termini percentuali la crescita dell'export della BAT è stato pari al +2,2% rispetto al corrispondente periodo del 2017, un valore inferiore al corrispondente valore nazionale (+3,1%) e a quello del Mezzogiorno (+5,5%).
In termini congiunturali, l'ultimo trimestre 2018 ha registrato per la BAT una crescita rispetto al trimestre precedente, ma una contrazione rispetto all'ultimo trimestre del 2017.
Occorre considerare che nel 2018 la Puglia ha registrato una perdita di export (-2,2%) un risultato dovuto ai risultati negativi delle province di Taranto (-17,4%), Brindisi (-2,4%), Bari (-1,9%), solo parzialmente contenuti dalla crescita registrata oltre che dalla BAT, anche dalle province di Lecce (+22,5%) e di Foggia (+3,6%).
Nel complesso l'evoluzione dell'export della BAT continua a essere più favorevole di quella pugliese .
La composizione dell'export della BAT
E' l'industria manifatturiera a contribuire fondamentalmente all'export provinciale, nella misura di circa il 90%.
Quasi il 37% dell'export provinciale proviene dal comparto calzaturiero, seguito dai comparti dell'abbigliamento e del tessile che pesano per oltre il 20%. Nel complesso oltre il 61% dell'export provinciale proviene dal sistema moda.
L'export del comparto agroalimentare, invece, in questa parte dell'anno si è fermato solo a una quota del 19% circa, in calo rispetto al 20% del 2017.
Altri comparti sono quelli dei macchinari e apparecchi non altrimenti classificati (4%), della chimica (3,8%), della gomma e materie plastiche (3,3%), dei prodotti in metallo (2,5%).
Occorre sottolineare che nel 2018 i comparti che hanno registrato la maggiore crescita relativa sono stati quello della chimica (+43,8%) e dei macchinari non altrimenti classificati (+38,4%).
Focus sul settore moda
Analizzando nello specifico l'export del tessile-abbigliamento-calzaturiero, la BAT rappresenta nel contesto pugliese la prima provincia con il 47,2% dell'export regionale, con un trend di crescita registrato fra il 2010 e il 2017 più alto delle corrispondenti medie regionale e nazionale e un lieve nel corso del 2018.
Più in dettaglio, le calzature della BAT rappresentano oltre il 70% dell'export regionale di calzature, con un trend di crescita fra il 2010 e il 2017 del +4,5% in media annua, contro il +5,3% nazionale.
Nel 2018 l'export di calzature della BAT ha manifestato una crescita lieve crescita (+1,1%) a fronte di una crescita più sostenuta a livello nazionale (+3,6%). La BAT continua a rappresentare uno dei primi venti distretti calzaturieri italiani.
Focus sul settore agroalimentare
Analizzando l'export dell'agroalimentare, la BAT rappresenta nel contesto pugliese solo il 6,5% dell'export regionale, contro il 58,9% circa della provincia di Bari e oltre il 17% della provincia di Foggia.
Il trend di crescita della BAT fra il 2010 il 2017 è stato maggiore delle medie regionale e nazionale, ma nel 2018 il trend della BAT ha registrato una variazione appena positiva (+0,2%), tuttavia meno pronunciata di quella registrata a livello nazionale +1,2%).
Va sottolineato che nell'ambito dell'export agroalimentare il comparto alimentare, cioè quello relativo alla lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli, rappresenta la parte preponderante, con una media nazionale pari a oltre l'83%. A livello pugliese si registra un valore più basso, pari a circa il 56,5%, ma con un trend in crescita. Nella BAT il valore è poco sopra quello medio regionale e anche in questo caso con un trend in crescita.
La bilancia commerciale della BAT
La bilancia commerciale della BAT, cioè il saldo fra export e import, è stata fra il 2010 e il 2015 sempre positiva, ma nel triennio 2016-2018 ha registrato un crescente saldo negativo.
A livello dei settori più rilevanti del commercio estero provinciale è possibile vedere, in particolare, che nel 2018:  registrano un trend positivo della bilancia commerciale i settori dell'agricoltura, dei macchinari non altrimenti classificati, dei prodotti in metallo e dell'estrattivo; registrano un trend negativo della bilancia commerciale i settori dell'alimentare, della gomma e materie plastiche, della chimica.
Un modo più accurato di valutare il saldo commerciale, che è un indicatore di specializzazione sui mercati internazionali, è quello di rapportarlo al valore complessivo della somma delle esportazioni e importazioni, una operazione detta "normalizzazione", ciò per tener conto dell'entità delle esportazioni e delle importazioni, considerato che uno stesso saldo in termini assoluti assume un diverso valore se si tratta di una piccola economia o di una grande economia.
L'operazione di normalizzazione consiste nel rapportare il valore del saldo netto export-import alla somma export+import, espresso su base 100. Il valore che ne deriva può variare da un minimo di -100 (situazione di assenza di esportazioni) a un massimo di +100 (situazione di assenza di importazioni), evidenziando così il grado di dipendenza dall'estero di un paese o di un settore merceologico, cioè la specializzazione internazionale del paese o del settore merceologico considerati. In tal modo è possibile mettere a raffronto più paesi o più settori merceologici di uno stesso paese o di paesi diversi.
Nel caso della BAT il valore del saldo commerciale normalizzato si è mantenuto dal 2010 al 2015 su valori sopra lo zero, ma a partire dal 2016 registra un valore sotto lo zero. Questo cambio di segno può essere interpretato come la conseguenza della ripresa economica che ha interessato la BAT che ha determinato una più consistente domanda interna, che notoriamente favorisce l'aumento delle importazioni.
Le aree geografiche e i principali paesi di destinazione dell'export della BAT
La crescita meno intensa delle economie avanzate e della zona euro, come detto in precedenza, ha spinto anche la BAT, negli anni scorsi, a guardare in termini sempre più consistenti ai mercati in via di sviluppo . Nel 2018, tuttavia la BAT è tornata a guardare maggiormente ai paesi della Ue, che continua a rappresentare oltre la metà dell'export provinciale. Le nuove turbolenze relative al commercio internazionale hanno evidentemente spinto a puntare maggiormente sui mercati tradizionali. In effetti, le imprese della BAT hanno puntato maggiormente su Germania, Spagna e Regno Unito, insieme alla Francia tra i principali paesi esteri dell'export provinciale. Fra i paesi extra Ue, l'Albania e il Medio Oriente continuano ad essere i principali mercati di riferimento, seguiti da Stati Uniti, Svizzera e Russia. Nel caso dell'Albania si tratta di flussi commerciali legati alla delocalizzazione di imprese della BAT del settore moda. Interessante è anche l'entità dell'export della BAT verso l'Algeria, soprattutto per i prodotti della chimica.
Le aree geografiche e i principali paesi di interscambio commerciale della BAT
Analizzando più nello specifico l'intersambio complessivo (export+import) del settore manifatturiero, che rappresenta per la BAT quasi il 90% dell'export e il 93% dell'import, i paesi con cui la BAT ha registrato nel corso del 2018 il maggior interscambio sono stati l'Albania, la Spagna, la Turchia, la Germania, la Francia e la Cina, che hanno totalizzato il 64% circa dell'interscambio manifaturiero provinciale (figura 25).
Per questi paesi l'interscambio risulta in passivo con l'Albania, la Spagna, la Turchia e la Cina, risulta invece attivo con Francia e Germania.
Il passivo con l'Albania è dovuto principalmente alle calzature e all'abbigliamento, quello con la Spagna ai prodotti alimentari (soprattutto olii e grassi vegetali e animali), quello con la Turchia al tessile, quello con la Cina alle calzature e all'abbigliamento. L'attivo con la Francia e con la Germania è ascrivibile principalmente alle calzature, all'abbigliamento e all'agro-alimentare.

Le principali criticità dell'export della BAT e gli obiettivi futuri
Pur a fronte dei positivi risultati qui esposti, l'export della BAT presenta dei punti di criticità che in una prospettiva futura di medio-lungo periodo, non possono essere sottovalutati.
In primo luogo, va sottolineato che a livello mondiale diventa sempre più importante la capacità di crescita dei settori a maggiore contenuto tecnologico, che sono i settori più dinamici della domanda mondiale. Gran parte della sfida innovativa è proprio sulle nuove tecnologie. Non a caso una delle politiche europee più rilevanti è proprio quella del sostegno alle attività di Ricerca e Sviluppo.
La BAT a questo riguardo mostra tutta la sua debolezza. Oltre l'80% dell'export provinciale è infatti legato a settori considerati a basso contenuto tecnologico, più esposti alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo, che possono contare sul costo della manodopera più basso. In termini di specializzazione produttiva, relativamente alla specializzazione produttiva nazionale, la BAT conferma la sua specializzazione relativa sui settori a basso contenuto tecnologico, anche se appare attraverso questa analisi che vi è un deciso trend da parte della BAT a ridurre tale specializzazione a favore di settori a medio-alta e medio-bassa tecnologia, un trend dunque teso a fare un salto tecnologico, per quanto breve. Occorre però sottolineare che a questo trend positivo si contrappone un trend negativo, quello relativo alla minore specializzazione in termini di settori ad elevata tecnologia. Sembra dunque prevalere un lento spostamento di specializzazione della struttura produttiva su settori a tecnologia intermedia con cui meglio competere sui mercati internazionali.
In secondo luogo, l'apertura internazionale della BAT rimane modesto: in termini di peso dell'export sul PIL, questi rimane basso per quanto emerga un trend positivo di miglioramento; in termini di export per abitante, si conferma un livello relativamente basso per quanto in via di miglioramento.
In terzo luogo, rimane sottovalutato il potenziale di sviluppo dell'agroalimentare, in attesa di una migliore valorizzazione sui mercati internazionali. Le analisi da noi svolte evidenziano che la BAT presenta uno scarso livello relativo di valorizzazione agro-alimentare e che la sua capacità innovativa al riguardo per quanto presente a livello di produzione e poco presente a livello di mercato (figura 34).
La maggiore specializzazione produttiva su settori a più elevato contenuto tecnologico e, tramite questo, una maggiore apertura internazionale dell'economia provinciale rappresentano obiettivi fondamentali per pensare a un livello di sviluppo economico più elevato rispetto a quello attuale, un obiettivo che contribuirebbe a migliorare anche la situazione sociale, con particolare riferimento al tasso di occupazione.
Anche una maggiore valorizzazione dell'agroalimentare contribuirebbe a tali obiettivi.
Questi obiettivi dovrebbero diventare l'essenza di una nuova strategia di sviluppo territoriale, con il protagonismo delle istituzioni locali e delle rappresentanze delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali, sfruttando le opportunità finanziarie derivanti dai fondi nazionali ed europei disponibili a tal riguardo.
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