Diego Armando Maradona
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Maradona, il più grande calciatore di sempre. Il ricordo di Lorenzo Amoruso: «Da esordiente con il Bari gli chiesi l'autografo»

L'ex difensore biancorosso: «Rimase sorpreso perché a 17 anni ero più alto di lui. Quella partita del 1989 meritavamo di vincerla»

Il calcio mondiale piange la scomparsa di Diego Armando Marandona, uno degli interpreti più sublimi del pallone, per moltissimi non solo il più forte di tutti i tempi, ma quasi una divinità pagana da venerare. A 60 anni appena compiuti, "El pibe de oro" se ne va lasciandosi alle spalle una vita di contraddizioni, di eccessi, di apici e di cadute, ma soprattuto di vette calcistiche probabilmente ineguagliabili. Nella sua carriera l'argentino ha più volte incrociato i guantoni con il Bari, in serie A e in coppa Italia, mettendo la firma sull'album dei ricordi di tanti calciatori biancorossi, giovani e non.

Uno di questi è Lorenzo Amoruso (barese di nascita, ex difensore, oggi apprezzato opinionista sportivo e conosciuto sul piccolo schermo anche per la partecipazione a Temptation Island), che dopo gli esordi con il Bari ha indossato anche le maglie di Fiorentina e soprattutto Rangers, di cui è stato capitano a inizio degli anni 2000. Proprio contro il Napoli di Maradona un giovanissimo Amoruso vestì la maglia biancorossa agli albori carriera: «L'ho affrontato nella seconda partita che ho giocato con il Bari, nella coppa Italia 1988/'89, ad agosto - ricorda Amoruso. L'esordio fu a Barletta - in quello stesso girone dove fummo sorteggiati anche con Bologna e Spezia - e la partita successiva la giocai contro il Napoli di Maradona al Della Vittoria. Ero un ragazzino; gli chiesi l'autografo nel riscaldamento, ero emozionatissimo davanti a un personaggio del genere. Mi vide con la divisa del Bari e rimase sorpreso dalla mia richiesta; gli dissi che avevo solo 17 anni, e mi rispose che ero già molto più alto di lui. Alla fine vincemmo 2-0: un ricordo molto bello che custodisco gelosamente».

Nella storia di Diego con Bari e con il Bari spicca la sfida di serie A giocata al Della Vittoria il 10 dicembre 1989, finita in parità sul punteggio di 1-1: «Io subentrai (al posto di Pietro Maiellaro al 65', Ndr). Vincevamo 1-0 (con goal di Monelli al 7', Ndr), poi pareggiò Carnevale all'83' proprio su un cross di Diego - prosegue Amoruso. Lui non era un attaccante che stava in mezzo alla difesa, gli piaceva andare a centrocampo per poi buttarsi in area. Ricordo che Angelo Terracenere (espulso al 52' di quella partita, Ndr) aveva l'ingrato compito di marcarlo, mister Salvemini voleva che lo seguisse anche quando andava in bagno; fece una gran bella partita, come Giovanni Loseto. In quell'occasione avremmo meritato la vittoria nettamente; a Napoli, invece, non ci fu storia contro una squadra stratosferica».

Diego il migliore di tutti i tempi? Lorenzo Amoruso ha pochissimi dubbi: «Su di lui si possono fare tante considerazioni, i fatti dicono che ha condotto una vita "strana", ma se devo giudicare il calciatore per me rimane il numero uno, anche rispetto a Pelé. Ha avuto la forza di giocare e vincere con squadre che non erano plasmate per la vittoria. Giocatori fenomenali come Messi giocano insieme ad altri calciatori fenomenali; è successo anche a Diego, ma il suo primo Napoli è diventato una squadra di campioni anche grazie a lui. Da questo punto di vista credo che sia il numero uno».
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