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L'acqua e i suoi "intrusi": il Decreto 31, la direttiva sull'acqua da bere

Il condominio in tutti i suoi aspetti: decimo approfondimento di UNAI Bat con il contributo del dott. Giuseppe Novelli

Elemento indispensabile per l'esistenza quotidiana, l'acqua costituisce un bene prezioso per gran parte delle nostre azioni nell'ambito della casa e, come tale, deve essere sempre pulita e sicura. Spesso, però, l'acqua che giunge a noi tramite le condutture ci riserva sorprese poco gradite, ossia sostanze ed elementi non proprio salutari per il nostro organismo. Particolare attenzione meritano i cosiddetti inquinanti emergenti quali farmaci, ormoni, droghe e sostanze chimiche, molte delle quali di uso domestico: a tal proposito, la normativa italiana disciplina i parametri della potabilità dell'acqua, in particolare con il Decreto 31.

Una tematica molto ampia che UNAI Bat, nelle persone di Gianluca Sanguedolce (Segretario Provinciale Sindacale) e del dott. Angelo Frisardi (Segretario Provinciale CSC), approfondisce in ottica condominiale grazie al prezioso contributo del dott. Giuseppe Novelli, esperto nell'ambito delle analisi chimico-cliniche e microbiologiche e in chimica dell'acqua e Product manager consumer HH&BW Frizzy.

Il Decreto Legislativo 31/2001, recependo la Direttiva Europea 98/83/CE, disciplina il campo delle acque potabili e definisce anche i parametri analitici ai quali un'acqua deve sottostare per potere essere definita potabile. La normativa prevede la potabilità dell'acqua sino al punto d'uso, ovvero il rubinetto, limitando la responsabilità del gestore del servizio idrico al contatore. Il circuito idraulico dello stabile, che porta l'acqua dal contatore al rubinetto di casa, ricade sotto la responsabilità dell'amministratore di caseggiato, il quale deve garantire che in questo tratto la qualità dell'acqua fornita dall'acquedotto non subisca sostanziali modifiche e mantenga la potabilità (Art.2 comma1b). Attraverso un documento di "valutazione del rischio" vanno identificati i punti critici presenti nell'impianto idrico del condominio e stabilite le relative procedure per la manutenzione periodica e gli eventuali controlli dell'acqua erogata.

La stessa normativa definisce le acque destinate al consumo umano nei seguenti modi:
  • «Le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori».
  • «Le acque utilizzate in un'impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l'immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano la cui qualità non può avere conseguenze sulla salubrità del prodotto alimentare finale».
Occorre precisare che la normativa fa riferimento solo ad acque destinate al consumo umano, distinguendole dalle acque minerali naturali che sono sottoposte a un differente disciplinare legislativo. La normativa include invece parametri e limiti definiti per le acque potabili (non minerali) vendute in contenitori e bottiglie.

Il Decreto 31 regola, inoltre, la potabilità dell'acqua da bere: per essere definita potabile, l'acqua deve essere salubre e pulita, ovvero non deve contenere microrganismi né altre sostanze in concentrazioni tali da rappresentare un pericolo per la salute umana. Queste condizioni sono rigorosamente controllate da parte delle Asl, emanazione del Ministero della Salute, organo responsabile in materia. La normativa, inoltre, stabilisce i valori massimi delle sostanze che possono trovarsi disciolte nell'acqua e fornisce i parametri di sanitizzazione (utilizzo del cloro) in grado di garantire che l'acqua arrivi al punto d'uso priva di contaminazioni.
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